Coronavirus, il virologo Guido Silvestri: “E’ chiaramente stagionale, ecco perché dobbiamo prendere molto sul serio la possibilità di un ritorno a dicembre-gennaio”

"Mentre speriamo di cuore che SARS-CoV-2 se ne vada per sempre, la chiara “stagionalità” dei coronavirus deve farci prendere molto sul serio la possibilità di un ritorno"
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Le ‘riaperture’ del 4 e del 18 maggio non hanno minimamente scalfito il trend verso la risoluzione dell’epidemia“: lo ha spiegato, in un post su Facebook (l’ormai nota “pillola di ottimismo“), il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, facendo il consueto punto sulla situazione dell’epidemia in Italia, in riferimento ai dati relativi alla giornata di ieri.

Ecco il post:

LA RITIRATA CONTINUA.

Anche oggi cala il numero totale dei ricoverati in terapia intensiva (TI) per COVID-19 in Italia, da 408 a 353, quindi di ben 55 unità, e siamo ora al 8.7% del picco. Scende anche il numero dei ricoveri ospedalieri totali (da 5.916 a 5.742, quindi di altre 174 unità) mentre i casi attivi totali scendono da 39.893 a 39.297, quindi di altre 596 unità. Sono dati che indicano come le “riaperture” del 4 e del 18 maggio non abbiano minimamente scalfito il trend verso la risoluzione dell’epidemia.

[Adesso circola sui social la bugia secondo cui la previsione del 151.000 in TI per l’8 giugno (e 430.000 a fine anno) includesse tutti i numeri da inizio pandemia. Falso, perché la previsione è da fine aprile, quando c’erano già stati 29.000 morti. Ma questi pinocchietti, chi pensano di fregare?  ]

Invece è importante ricordare che, mentre speriamo di cuore che SARS-CoV-2 se ne vada per sempre, la chiara “stagionalità” dei coronavirus deve farci prendere molto sul serio la possibilità di un ritorno del virus in dicembregennaio.

Per questo, invece di insistere su interventi a tappeto – nello spazio e nel tempo – di dubbia efficacia e che hanno gravi effetti avversi sull’economia e sul morale del paese, sarà importante puntare su strategie chiave come MONITORAGGIO e PREPARAZIONE.

BRENNO, DODI & PAOLONE VANNO ALL’ATTACCO!

ricerca medica sarcoglicanopatiaL’unica cosa che non mi piace degli anticorpi monoclonali anti-SARS-CoV-2 da usare nella terapia contro COVID-19 sono i loro “nomi-sigla”, che li rendono praticamente impossibili da memorizzare. Per cui invece di BD-368-2, B38, H4 e CB6 mi diverto a chiamarli Brenno, Dodi, Paolone, Silvietta, etc. in onore dei miei amici d’infanzia senigalliesi.

Scherzi a parte, ricordo ai lettori che questi anticorpi monoclonali sono diretti contro la proteina S1 di SARS-CoV-2 e sono in grado di neutralizzare con grande potenza la capacità del virus di legarsi, tramite la proteina S1, al suo recettore cellulare ACE2, in un processo che rappresenta il passo necessario per infettare la cellula ospite.

Ricordo che tre di questi anticorpi sono stati studiati con ottimi risultati nel topo “umanizzato” che esprime il recettore ACE2 umano: BD-368-2 (Cao Y et al., Cell, May 2020), e B38 e H4 (Wu J et al., Science, May 2020). Un altro, CB6, ha dato risultati promettenti nel macaco, che è il gold standard dei modelli animali di COVID-19 (Shi R et al., Nature 2020).

E’ notizia di ieri, ripresa oggi anche da Repubblica (hanno preso una pillola di ottimismo anche loro, evviva  ), che un altro anticorpo monoclonale contro COVID-19, il LY-CoV555 – questo come lo chiamiamo? facciamo un sondaggio? – è entrato ufficialmente in fase clinica con uno studio di Fase I randomizzato, in doppio cieco e placebo-controlled che raccoglierà 40 pazienti e si chiuderà il 23 agosto 2020 (per dettagli: 

https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04411628).

Come sanno gli esperti, questi anticorpi monoclonali hanno ottime chances di funzionare negli esseri umani esattamente come hanno funzionato nei topi e nelle scimmie. Se tutto va come speriamo nei trials di fase I e II, lo scenario che potrebbe verificarsi nei prossimi mesi è di questo tipo: la persona che sviluppa i sintomi, va al pronto soccorso, si fa una bella flebo di Brenno o della Dodi (pardon, di LY-CoV555 o BD-368-2) e se ne torna a casa abile ed arruolato.

Tutto splendido, ma è qui – ATTENZIONE – che torna di nuovo fuori il concetto di “preparazione”. Perché considerando la tempistica dei trials, la complessità della produzione di alte dosi di questi anticorpi, ed i costi non esattamente bassi di queste terapie, mettersi rapidamente nella condizione di trattare 20-30.000 persone al mese verso dicembre/gennaio (se necessario) non sarà un gioco da ragazzi.

Per cui invito fin da oggi chi di dovere – a livello di Ministero della Salute, CTS, ISS, AIFA, Regioni, etc – a seguire con molta attenzione le dinamiche di questi trials (uso il plurale in quanto LY-CoV555 è solo uno dei numerosi anticorpi monoclonali in fase di sviluppo) ed iniziare una discussione seria per non farsi trovare spiazzati da quello che potrebbe essere un clamoroso “game changer” per COVID-19.

Ultima considerazione. Qualcuno dirà: “E’ una terapia da ricchi, non sarà mai applicabile in Africa, India, etc”. E’ vero, e lo stesso vale, da anni, per le terapie contro HIV e AIDS. Per cui a maggior ragione usiamo questa possibilità come un grimaldello per cambiare questo ingiusto paradigma e trovare nuove soluzione per garantire a tutti gli esseri umani i benefici della scienza e della medicina moderne.

EMERGENZA E NORMALITA’

Il dipartimento che io dirigo alla Emory University di Atlanta (Pathology & Laboratory Medicine) è da diverse settimane al centro della lotta contro COVID-19.

In particolare siamo stati responsabili nella nostra zona — che raccoglie alcuni milioni di persone — di tutti i TEST VIROLOGICI (tamponi e simili), TEST SIEROLOGICI (anticorpi anti-SARS-CoV-2), terapie a base di PLASMA (convalescent plasma e plasma-exchange), AUTOPSIE, ed altri aspetti clinici, oltre ad una grande mole di studi di ricerca di base. Insomma, una bella battaglia.

Nel momento in cui COVID-19 è arrivata ad Atlanta, ai primi di marzo, il nostro dipartimento ha deciso di istituire una “conference call” giornaliera in cui i vari primari dei nostri servizi (Laboratorio analisi, Anatomia patologica, Citologia, Servizio trasfusionale, Plasmaferesi e terapie cellulari, Microbiologia clinica, Immunologia clinica, Medicina legale, etc) riportavano al sottoscritto ed al mio executive vice-chair, John Roback, l’andamento delle attività.

Ci sono stati momenti di notevole stress, specialmente nelle prime settimane, quando i casi crescevano in modo veloce e non era facile condurre in tempo tutte le analisi necessarie agli otto ospedali del nostro network. Poi le cose sono andate meglio, si sono stabilizzate, ed oggi, 3 giugno 2020 (ieri per chi legge), John ed io abbiamo sospeso le conference calls straordinarie per COVID-19. In altre parole, da domani torniamo al nostro ritmo NORMALE di comunicazione.

PS: Domani grande SUPER-PILLOLA per tutti!!”

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