Coronavirus e vaccino, in estate primi test sull’uomo in Europa: inizia la maratona delle sperimentazioni ma la strada non è semplice

Nel mondo, sono allo studio 115 possibili vaccini contro il coronavirus: in Europa i test sull'uomo inizieranno in estate in Belgio e Germania
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Al momento non esiste un vaccino contro Covid-19, ma l’attività di ricerca sta viaggiando ad una velocità mai sperimentata in passato. La rivista ‘Nature‘ ha censito in tutto il mondo all’8 aprile 115 candidati vaccini, 78 attivi e 37 per i quali non si hanno informazioni. Cinque di questi candidati vaccini sono già in fase clinica: si tratta del candidato Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases) – Moderna Therapeutics (Usa); di un siero dell’Accademia di Scienze Mediche Militari di Pechino – CanSino Biologics (Cina); del prodotto di Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) – Inovio Pharmaceuticals (Usa); di quelli di Shenzhen Geno-Immune Medical Institute (Cina, due candidati vaccini). A riferirlo è un focus dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive ‘Lazzaro Spallanzani’, che collabora con entrambe le società italiane che stanno lavorando alla realizzazione di un vaccino, Takis e ReiThera.

L’Europa sembra essere molto vicina alle prime sperimentazioni sull’uomo. L’azienda CureVac, infatti, ha appena annunciato di essere pronta per avviare i test in estate in Belgio e Germania. L’azienda prevede di cominciare i test clinici fra giugno e luglio, come ha annunciato a Bruxelles il nuovo presidente del consiglio di vigilanza dell’azienda, Jean Stephenne. Il candidato vaccino, ha detto, sara’ somministrato inizialmente a un piccolo numero di adulti in buona salute, poi in persone esposte al virus e infine agli anziani, la fascia piu’ a rischio.

vaccini

Dei possibili vaccini, solo tre al momento hanno cominciato la sperimentazione sull’uomo: quelli delle aziende americane Moderna e Inovio e quello della cinese CanSino. Le sperimentazioni, però, dovranno rispettare i loro tempi e richiederanno molti mesi. “La corsa c’e’ stata ed e’ stata costruttiva. Tutti si sono scambiati informazioni: non e’ stata una gara”, ha detto all’ANSA Luigi Aurisicchio, amministratore delegato della Takis, la prima azienda italiana ad avere cominciato la sperimentazione pre-clinica di un vaccino anti-Covid-19. Erano 180, fra centri pubblici e privati, i partecipanti all’incontro organizzato recentemente dall’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (Oms) su vaccini e farmaci e in quell’occasione e’ emerso che, sebbene i candidati vaccini siano cosi’ numerosi, la loro strada e’ tutt’altro che semplice.

Uno dei problemi, per esempio, riguarda quanto e’ stato osservato in precedenza con altri coronavirus, responsabili di malattie diverse dalla Covid-19: “i virus di questo tipo tendono a generare anticorpi che si legano al virus, ma non lo neutralizzano e non gli impediscono di entrare nelle cellule utilizzando – ha spiegato Aurisicchio – il recettore Ace2“, ossia la serratura molecolare che costituisce la principale via d’ingresso del nuovo coronavirus nell’organismo. Cosi’ ‘decorato’ dagli anticorpi il virus entra quindi sia nelle cellule sia nel sistema immunitario, peggiorando la situazione. Il fenomeno, chiamato Antibody-dependent enhancement (Ade), e’ quindi una delle condizioni da controllare in modo rigoroso nella fase di sperimentazione. Per questo motivo, oltre che sui topi, i test preclinici dovranno essere condotti sugli animali che hanno un recettore Ace2 molto simile a quello umano, come i furetti.

Nonostante i lunghi tempi della sperimentazione siano obbligati, l’emergenza della pandemia sta portando ad alcune accelerazioni, dove questo e’ possibile, come quella che permette di fare le prove di tossicologia in parallelo su animali e uomo. E’ questa la strada che si intende seguire per la sperimentazione di molti dei 60 candidati vaccini, che ha permesso a tre aziende di arrivare cosi’ in fretta ai test sull’uomo e alla CureVac di accorciare i tempi.

In generale, “le tempistiche per mettere a punto i medicinali ed i vaccini sono difficili da prevedere”. Sulla base delle informazioni al momento disponibili e dell’esperienza precedente sui tempi di sviluppo dei vaccini, l’Ema (European Medicine Agency) stima che potrebbe essere necessario almeno un anno prima che un vaccino contro Covid-19 sia pronto per essere approvato e sia disponibile in quantità sufficienti per consentirne un utilizzo diffuso. In Germania, fa sapere lo Spallanzani, è stata avviata una sperimentazione di fase 3 per verificare se un candidato vaccino contro la tubercolosi, denominato VPM1002, possa essere attivo anche contro il Sars-CoV-2. Studi effettuati sul vaccino Bcg, sul quale è basato il nuovo candidato vaccino e che da oltre cento anni costituisce il vaccino base contro la tubercolosi, hanno dimostrato che gli animali di laboratorio vaccinati con il Bcg non soltanto sono protetti contro la tubercolosi, ma sviluppano anche maggiore resistenza contro numerose infezioni virali, comprese quelle del tratto respiratorio. Se la sperimentazione avesse esito positivo, l’uso di questo vaccino potrebbe costituire una soluzione ponte, specialmente per categorie a rischio come le persone anziane o gli operatori sanitari, in attesa del vaccino specifico. Gli studi sul vaccino Bcg sono partiti anche in Australia, come ha già evidenziato Adnkronos Salute.

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