Suo “nonno non è stato il portatore del virus in Val Seriana” perché “non usciva di casa da mesi e nessuno di noi ha fatto viaggi o avuto contatti con l’estero” ma semmai “l’ha preso in ospedale ad Alzano Lombardo”. Chi parla è la nipote di Ernesto Ravelli, l’83enne di Villa di Serio prima vittima dell’epidemia in provincia di Bergamo.
La donna, in una intervista a ValserianaNews a nome di tutta la famiglia, ha raccontato la storia del nonno poi morto il 23 febbraio all’ospedale Papa Giovanni XIII per arrivare a concludere che è stato contagiato quando e’ stato ricoverato nella struttura ospedaliera, il Pesenti-Fenaroli, ora finita nel mirino della magistratura.
“Lui è stato ricoverato dal 5 al 19 febbraio nel reparto di Medicina, con passaggio al Pronto Soccorso – spiega la nipote dell’anziano -. Era ricoverato per un’emorragia interna da cui si stava riprendendo. Io stessa il 13 l’avevo visto in buone condizioni. E’ stato poi dimesso il 19 con una brutta tosse, in ospedale non si reggeva in piedi e vomitava schiuma bianca, ma è stato rimandato a casa”.
Ma le sue condizioni si aggravano ben presto e così “sabato 22 un’ambulanza l’ha riportato ad Alzano Lombardo. Di nuovo: Pronto Soccorso e questa volta reparto di Chirurgia perché in Medicina non c’era posto. Quella sera gli fanno il tampone per il Covid-19 a cui la domenica risulta positivo. Da li’ alle 23 circa è stato trasferito a Bergamo dov’e’ morto decretando il triste primato di essere la prima vittima da Coronavirus nella nostra Provincia“.
“Noi non puntiamo il dito contro nessuno – sottolinea la nipote nell’intervista – ma vogliamo che venga detta la verità e che nostro nonno e padre non e’ stato portatore del virus ma una delle tante vittime. Relativamente ai tamponi noi siamo stati messi in quarantena da Ats ma non ci sono stati fatti – aggiunge – perché non abbiamo sviluppato i sintomi quindi non sappiamo se abbiamo contatto il virus o meno, frequentando fino a quella domenica 23 febbraio l’ospedale e i reparti infetti. Infine, in riferimento alla sanificazione dell’ospedale – conclude – io non so cosa abbiano fatto in pronto soccorso ma so che in Chirurgia, dove quella domenica c’erano mio nonno infetto e mio zio, non e’ stato fatto nulla”.