La verità nascosta sulle condizioni di Boris Johnson: il Coronavirus potrebbe aprire in Gran Bretagna la crisi peggiore degli ultimi tempi

In Gran Bretagna il popolo è in preda al panico e il Governo nel caos: il Coronavirus ha colpito Boris Johnson e potrebbe mandare in crisi tutto il Paese
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Boris Johnson non sta bene. E forse il suo quadro clinico è più grave di quanto si voglia fare credere. Ma perché ci sono dubbi sulle sue reali condizioni di salute? Per capirlo è necessario fare un po’ d’ordine nei fatti e capire come funziona l’ordinamento politico britannico. Meno di 24 ore fa il premier britannico è stato trasferito in terapia intensiva e nonostante le rassicurazioni di Downing Street mille interrogativi si levano da una opinione pubblica in preda al panico e un Governo nel caos. La stampa inglese parla del Ministro degli Esteri, Dominic Raab, al quale Johnson avrebbe delegati alcuni dei suoi poteri politici. Ma Raab sembra essere incerto, indeciso su tutto, non supportato da un esecutivo più diviso che mai. Lui dovrebbe amministrare gli affari correnti, ma purtroppo le condizioni interne e internazionali non sono mai state così lontane da poter essere considerati normale amministrazione.

Boris JohnsonIl Coronavirus sta flagellando il Regno con quasi 900 decessi solo nell’ultimo giorno. E lunedì termina il periodo di lockdown inizialmente indicato dal Primo Ministro. La domanda sulla bocca di tutti è chi possa assumere oggi la decisione di prolungare, come tutti si aspettano, la ‘chiusura’ del Paese o addirittura nuove misure ancora più restrittive. Il gabinetto è tutt’altro che concorde, anzi, sembra che proceda in totale ordine sparso. Senza la leadership, per quanto controversa, di Boris Johnson nessuno dei ministri sembra avere la taratura necessaria né l’appoggio dovuto.

Ma non basta per descrivere l’attuale situazione nel Regno Unito, dove non c’è nemmeno una Costituzione che preveda meccanismi automatici di supplenza alla premiership. Tutto il castello si basa su convenzioni. Raab ha ricevuto incarico direttamente dal legittimo titolare, prima che questo venisse blindato in isolamento al Thomas Hospital di Londra. La sua autorità, però, anche in termini di legge, traballa. Decisioni di rilievo avrebbero comunque bisogno di avere un carattere collegiale. Il capo di gabinetto Michael Gove ha cercato di spegnere sul nascere i timori su una possibile paralisi: “Mr Raab is in charge”, ha dichiarato, salvo poi aggiungere che il Gabinetto resta il supremo organo decisionale. Ma anche Gove, poco dopo, si è dovuto mettere in quarantena in seguito al contagio di un familiare.

Normalmente in Inghilterra ogni Primo Ministro scrive le sue istruzioni in caso di vacuum di potere sotto attacco nemico, ma quelle di Johnson possono essere messe in pratica oggi? Se Johnson dovesse, come purtroppo probabile, assentarsi per troppo tempo dal suo posto di comando si porrà il dilemma di come sostituirlo. Sarebbe in questo caso l’Esecutivo stesso, ma c’è chi sostiene il Gruppo Conservatore, ad indicare un premier ad interim che dovrebbe recarsi dalla Regina per ricevere formalmente l’incarico.

Detto questo, è facilmente intuibile perché le condizioni di Boris Johnson potrebbero non essere quelle che ci raccontano. Non è assistito da un ventilatore, dicono, ma riceve ossigeno. Se il premier britannico fosse assistito da ventilatore sarebbe incosciente e questo scatenerebbe un ulteriore caos, perché si renderebbe necessario individuare un sostituto.

Boris JohnsonSecondo Michael Gove il premier  è seguito attentamente. “È in terapia intensiva, è curato dal suo team medico, riceve le cure migliori dallo staff dell’ospedale St Thomas. Le nostre speranze e preghiere sono con lui e con la famiglia“, ha detto Gove alla Bbc. “Speriamo tutti che possa essere rimesso in salute il più rapidamente possibile e questo è tutto ciò a cui stiamo pensando in questo momento”. Gove ha dichiarato anche di non essere al corrente di diagnosi di polmonite o segni di peggioramento: “Johnson è in buone condizioni e pieno di vita”. E questo lo ha detto prima di entrare egli stesso in quarantena, come abbiamo già detto. Il premier era stato ricoverato domenica dopo dieci giorni di autoisolamento a Downing Street. Dunque si è trascinato dietro la malattia, nella speranza di una guarigione tempestiva. Johnson aveva accolto le notizie sull’epidemia con tranquillità, andando negli ospedali a “stringere le mani a tutti”.

I dubbi, però, sono tanti. L’urgenza con cui è stato condotto in ospedale non collima con il tipo di terapia e di gravità descritta. C’è qualcosa che non va, e se questo qualcosa fosse il peggiore che possiamo immaginare, si aprirebbe per la Gran Bretagna la crisi più grave degli ultimi tempi, nel momento più grave degli ultimi tempi.

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