“Non è questo il tempo delle divisioni”. Quello di Papa Francesco, in piena fase di emergenza per il coronavirus, non è un mero ‘ritornello buonista’ ma un avvertimento, un monito, un allarme, lanciati a tutto il mondo e soprattutto alle regioni dove continuano a registrarsi guerre, conflitti, lotte intestine, violenze. Il Pontefice auspica che “Cristo nostra pace illumini quanti hanno responsabilità nei conflitti, perché abbiano il coraggio di aderire all’appello per un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo. Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbe essere usati per curare le persone e salvare vite”.
Al contrario, sottolinea il Papa, “sia invece il tempo in cui porre finalmente termine alla lunga guerra che ha insanguinato la Siria, al conflitto in Yemen e alle tensioni in Iraq, come pure in Libano. Sia questo il tempo in cui Israeliani e Palestinesi riprendano il dialogo, per trovare una soluzione stabile e duratura che permetta ad entrambi di vivere in pace. Cessino le sofferenze della popolazione che vive nelle regioni orientali dell’Ucraina. Si ponga fine agli attacchi terroristici perpetrati contro tante persone innocenti in diversi Paesi dell’Africa”.
E ancora, invoca il Pontefice, “non è questo il tempo della dimenticanza. La crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone”, chiedendo “vicinanza alle popolazioni in Asia e in Africa che stanno attraversando gravi crisi umanitarie, come in Mozambico”.
Il suo pensiero va anche “alle tante persone rifugiate e sfollate, a causa di guerre, siccità e carestia; ai tanti migranti e rifugiati, molti dei quali sono bambini, che vivono in condizioni insopportabili, specialmente in Libia e al confine tra Grecia e Turchia e nell’isola di Lesbo; al Venezuela affinché giunga a soluzioni concrete e immediate, volte a consentire l’aiuto internazionale alla popolazione che soffre a causa della grave congiuntura politica, socio-economica e sanitaria”.