Coronavirus: il Koch Institut spiega perché in Germania si registrano pochi morti, ma i conti non tornano

Esperto: ancora "non è possibile fare dichiarazioni su quando in Germania si potranno tornare ad allentare le restrizioni" perché l'epidemia "resterà sicuramente ancora diverse settimane"
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In Germania abbiamo relativamente poche vittime in parte perché sin dall’inizio abbiamo fatto eseguito molti test” per individuare i positivi: lo ha affermato Lothar Wieler, il presidente del Robert Koch Institut, il maggiore centro epidemiologico tedesco. “Fin dall’inizio in Germania ci sono fatti test su scala molto ampia, e sono stati scoperti anche i casi leggeri. Lo dimostra anche il fatto che solo il 40% ha la febbre“. “Finora non molti anziani si sono ammalati“.
L’età media dei contagiati è 45 anni, mentre l’età media delle vittime è 81 anni.
Secondo l’esperto “fondamentalmente bisogna eseguire i test solo su persone con i sintomi“, cosa che giova anche alle risorse di laboratorio. “Chi mostra solo lievi segni dei una malattia, è bene che rimanga a casa“, afferma il presidente del Robert Koch Institut, che ribadisce che “siamo solo all’inizio dell’epidemia“: “Ovviamente il numero dei casi di decesso aumenterà“.

Wieler precisa che ancora “non è possibile fare dichiarazioni su quando in Germania si potranno tornare ad allentare le restrizioni” decise dal governo e dai Laender, perché l’epidemia “resterà sicuramente ancora diverse settimane” nel Paese.

Secondo i dati del Koch Institut, il numero dei contagi è aumentato a oltre 31mila: 4100 più del giorno precedente.
Il numero delle vittime è 149: sono 36 in più rispetto a ieri.

Ben più alto invece il conteggio della Zeit online, che incrocia i dati del Koch Institut con quelli delle autorità sanitarie locali: i contagi sarebbero oltre 35mila, mentre il bilancio delle vittime sarebbe 186.

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