Coronavirus, fase 2: parte la sperimentazione per verificare le misure di distanziamento sociale sui mezzi pubblici [FOTO]

Parte la sperimentazione congiunta di UniGe e AMT per valutare le misure di contenimento previste durante la cosiddetta Fase 2 di gestione dell'emergenza coronavirus
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MeteoWeb

Il DCCI – Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Genova – e AMT Genova annunciano di aver iniziato le verifiche del protocollo sperimentale per la misurazione dei dati relativi alle distanze di sicurezza da adottare sul sistema di mobilità metropolitana.

La finalità del protocollo, elaborato e ideato dal team interdisciplinare costituito dal prof. Maurizio Ferretti, dalla dott.ssa Valentina Caratto e dal dott. Stefano Alberti del DCCI – Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale, in collaborazione con il prof. Paolo Pelosi e il dott. Lorenzo Ball del DISC – Dipartimento di Scienze Chirurgiche e Diagnostiche Integrate, è quella di valutare le misure di contenimento previste durante la cosiddetta Fase 2 di gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Una prima fase di sperimentazione, iniziata il 2 aprile, è stata condotta nei laboratori dell’Università di Genova dal team congiunto DCCI e DISC; a partire dal 22 aprile, l’esperimento è stato condotto in collaborazione con AMT, per verificare i dati registrati in laboratorio. Lo studio, infatti, ha lo scopo di registrare, a parità di condizioni sperimentali, il grado di efficacia dell’uso o meno di una copertura naso-bocca in spazi chiusi e fortemente circoscritti, in cui non sempre è possibile mantenere il metro di distanza interpersonale attualmente richiesto.

Nelle prossime settimane sono previsti ulteriori test sui mezzi AMT, al fine di ampliare i dati raccolti, anche sotto il profilo delle diverse condizioni di ventilazione. La procedura sperimentale per la raccolta puntuale dei dati circa il distanziamento sociale sui mezzi pubblici si basa sul protocollo interno sviluppato dai dipartimenti DCCI e DISC dell’Università di Genova: lo studio che ha condotto alla definizione del protocollo, e alla sua sperimentazione, rappresenta il primo nel suo genere ed è attualmente in fase di sottomissione per la pubblicazione su una rivista internazionale.

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