Esperto: “L’Appennino è in movimento e ancora oggi si sta formando. Sappiamo che ci sarà un prossimo terremoto”

Geologo: "L’Appennino è in movimento", "sappiamo che ci sarà un prossimo terremoto e dunque dobbiamo fare in modo che si costruisca bene"
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L’Appennino è in movimento e ancora oggi si sta formando. Dobbiamo abbassare il livello di paura attraverso la conoscenza. Noi sappiamo che ci sarà un prossimo terremoto e dunque dobbiamo fare in modo che si costruisca bene. Il Codice edilizio italiano fu presentato per la prima volta proprio a L’Aquila nel 1887 e già allora si dava un’indicazione precisa: non costruite nella parte occidentale della città. Il Codice edilizio dava delle indicazioni perfette dal punto di vista geologico. Ed invece il Piano Regolatore de L’Aquila è stato sviluppato nella parte occidentale della città ed esattamente dove non doveva essere. Così come il coronavirus, così come per i cambiamenti climatici, così come per i terremoti dobbiamo partire dalla conoscenza che è fondamentale per la sicurezza dei cittadini”: lo ha dichiarato Enrico Miccadei, geologo, docente dell’Università di Chieti, a margine della Convention Nazionale organizzata da ISPRA, Società Italiana di Geologia Ambientale e Società Geografica Italiana e svoltasi oggi a Roma, presso Palazzetto Mattei, sede della Società Geografica Italiana.

In Italia prevenzione insufficiente
Negli ultimi 2 anni c’è stato un forte aumento di consapevolezza che in Italia la prevenzione è insufficiente per tante ragioni. Le comunità dimenticano i terremoti passati – ha affermato Gianluca Valensise dell’INGV – e dunque con il tempo dimenticano che c’è un rischio sismico. Inoltre ci sono norme in contrasto fra loro. Ci sono intere porzioni di territorio come ad esempio quella adriatica, la costa romagnola e marchigiana che sono state addirittura declassificate dagli anni 50 agli anni 80 e dunque nel momento del massimo boom economico lì si costruiva senza norme sismiche. La zona adriatica è osservato speciale perché per tanti anni è stata considerata una zona tranquilla, ovviamente non sto dicendo che possa avere un terremoto domani ma è sicuramente una zona che può avere una sua sismicità con l’aggravante di essere stata edificata in buona misura in assenza di norme”.

Una ricerca sugli effetti ambientali del terremoto del 1908 è riuscita a ricostruire il quadro di quello che potrebbe nel caso di un nuovo terremoto
Abbiamo fatto una ricerca sugli effetti ambientali che furono indotti dal terremoto del 1908 in Sicilia ed in Calabria, e questi dati possono esserci molto utili perché possono rappresentare il quadro di quello che potrebbe accadere con un nuovo terremoto. Dalla ricerca condotta da noi – ha affermato Valerio Comerci dell’ISPRA – è emerso che molte zone lungo la costa messinese e calabrese si sono abbassate di decine di centimetri, come se fossero state richiamate verso il fondo dello Stretto e questo ha comportato notevoli danni alle infrastrutture ed alle persone. Ovviamente dovesse accadere oggi l’antropizzazione lungo quelle coste è maggiore rispetto a quell’epoca”.

Importante censire gli effetti al suolo avvenuti in passato
E’ importante censire gli effetti al suolo avvenuti in passato – ha dichiarato Stefania Nisio dell’ISPRA – per avere un’idea piu’ chiara della suscettibilità del territorio. Nelle carte di microzonazione sismica, ad esempio, non vengono riportate eventuali cavità e vuoti sotterranei che dovrebbero invece essere rappresentati. Sarebbe necessario uno studio specifico del territorio italiano in grado di salvaguardare alcuni centri abitati, poiché sono ancora poco chiari gli effetti della propagazione delle onde sismiche laddove vi sono vuoti sotterranei”.
Ispra ha il compito di raccogliere i dati geologici sul territorio, tra i quali quelli sulle faglie attive, le cavità sotterranee, le frane – ha ricordato Claudio Campobasso, Capo Dipartimento per il Servizio Geologico dell’ISPRA – impegno che vede da anni l’Istituto in prima fila nella salvaguardia del nostro Paese”.
In questi giorni in cui il Paese sta vivendo un’emergenza sanitaria con ricadute importanti anche dal punto di vista sociale ed economico, si sentono i rappresentanti del Governo e i Governatori regionali – ha concluso Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA) – continuamente invocare i pareri degli esperti, i pareri scientifici sulla base dei quali effettuare le proprie scelte politiche; è una delle rarissime volte che accade. L’auspicio è che questo stile di buona politica continui anche in altri settori come la prevenzione del rischio sismico. Non dobbiamo dimenticare che nei primi 150 anni dall’unità d’Italia il nostro Paese è stato colpito da ben 36 terremoti disastrosi che hanno causato oltre 150.000 vittime e hanno danneggiato gravemente oltre 1.600 località, incluse città come Rimini, L’Aquila, Avellino, Potenza, Cosenza, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Messina. Solo negli ultimi 50 anni il costo delle ricostruzioni è stato stimato in almeno tre miliardi di euro all’anno. Senza calcolare il terremoto che colpì l’Italia Centrale nel 2016. La nuova carta della pericolosità sismica, che è pronta e va quanto prima licenziata, potrebbe essere la base per ripensare le priorità del Sisma bonus, dando così efficacia agli Istituti che si sono impegnati all’aggiornamento della stessa. Se non sono individuate le priorità per l’adeguamento sismico degli edifici, si rischia di consumare le risorse disponibili per adeguare edifici in aree con una pericolosità più bassa rispetto ad altre aree dove l’adeguamento è prioritario; in aree dove la disponibilità economica dei proprietari è maggiore rispetto ad altre realtà del Paese, cioè in aree più ricche ma con edificato meno vulnerabile”.

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