Putin tossisce a inizio vertice, Cremlino: sta bene A fine marzo ha stretto la mano a un medico poi risultato positivo
Un colpo di tosse, poi un altro: Vladimir Putin ha faticato ad avviare il suo discorso al vertice in videoconferenza dell’Unione Economica Eurasiatica, poi ha ripreso il filo e tutto ok. Ma in tempi di coronavirus è bastato per far scattare l’allarme e il suo portavoce, Dmitri Peskov, ha dovuto precisare che “va tutto bene“, nessuna novità nello stato di salute del presidente, “lo si capisce dalla sua agenda lavorativa”. Il presidente, ha aggiunto il portavoce, “ha appena terminato una riunione su questioni economiche”. Il 24 marzo scorso Putin ha visitato l’ospedale di Kommunarka, fuori Mosca, dove vengono curati i pazienti contagiati dal coronavirus e qualche giorno dopo è emerso che Denis Protsenko, il primario che l’ha accompagnato – e gli ha stretto la mano – è risultato positivo al Covid-19.
In Croazia 1.704 contagi e 31 vittime
In Croazia nelle ultime 24 ore il coronavirus ha causato sei nuove vittime, il numero giornaliero piu’ alto nelle ultime due settimane. Lo ha riferito l’Unita’ di crisi della Protezione civile. I deceduti avevano tra i sessanta e i novant’anni d’eta’, e tutti soffrivano di altre gravi malattie croniche. La crescita dei nuovi casi positivi al Covid-19 rimane contenuta e lineare, con 54 nuovi contagiati da ieri, con il totale che ha raggiunto 1.704, inclusi i circa 400 guariti. La maggior parte dei contagiati, poco piu’ di novecento, sono in convalescenza a casa, in quarantena domiciliare, mentre circa 300 sono ricoverati negli ospedali. I casi critici, che necessitano di respirazione artificiale, sono 34. Il ministro della Sanita’, Vili Beros, ha detto che dalla settimana prossima si iniziera’ a valutare se, quando e quali delle misure restrittive allentare. Il Paese e’ in quarantena quasi totale da quattro settimane. E’ permesso uscire in gruppi di massimo cinque persone che devono tenere la distanza di un metro. Sono chiuse tutte le attivita’ non essenziali ed e’ proibito lasciare il comune di residenza se non con permesso speciale per ragioni di lavoro o mediche.
Cina, 89 nuovi casi e nessun decesso
La Cina ha registrato ieri 89 nuovi casi di infezione da Covid-19, di cui 86 importati e 3 di origine interna, tutti riconducibili al Guangdong. Secondo i dati della Commissione sanitaria nazionale (Nhc), che escludono ulteriori decessi, i contagi importati sono saliti a 1.464, con 559 persone dimesse dagli ospedali dopo il pieno recupero, 905 ancora sotto trattamento e 37 in gravi condizioni. Nel complesso, le infezioni hanno raggiunto quota 82.249, di cui 1.170 ancora in cura, 3.341 decessi e 77.738 guarite. Sempre in merito alla giornata di ieri, i nuovi asintomatici sono risultati 54, tra cui 5 importati. Un totale di 67 casi di ‘contagiati silenti’, di cui 66 provenienti dall’estero, sono stati riclassificati come infezioni a tutti gli effetti. In totale, i casi sono pari a 1.005, comprensivi di 237 importati, e sono tutti sotto osservazione medica.
In Giappone Abe perde colpi: lento e insensibile
La reazione giapponese al rischio prodotto dalla pandemia COVID-19 è al centro, in queste ore, di polemiche e la presa di Shinzo Abe sul Sol levante non sembra più tanto solida quanto lo è stata dal 2012 a oggi. Il governo nipponico non appare, insomma, molto in salute. E, a dare una plastica immagine dei problemi che Abe rischia di trovarsi di fronte, è stato oggi il portavoce dell’esecutivo Yoshihide Suga, che è si è presentato nella conferenza stampa del mattino con la maschera e tossendo in maniera abbastanza evidente. Il governo nipponico sembra aver reagito in forte ritardo rispetto all’epidemia. Probabilmente sperava ancora di salvare le Olimpiadi di quest’anno, ma i tempi delle decisioni sono apparsi assai dilatati e, quando una reazione è stata messa in campo, è stata lasca, e ha portato Abe nel mirino dei suoi principali rivali. A partire dalla governatrice di Tokyo Yuriko Koike, la quale non ha mancato occasione per smarcarsi e dare l’impressione di un maggior decisionismo rispetto al capo del governo.
