Le case di riposo continuano a preoccupare. A Lodi una cinquantina di anziani sono morti in poco più di un mese su 260 ospiti. Numeri drammatici. “Da qualche giorno a Lodi la situazione si è aggravata, è da bollino rosso– spiega all’Adnkronos Francesco Milanesi, consigliere comunale del gruppo Lodi Civica -. Nella casa di riposo di Fondazione Santa Chiara, fino a metà marzo ci sono stati 38 morti contro 4 dell’anno scorso, non si sa se sono morti con o per coronavirus perché l’Ats di Regione Lombardia continua a non dare il via libera per fare i tamponi“. La richiesta è stata avanzata sia dalla Fondazione Santa Chiara sia dai consiglieri comunali di Lodi. I vertici, a inizio marzo, hanno bloccato gli ingressi dei parenti. Dapprima contingentandoli, solo un’ora al giorno a un solo parente, poi hanno chiuso tutto. Ma i decessi sono continuati. Il quadro è drammatico, e ad oggi, primo aprile, parla di una cinquantina di decessi.
“Noi consiglieri comunali di minoranza, insieme alla Fondazione, abbiamo scritto al prefetto Marcello Cardona la settimana scorsa – spiega Milanesi – dicendogli che stanno morendo tanti anziani, a nessuno è stato fatto il tampone e nessuno dei dipendenti che lavorano nella struttura ha la possibilità di fare il tampone. Il prefetto ha scritto subito all’Ats ma in 10 giorni non si è mosso assolutamente nulla. Il sindaco anche l’altro giorno ha continuato a dire che tramite il rappresentate dei sindaci presso l’Ats è stato chiesto un sollecito ma non è stato dato via ancora alcun via libera“. Il rischio per i 260 ospiti e chi li assiste è altissimo.
“Il direttore sanitario – sottolinea il consigliere lodigiano – fortunatamente si è attivato per dividere i pazienti sintomatici dagli altri ma non è detto che se un ospite è sintomatico non abbia il virus. Infermieri e operatori non hanno fatto i tamponi, solo se superano 37,5 di febbre tornano a casa e si mettono in quarantena. Il ministero della Sanità ha detto che i tamponi devono essere fatti agli operatori sanitari e non si capisce perché Ats non sblocchi la situazione. Siamo al limite, non c’è più tempo, serve subito fare i tamponi“. La preoccupazione è molta anche tra i familiari degli ospiti della struttura: “Sono preoccupatissimi, il clima è teso – rimarca Milanesi – ci chiamano continuamente per chiederci notizie sui loro cari. Io ho già fatto appello tramite il nostro rappresentante dei sindaci, se si muove il sindaco di Lodi ha un peso. La situazione è abbastanza preoccupante, è una bomba che rischia di esplodere, se non si riescono a fare i tamponi almeno al personale e ai sintomatici”.