Coronavirus, esperto: “La vera sfida è farsi trovare in caso di una seconda ondata di contagi”

Coronavirus, Richeldi: "La vera sfida è riuscire a farsi trovare pronti dovesse arrivare una seconda ondata. Ci consentirebbe di ridurre al minimo i danni"
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Il prof. Luca Richeldi, direttore dell’unità di pneuomologia al Policlinico Gemelli di Roma e componente del comitato tecnico-scientifico, è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte e trenta alle sei del matino.
Sul momento che stiamo attraversando: “Siamo in una fase di contenimento per cui vediamo giorno per giorno calare il numero dei nuovi contagi e in maniera molto rassicurante diminuire il numero dei decessi e degli accessi alle terapie intensive. Abbassare la guardia potrebbe essere molto pericoloso. Gli epidemiologi lo ripetono spesso, le epidemie hanno andamenti caratterizzati da ondate. La vera sfida è riuscire a farsi trovare pronti dovesse arrivare una seconda ondata. Ci consentirebbe di ridurre al minimo i danni. Certamente questa Pasqua e Pasquetta non saranno come le altre“.
Date legate a eventuali riaperture: “Mettere delle date è una cosa in parte impropria e in parte pericolosa. Noi stiamo contenendo la diffusione del virus ma non abbiamo fatto né per eliminarlo, perché non ci sono farmaci di comprovata efficacia, né per prevenirne la diffusione, visto che non c’è un vaccino. Dare una data, soprattutto a breve, può ingenerare dei falsi messaggi. Questa è una battaglia ancora lunga“.
Sui dispositivi diagnostici: “I dispositivi diagnostici devono essere adeguati, affidabili e precisi. Saranno uno strumento in più per affinare le nostre conoscenze sulla circolazione del virus. E’ un virus nuovo, che quattro mesi fa non era neanche nei libri di virologia. Di conseguenza non solo i farmaci, anche i test sono nuovi. Devono essere affidabili. Se dovessero darci false stime, costruiremmo delle misure che rischierebbero di essere sbagliate. Questi test sulla misura degli anticorpi non sono ancora stati validati. Il giorno in cui li avremo ci daranno ulteriori informazioni per essere più aggiornati sulle nostre decisioni“.
Capitolo mascherine: “C’è una grossa confusione sulle mascherine. Comprensibile e giustificata entro certi limiti, visto che siamo davanti a una malattia nuova. Anche se certe declaratorie di mascherine per tutti potrebbero essere più caute. L’OMS da indicazioni molto ragionate. Cerchiamo in primis di non fare mancare le mascherine a chi certamente non ne può fare a meno. Quindi operatori sanitari, pazienti sensibili, persone con test positivo. A quelle non devo mancare. Se poi ci fossero mascherine a sufficienza e la popolazione fosse disponibile ad utilizzarle le mascherine non hanno controindicazioni. Tranne quella, a cui bisogna stare attenti, di potere in alcune persone generare un falso senso di sicurezza. Ricordiamoci che il distanziamento sociale e l’igiene delle mani sono le due misure sicuramente più efficaci. Se a questo uno aggiunge la mascherina male non fa. Ma una persona che porta la mascherina senza attuare il distanziamento sociale certamente non fa qualcosa di ben fatto“.
A proposito della possibilità di ripartenza diversa regione per regione: “Non credo sia una ipotesi plausibile. Le zone che hanno avuto più contagi e quelle che hanno avuto meno contagi hanno comunque lo stesso problema. Anche le zone che hanno avuto molti contagi ne hanno avuti pochi per un certo periodo. Dobbiamo stare attenti a pensare che il fatto che ci siano pochi casi in alcune zone ci dia un falso senso di sicurezza. Il nostro Governo ha deciso la chiusura delle scuole sul territorio nazionale che valeva anche per regioni in cui c’erano stati zero casi. Questo ha salvato diverse regioni. Misure differenziate non credo abbiano un gran senso. Le misure dovrebbero essere non solo su base nazionale ma anche su base continentale“.
Su cosa non ha funzionato: “Secondo me da questa emergenza avremo da imparare, non c’è dubbio. Sarà importante farlo. Fare adesso delle analisi di cosa non abbia funzionato è prematuro e inutile. Però dagli errori bisogna imparare. Errori che sono stati inevitabili. Certamente in una eventuale seconda ondata saremo più preparati della prima“.

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