In riferimento alle ipotesi di riapertura in Italia dopo il lockdown “forse sarebbe opportuno in qualche regione differenziare per area geografica. Prima però bisogna avere il coraggio di predisporre indagini serie senza ‘spettare Godot“: lo ha dichiarato al “Fatto Quotidiano” Massimo Galli ordinario alla Statale e infettivologo al Sacco di Milano.
L’esperto punterebbe sui “test rapidi: se non aspettiamo altro tempo a ordinarli sono disponibili subito e costano 5 euro, al massimo 10. I test Elisa o Clia costano 5 volte tanto e non sono ancora a disposizione. Bisogna dire basta a questo atteggiamento di discredito immotivato in generale del test rapido. Bisogna distinguere e non fare proposte insostenibili dal punto di vista economico e dei tempi. Il bando del Commissario prevede solo il test dell’anticorpo IgG, quello che si sviluppa più avanti. Non quello dell’IgM che insorge all’inizio dell’infezione“.
Non avrebbe più senso cercare anche l’IgM per scoprire qualche asintomatico? “Certo che avrebbe senso. Così si cerca solo chi ha già avuto nel passato l’infezione. Però le devo dire anche che la ricerca dell’IgM è il punto debole dei kit rapidi. Funzionano molto meglio sulle IgG. Io ritengo si debbano usare più test: il kit rapido su larga scala e poi i tamponi e il prelievo venoso ai positivi al kit. Se devo abbattere un muro e non ho ancora il martello pneumatico comincio con il piccone, dopo avere accertato che abbia il manico e la punta, non aspetto il meglio che è nemico del bene“.
“Qui stiamo parlando di riaprire il 4 maggio, una data a gravissimo rischio che lo diventa dieci volte di più se non mettiamo in campo misure su base aziendale. Lo dice un medico pubblico“. Per Galli “il 4 maggio è troppo presto“. In alcune regioni comunque “possiamo non allontanarci di molto dalla data del 4 maggio. Non in altre“. Però “dopo un periodo lungo di chiusura in casa se ti organizzi in modo da far rientrare le persone in sicurezza, scaglionando per fasce d’età, orari, applicando il distanziamento con mascherine e guanti, se riusciamo a programmare insomma si può parlare di riapertura“.