Coronavirus, gli esperti fanno chiarezza: cosa vuol dire “debolmente positivo”? Il rischio contagio esiste?

Coronavirus: si registrano sempre più casi casi "debolmente positivi", in riferimento ai quali ci si chiede se il rischio contagio esista o meno
MeteoWeb

Mentre in Italia diminuiscono repentinamente i malati COVID-19 con sintomi e i ricoveri in ospedale, parallelamente si registrano casi “debolmente positivi“, in riferimento ai quali ci si chiede se il rischio contagio esista o meno, e in che entità. Sul tema, nel documento “Sars-CoV-2 in Italia oggi e Covid-19”, si sono espressi 10 scienziati ormai ben noti, cioè Matteo Bassetti, Arnaldo Caruso, Massimo Clementi, Luciano Gattinoni, Donato Greco, Luca Lorini, Giorgio Palù, Giuseppe Remuzzi, Roberto Rigoli, Alberto Zangrillo.

Evidenze cliniche non equivoche da tempo segnalano una marcata riduzione dei casi di Covid-19 con sintomatologia. Il ricorso all’ospedalizzazione per sintomi ascrivibili all’infezione virale è un fenomeno ormai raro e relativo a pazienti asintomatici o paucisintomatici. Le evidenze virologiche, in totale parallelismo, hanno mostrato un costante incremento di casi con bassa o molto bassa carica virale. Sono in corso studi utili a spiegarne la ragione. Al momento la comunità scientifica internazionale si sta interrogando sulla reale capacità di questi soggetti, paucisintomatici e asintomatici, di trasmettere l’infezione,” hanno concordato i 10 esperti.

Matteo Bassetti infettivologoIn merito alla questione dei soggetti “debolmente positivi” si è espresso in particolare l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, che in post su Facebook ha spiegato: “Siamo ormai alla settima settimana dopo la prima riapertura e varie altre dopo le successive, i ricoveri continuano a scendere in maniera verticale. Solo ieri 276 dimissioni, che avvicinano il traguardo della discesa sotto quota duemila. Scendono ancora i ricoveri in terapia intensiva: oggi sono in tutta Italia 127- erano oltre 4 mila al picco. Anche i decessi (per e con COVID) continuano a scendere. Ci sono Terapie intensive vuote di pazienti Covid in nove regioni e presto il numero salirà ancora. Da ieri anche quella del mio ospedale è Covid-free.

Continua a crescere anche il numero di tamponi classificati come “debolmente positivi”. In Lombardia sono oltre il 50%.
Ma cosa vuol dire “debolmente positivo”? In base a una ricerca eseguita a Pavia su 280 soggetti guariti da Coronavirus è stato riscontrato che avevano ‘carichebasse ovvero segnalate appunto come “debolmente positive“. In altre parole, più è alto il numero di Cycle threshold (Ct, in termini scientifici il ‘ciclo-soglia’), più è basso l’ Rna – Ribonucleic acid, cioè acido ribonucleico. Si è dimostrato che di tratta di soggetti che non sono più contagiosi. La mia domanda è: ma se sono da considerarsi non più sintomatici e non contagiosi perché si continua a contarli come casi e a quaratenarli? Perché si scrive positivo, se il significato è diverso?

L’Oms si è espresso su questo tema perché la situazione stava diventando ogni giorno più difficile.

Credo che sia importante soprattutto per chi ha già tamponi negativi e gli vengono richiesti nuovamente test che risultano debolmente positivi, che sono quelli che oggi confondono più le cose, che questi vengano risposti come indeterminati o come negativi.
Su questi casi occorre fare chiarezza e l’Oms ha fatto bene a cambiare. Spero che il ministero della salute e il CTS recepiscano questa necessità.
Bisogna dare indicazione ai laboratori di dare non solo, se il tampone è positivo o negativo, ma anche quanto virus è contenuto in quel tampone.
Dire positivo non basta più. Non serve.

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