Coronavirus, Burioni: “Ci siamo ma serve una difesa attenta con tamponi e tracciamento, bisogna sperare che in estate si trasmetta meno”

"Bisogna sperare che il coronavirus in estate si trasmetta meno chiaramente dobbiamo arrivarci con pochi casi", ha detto Roberto Burioni
MeteoWeb

“Abbiamo rimesso in piedi una partita che perdevamo tre a zero. Ora siamo tre a tre: prendere un gol in contropiede sarebbe da polli”. Così il virologo Roberto Burioni, in un dialogo pubblico con il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, sulla piattaforma Instagram. “La difesa dev’essere attenta – ha aggiunto, parlando dei rischi generati da comportamenti non prudenti -. Poi potrebbe esserci qualche sviluppo inaspettato, in grado di cambiare le cose”. Uno spiraglio di ottimismo quello del virologo, legato al fatto che “i virus respiratori umani hanno una trasmissione molto piu’ intensa nei mesi invernali rispetto a quelli estivi”. “Bisogna sperare che il Coronavirus in estate si trasmetta meno – ha aggiunto -: chiaramente dobbiamo arrivarci con pochi casi”. E poi c’e’ il fronte degli studi controllati, “necessari sui farmaci che sono stati usati, dall’idrossiclorochina al tocilizumab e anche sul plasma”.

Secondo Burioni, bisogna “essere in grado di capire con i tamponi se le cose vanno peggio, in modo da potere isolare immediatamente e poi ci dev’essere il personale capace a tracciare“. Per il tracciamento, hanno un ruolo anche gli esami sierologici, che “servono per ora a capire quante persone hanno avuto la malattia. Abbiamo contato 200 mila casi in Italia, ci sono stime di un istituto inglese molto autorevole (l’Imperial College, ndr) che parlano di sei milioni alla fine di marzo. Magari sono esagerate, ma a mio parere, se ai 200 mila aggiungiamo uno zero non sbagliamo di tanto“. “Pero’ dobbiamo saperlo. Il test sierologico riesce a determinare se un paziente ha gli anticorpi – ha concluso Burioni -. Quello che ancora non si sa, ma secondo me sapremo presto, e’ se chi e’ guarito e’ anche protetto. Dobbiamo osservare questi casi. Finora non e’ stata dimostrata nessuna reinfezione. Ma bisogna dare tempo alla scienza di verificare su un numero sufficiente di persone”.

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