Coronavirus, il ginecologo: “Test del sangue a tutte le donne in gravidanza”

"Un nuovo test sierologico, utilizzato per altre malattie infettive, svela se il paziente ha già sviluppato gli anticorpi per difendersi dall'agente patogeno"
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“Test del sangue a tutte le donne in gravidanza”. A proporlo è Claudio Giorlandino, ginecologo, direttore sanitario Gruppo sanitario Altamedica e direttore generale dell’Italian College of Fetal Maternal Medicine. “Un nuovo test sierologico, utilizzato per altre malattie infettive, svela se il paziente ha già sviluppato gli anticorpi per difendersi dall’agente patogeno. L’accuratezza (IgG 95%-IgM 92%), specificità (99%) e sensibilità (95%) sono estremamente alte: il test – spiega l’esperto –attraverso un semplice prelievo di sangue individua la patologia e gli anticorpi alla base della difesa immunologica. Ed è un ausilio importante perché rispetto al tampone consente di capire se si ha avuto la malattia o se si è già guariti, quindi quando essere più attenti per non contrarre il virus o contagiare altri”.

L’invito a sottoporre al test del sangue tutte le donne in gravidanza è supportato dallo studio condotto nel centro Altamedica di Roma – presentato sull”American journal of infectious disease’ – basato sull’azione del test sierologico che individua le modalità di difesa dell’organismo dall’infezione. “Bisogna assolutamente chiarire – spiega Giorlandino – che l’interesse per questo studio nasce dal fatto che noi ginecologi abbiamo bisogno di indagare con attenzione e scrupolo lo stato di salute della gestante e, come eseguiamo di routine, i test sierologici per rosolia, toxoplasmosi e citomegalovirus, ci mancherebbe che non ci prema di conoscere, lo stato anticorpale delle difese delle donne nei confronti del Covid-19″.

Lo studio però non è stato compiuto solo su soggetti in gravidanza? “Non sarebbe stato possibile – assicura il ginecologo – ma ciò che ci interessa, la dinamica infezione-trasmissione-difesa prescinde dallo stato di gravidanza, che sappiamo essere in un certo senso già privilegiato in termini di resistenza all’infezione. Le informazioni assunte rivestono carattere generale. Esistono diverse fasi dell’infezione – prosegue l’esperto – Nella fase dell’esposizione gli anticorpi sono assenti, il tampone è ancora inizialmente negativo e il soggetto non è infettivo. Durante l’incubazione gli anticorpi sono assenti, ma il tampone nasofaringeo comincia a essere talvolta già positivo e, in quei casi, si diviene contagiosi. Anche nella fase prodromica gli anticorpi sono assenti ma il tampone è frequentemente positivo e il soggetto inizia ad essere infettivo”.

“Nello stadio di malattia clinica o subclinica – continua Giorlandino – si rileva la presenza di anticorpi IgM, il tampone è positivo e il soggetto fortemente infettivo. In fase di regressione sono presenti anticorpi IgG e IgM, il tampone può essere ancora positivo e il soggetto poco infettivo. In fase di convalescenza l’organismo torna in stato di salute con presenza di anticorpi IgG e una coda di IgM. Il tampone è negativo e il paziente progressivamente non più contagioso. Come si vede la ricerca degli anticorpi è quindi positiva diversi giorni, circa 10-15 giorni dopo l’infezione, mentre il tampone nasofaringeo, se ben eseguito, giunge prima a diagnosticare l’infezione”.

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