“Questa pandemia è arrivata all’improvviso: ai primi di gennaio si parlava di un virus misterioso in Cina, e anche l’Organizzazione mondiale della sanità all’inizio sollevava dubbi sul passaggio da uomo a uomo. Ma i cluster di polmoniti avrebbero potuto dirci qualcosa. Come evitare che il ‘cigno nero’ si ripresenti? La risposta è nella Medical intelligence, un sistema hi-tech in grado di identificare e mettere in luce l’emergere o ri-emergere di virus a partire dall’analisi delle conversazioni sui social o delle chiamate al 118 con parole chiave come febbre alta, tosse secca, dispnea“: lo ha spiegato all’Adnkronos Salute Andrea Melegari, senior vice president di Expert System, società italiana specializzata in intelligenza artificiale e tecnologie di elaborazione e analisi dei testi.
“L’intelligenza artificiale e le tecnologie possono aiutarci. Ne siamo così convinti da aver presentato un progetto anche alla call del ministero dell’Innovazione e a quella dell’Unione europea“.
“Anziché tracciare le persone, con la Medical intelligence si setacciano i social media, ma volendo anche i report dei medici di base e le cartelle sanitarie elettroniche” a caccia di “spie” della circolazione del virus.
“Il sistema cerca parole ‘chiave’ che indichino l’emergere degli stessi sintomi in uno stesso luogo e in uno stesso tempo. Una somma di ‘indicatori deboli’ che però presi insieme diventano forti indizi. Ma che poi vanno verificati sul campo, da specialisti in carne e ossa. Perché l’intelligenza artificiale può fare molto, ma non sostituisce l’essere umano“.
“Si tratterebbe di informazioni non strutturate, ma spetta all’autorità la decisione di ricorrere a questa forma di intelligence“.