Coronavirus, Zaia: “Da noi la politica dei tamponi ha funzionato, si lavora al test sierologico”

"Il test sierologico è la via principale su cui tutte le Regioni stanno lavorando". Lo ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia
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“Il test sierologico è la via principale su cui tutte le Regioni stanno lavorando”. Lo ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a ‘Porta a Porta’ in onda stasera, sull’emergenza coronavirus. L’azione del Veneto, ha spiegato Zaia, si è concentrata su “tre grandi linee: “la diagnosi con i tamponi”, i “test rapidi con la goccia di sangue, sui quali ancora c’è un dibattito ma i nostri tecnici hanno steso un protocollo che usiamo come screening prima dei tamponi” e poi si lavora a un “protocollo per il sierologico ossia il prelievo del sangue che va a cercare la presenza di anticorpi neutralizzanti” e da ciò è nata l’idea della “patente di immunità”.

“Bisogna ragionare in un’ottica di convivenza con il virus, non in attesa che il virus se ne vada, perché ci metterà un bel po’. Va messo in atto un percorso di messa in sicurezza di cittadini e lavoratori, che prescinda dal fatto che il virus ci sia o no”. “Dopodiché – ha aggiunto – clinicamente noi lo curiamo, e abbiamo numeri da 10 giorni che ci fanno ben sperare”. Alla domanda sulla riapertura oggi anche in Veneto di molte aziende – materia questa non di competenza della Regione ndr. – Zaia ha detto di non avere fatto “alcuna magia. Non sono ‘Mandrake’. Lo strumento delle aperture in deroga è materia dei prefetti, con il silenzio-assenso, e ha dato modo a molte imprese di poter riaprire”. “Bisogna prendere atto – ha proseguito il governatore – che non siamo più nel lockdown: è finito nel momento in cui si si sono autorizzati i codici Ateco e le prime aperture” . “Dovremo pianificare questa fase 2. Bisogna essere responsabili, ma è evidente che come si è chiuso con gradualità, così si puà programmare una riapertura graduale. Questa dev’essere la strategia”.

 “In Veneto ha funzionato benissimo la politica dei tamponi. Ne abbiamo fatti 210 mila, ora abbiamo una capacità di quasi 20.000 al giorno. Quando troviamo un sintomatico facciamo i test a tutti i contatti, e svolgiamo un’attività complessa con le nostre microbiologie. Poi andiamo alle caccia degli asintomatici positivi. E’ una politica di sanità pubblica che funziona”. Sulle mascherine, Zaia ha ammesso che “c’è stato un mese nel quale la sanità è stata nel panico” ed ha ricordato che, grazie all’intervento gratuito di un imprenditore la Regione e’ riuscita a regalare 10 milioni di questi dispositivi. “Oggi – ha spiegato – ne abbiamo comprate 24,5 mln, sufficienti al fabbisogno di sei mesi”. Ma per Zaia bisogna capire che oggi quella dei prodotti biomedicali e la vera industria strategica. “Bisogna sostenere la produzione. Lo Stato deve porsi l’obiettivo di produrre tot milioni di mascherine al giorno, dando un contributo alle nostre imprese per coprire il delta tra costo di produzione e di mercato. Un aiuto di Stato? Ben venga” ha concluso Zaia.

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