Solo una settimana fa, dopo che il numero dei contagi a Tokyo e in diverse aree del Giappone cominciava a crescere, il governo ha deciso di mettere in pratica le disposizioni della nuova legge sulle emergenza, ma esclusivamente nella capitale, a Osaka e in altre cinque prefetture. E per un mese. Al di là della chiusura di diverse attività, il governo ha chiesto ai cittadini di restare a casa e, laddove possibile, fare smart working. Ma, appunto, ha “chiesto” e non “imposto”. Non ci sono obblighi e il governo si è dovuto affidare, anche alla luce di una cornice normativa poco orientata a imporre i rigori della legge, alla consueta arrendevolezza dei giapponesi di fronte alle richieste dell’autorità.
Ha funzionato, finora, questa scommessa? Il target di distanziamento sociale che il governo si è fissato è che i contatti tra i cittadini dovessero diminuire “tra il 70 e l’80 per cento”, perché secondo la commissione tecnica che affianca il governo nipponico con un taglio delle relazioni di quella portata in un mese il Sol levante dovrebbe essere libero da COVID-19. Nella prima settimana, a quanto scrive oggi il sito internet del giornale Asahi shimbun, questo obiettivo non è ancora stato raggiunto. “Chiediamo alla popolazione ancora un po’ di collaborazione”, ha detto Suga nella sua difficile conferenza stampa. Intanto il numero dei contagiati continua a gonfiarsi, pur rimanendo ancora ben lontani dai ritmi di infezione che vengono registrati in Europa. Oggi le autorità nipponiche hanno dato conto di 476 nuovi contagi, di cui 161 nella sola Tokyo. In tutto i contagiati in Giappone sono finora 8.167, a cui però dovrebbero essere aggiunti altri 712 collegati alla vicenda della nave da crociera Diamond Princess che potrerebbero il totale a 8.879. Di questi, 2.319 sono a Tokyo, che è anche il più grande conglomerato urbano al mondo.
Pakistan prolunga per due settimane lockdown
Il primo ministro pachistano Imran Khan ha annunciato oggi l’estensione per due settimane del lockdown in vigore dalla terza settimana di marzo, ma con la riapertura di alcune attivita’ giudicate a basso rischio di contagio, quali industrie chimiche e manifatturiere e aziende per lo sviluppo di software e programmazione. Parlando con i giornalisti dopo una riunione del Comitato per il coordinamento nazionale contro il coronavirus, il premier ha affermato che le misure restrittive fin qui applicate hanno permesso di ridurre del 30 per cento il numero dei contagi previsti in un primo momento e di quasi il 50 per cento quello delle vittime. Il Pakistan ha registrato ad oggi 5.782 contagi e 100 decessi a causa del Covid-19.
In Gran Bretagna altri 778 decessi, il totale supera i 12 mila
Nel Regno Unito sono stati registrati nelle ultime 24 ore altri 778 decessi da coronavirus, portando il totale a 12.107. Lo hanno riferito le autorità sanitarie britanniche. Il conteggio delle vittime fa riferimento unicamente ai decessi avvenuti negli ospedali.
In Ucraina 3.372 casi accertati, 98 morti
I casi accertati di coronavirus in Ucraina sono saliti a 3.372, di cui 270 registrati nelle ultime 24 ore. I morti sono in totale 98, mentre 119 pazienti sono guariti. Lo riferisce il ministero della Salute di Kiev, ripreso dall’agenzia Interfax.
Israele, Lockdown per fine Pasqua Ebraica
Migliaia di soldati e poliziotti sono stati dispiegati in Israele per garantire il rispetto del lockdown rinforzato che scatta alle 17, ora locale, in occasione della fine di Pesach, la Pasqua ebraica, in modo da evitare la diffusione del contagio da coronavirus durante la ricorrenza religiosa. Fino alle cinque del mattino di giovedì nessuno potrà allontanarsi più di cento metri da casa, né saranno possibili spostamenti fra diverse città. Tutti i negozi saranno chiusi e i trasporti pubblici interrotti. Intanto le autorità stanno valutando se fare altrettanto fra il 27 e il 29 aprile, in occasione della Festa dei caduti e la Festa dell’Indipendenza. In particolare si vuole evitare che il pubblico affolli i cimiteri il 27 quando si ricordano i soldati morti e le vittime del terrorismo.