Coronavirus e Turismo, Di Maio: “Puntiamo a ripartire in tutta Europa il 15 giugno”. Frontiere aperte per 25 milioni di cittadini

Il governo italiano sta trattando per far ripartire il turismo europeo il 15 giugno
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Il governo italiano sta trattando in Europa per evitare i “corridoi” che escludono la circolazione in alcuni Paesi e per far ripartire il turismo europeo il 15 giugno: lo ha affermato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio intervenendo alla trasmissione Frontiere, su Rai Uno. “Dobbiamo permettere alle nostre strutture di alta gamma di poter ricevere i turisti stranieri europei: è lavoro per i nostri operatori. Spero che gli italiani riescano ad andare in vacanza, in Italia, ma serve il turismo straniero e soprattutto quello tedesco, che rappresenta una fetta importantissima“.
L’obiettivo è far ripartire il turismo in tutta Europa il 15 giugno: “Sarà un po’ un d-day europeo. La Germania punta a riaprire il 15 giugno, cerchiamo di ripartire tutti assieme“. Bisogna però poter assicurare ai turisti che possono venire in vacanza in Italia “in sicurezza“: per questo, è necessario che “tutte le regioni diano indicazioni omogenee ai turisti, non ci possono essere misure diverse“.

Possono tornare in Italia i 25 milioni i cittadini europei in viaggio durante l’estate in Italia dove rappresentano i 2/3 del totale degli stranieri in arrivo“: è quanto emerge da una analisi della Coldiretti in riferimento alla “riapertura delle frontiere il 15 giugno annunciata dal ministro degli Esteri Luigi di Maio, sulla base dei dati di Bankitalia relativi al terzo trimestre del 2019. Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di un obiettivo importante per l’economia e l’occupazione in Italia con una spesa dei viaggiatori europei durante l’ultima estate che è risultata pari a 10,5 miliardi. La comunità di turisti stranieri piu’ numerosa – precisa la Coldiretti – è quella tedesca con 7 milioni di persone, seguita da quella francese con oltre 4 milioni. Se la presenza straniera in Italia rappresenta comunque una pesante incognita, la speranza – continua la Coldiretti – viene riposta sul 40% di italiani che preferiva viaggi all’estero e che quest’anno potrebbe decidere di rimanere nel Belpaese secondo l’Enit. Si tratta di un volano importante per il settore agroalimentare nazionale con il cibo che – sottolinea la Coldiretti – è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa 1/3 della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche. Il cibo – continua la Coldiretti – è diventato il vero valore aggiunto della vacanza Made in Italy con l’Italia che è leader mondiale incontrastato nel turismo enogastronomico grazie al primato dell’agricoltura più green d’Europa con 299 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche e il primato della sicurezza alimentare mondiale. Senza dimenticare – continua la Coldiretti – il boom delle oltre 24 mila aziende agrituristiche italiane che nel 2019 hanno registrato piu’ di 13 milioni di presenze, grazie alla capacità di mantenere inalterate le tradizioni alimentari nel tempo con menù locali a base prodotti di stagione a chilometri zero e biologici ma anche l’offerta di programmi ricreativi. Ma gli agriturismi, spesso situati in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – sottolinea la Coldiretti – i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche e con l’arrivo della bella stagione sostenere il turismo in campagna significa evitare il pericoloso rischio di affollamenti al mare o nelle città. Non è un caso che delle 43.399 denunce di infortunio da Covid-19 al lavoro registrate dall’Inail appena lo 0,06% riguarda l’agricoltura dove nelle 730mila imprese italiane non si è peraltro mai smesso di lavorare per garantire le forniture alimentari alla popolazione,” secondo l’analisi della Coldiretti sulla base delle denunce complessive di infortunio pervenute all’Inail tra fine febbraio e il 15 maggio 2020.

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