Coronavirus e test per l’immunità, 6 aziende per 2 metodi: già partiti in 4 regioni ma non mancano le perplessità

Si parla di almeno 6 test diagnostici e 2 metodi per eseguire 150.000 test sierologici finalizzati a un'indagine campione sulla diffusione del coronavirus
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Il bando per i test per l’immunità, pubblicato sul sito del ministero della Salute e su quello della Protezione civile, suscita qualche perplessita’ nel mondo scientifico. Si parla di almeno sei test diagnostici e due metodi per eseguire 150.000 test sierologici finalizzati a un’indagine campione sulla diffusione dell’infezione da SarsCoV2. Almeno 6 aziende si stanno preparando perche’ i loro test acquisiscano il marchio CE, in modo da rispondere agli stessi requisiti di precisione e garantire un alto valore di sensibilita’, specificita’, accuratezza, potendo cosi’ dare risultati confrontabili. Sono in corsa Roche, Abbott, Beckmann Coulter, DiaSorin, Pantec e Snibe.

La procedura del bando di gara lascia “perplesso” il virologo Giorgio Palu’, dell’Universita’ di Padova. E’ un bando “che non avevo mai visto per altri test diagnostici”. I test per il virus Hiv responsabile dell’Aids, per esempio, sono stati validati a livello europeo, “ma non si e’ fatto un bando”. Se il tema fosse la standardizzazione, anche questa andrebbe fatta a livello europeo e in materia dovrebbe intervenire l’Istituto Superiore di Sanita’. C’e’ inoltre da chiedersi, ha aggiunto, perche’ non sia stato fatto un bando analogo anche per i tamponi. Condivisibili i requisiti, richiesti nel bando, della specificita’ dei test non inferiore al 95% e della sensibilita’ non inferiore al 90 %, “ma e’ la letteratura scientifica a dire che i test sono affidabili”. L’impressione, ha detto Palu’, e’ che sia “un appalto di gara per identificare un unico fornitore”.

Foto di Andrew Theodorakis / Getty Images

Nel frattempo i test sono gia’ cominciati in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Sono due i metodi indicati nel bando di gara, da adottare congiuntamente o in alternativa: la chemiluminescenza (ChLia o CLia) ed Elisa. Entrambi rilevano nel sangue venoso periferico la presenza di anticorpi, ossia delle immunoglobuline G (IgG), che segnalano che l’infezione e’ avvenuta da oltre un mese. E’ quindi sul metodo, piuttosto che sul singolo test, che dovrebbe orientarsi la scelta poiche’ “si dovrebbe beneficiare della forza produttiva di tutte le aziende che producono reagenti con il marchio CE”, ha rilevato il virologo Francesco Broccolo, dell’universita’ Bicocca di Milano e direttore del laboratorio Cerba di Milano. I diversi test di produzione industriale, ha aggiunto, “si basano sui metodi ChLia ed Elisa, ma utilizzeranno preparazione antigeniche differenti e quindi avranno caratteristiche di sensibilita’ e specificita’ lievemente differenti”. Non tutte le aziende al momento sono invece in grado di soddisfare il requisito di “almeno 120 test per ora” previsto nel bando ne’ e’ chiaro se per il 3 maggio tutte le aziende saranno in grado di rispettare il termine previsto dal bando per la consegna della fornitura.

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