Coronavirus, parla il cardiologo italiano che vive a Londra: “Il mio super-plasma è 40 volte più ricco di anticorpi rispetto alla media, così aiuto il sistema sanitario”

"Donate il vostro plasma di guariti dal coronavirus, perché oggi è l'unico modo per salvare coloro che sono ancora in terapia intensiva"
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“Donate il vostro plasma di guariti dal coronavirus, perché oggi è l’unico modo per salvare coloro che sono ancora in terapia intensiva”: è l’appello di Alessandro Giardini, cardiologo pediatra che da Macerata si è trasferito a Londra dove vive con la famiglia da 13 anni. Il medico è diventato ormai noto per essere donatore di un super plasma unico, il più ricco di anticorpi anti Covid-19 di tutta l’Inghilterra.

Giardini si era infatti ammalato di coronavirus: ricoverato per 7 giorni in terapia intensiva, si è poi ripreso fino a guarire. A quel punto ha aderito al programma inglese dei donatori di plasma e con sorpresa ha scoperto di essere portatore di un plasma giudicato molto raro. L’NHS, il sistema nazionale britannico, lo ha “reclutato” per una campagna per promuovere le donazioni e aiutare chi è ancora ricoverato in terapia intensiva.

“Avevo già deciso di donare – ha detto Giardini – visto che come medico sentivo il dovere di aiutare gli altri. Ho cercato di dare il mio contributo. Tornare in ospedale, dopo tutto quello che avevo passato, non è stato facile”. La caratteristica che rende il suo plasma super è una concentrazione di anticorpi anti-covid nel sangue 40 volte superiore alla media, come spiega egli stesso: “Secondo gli studi, i maschi over 35 che sono stati ricoverati hanno una possibilità più alta di sviluppare un plasma che contiene più anticorpi“.

Del difficile periodo della malattia, Giardini ha raccontato a QN: “Ho avuto una febbre molto alta, tra i 39 e i 40,7 gradi. Mi sono subito isolato e dopo tre giorni ho fatto il tampone, che è risultato positivo. Sono rimasto a casa per altre 24 ore, ma non avevo più la forza per reggermi in piedi. Avevo paura di morire“. “La telefonata ai miei genitori in Italia – ha proseguito il medico – è stata durissima: li ho salutati temendo fosse l’ultima vota. Poi ho chiamato l’ambulanza e in meno di un giorno ero in terapia intensiva. Per sette giorni sono rimasto intubato in coma farmacologico”.

Le sue condizioni sono iniziate gradualmente a migliorare, fino alla completa guarigione. “In seguito ho scoperto che solo 3 pazienti su dieci nelle mie condizioni superavano la malattia”, ha detto Giardini, aggiungendo: “Riprendersi non è facile, ma dopo qualche settimana sono tornato quasi come prima”.

 

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