La curva dell’epidemia di coronavirus in Italia è in lenta discesa. Gli ultimi dati mostrano un lieve aumento dei malati e dei decessi, mentre si riducono i ricoveri e i pazienti nelle strutture di terapia intensiva. Numeri che potrebbero dipendere da fluttuazioni, ma indicano con chiarezza che “siamo in una situazione che migliora molto lentamente“, ha osservato il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma. “Non si vede una decrescita drammaticamente marcata – ha osservato – e il fatto che si continuino a registrare nuovi casi positivi dipende dal fatto che ci sono molte persone positive non trovate finora”. Inoltre “continuiamo a vedere casi gravi, come sapevamo che sarebbe accaduto sulla base dell’esperienza della Cina”.
A livello delle singole regioni si conferma un quadro disomogeneo, con una leggera crescita in Lombardia. “Le buone notizie sono che non si vedono esplosioni di nuovi focolai e che il Sud tiene“, ha aggiunto l’esperto. Certamente, ha aggiunto, “i dati di oggi fanno pensare”. La preoccupazione riguarda la fase 2 e la sua organizzazione: “il problema è come si riaprirà perché – ha osservato Marinari – se tutto torna come era tre mesi fa, nel giro di pochi giorni potremmo essere al collasso“. Certamente “è impensabile non riaprire niente, ma è necessario mettere molta energia nell’organizzare la fase 2, trovando il modo più opportuno. Bisognerà riaprire con molta attenzione, continuare a tenere le distanze e organizzarsi in modo da poter intervenire rapidamente e in maniera forte in caso di focolai”.