La stagione balneare è partita nei giorni scorsi anche “Alla Lanterna” di Trieste, lo storico “Pedocin”, conosciuto a livello internazionale per il muro che divide gli uomini dalle donne.
Il 1° giugno l’assessore comunale agli Impianti sportivi e Stabilimenti balneari Lorenzo Giorgi, con il direttore del Servizio Gestione Immobiliare Luigi Leonardi e il presidente della Pro Loco Trieste Michele Ciak, ha illustrato le modalità adottate e tutti gli accorgimenti per favorire l’avvio dell’attività balneare nello storico e unico bagno marino comunale, apprezzato dai triestini ma meta e curiosità anche per tanti turisti.
“Nel rispetto delle disposizioni anti Covid – ha spiegato l’assessore Lorenzo Giorgi – siamo riusciti ad avviare puntualmente la stagione anche per il “Pedocin”, prevedendo tutti i necessari accorgimenti per garantire la sicurezza e sperando di poter presto uscire da questa situazione. Massima disponibilità a modificare e ricalibrare gli accorgimenti adottati, cercando di venire incontro alle esigenze degli utenti, nonché ad ascoltare anche tutte quelle persone che intendono offrire utili e costruttivi per migliorare la vivibilità e la fruibilità di questo popolare e amato stabilimento balneare”.
L’accesso al “Pedocin” ha su due turni di ingresso: al mattino dalle 7.30 fino alle 13.00 (consentendo nella pausa di un’ora, che si punta a ridurre della metà, i previsti e richiesti interventi di sanificazione) e al pomeriggio ingresso dalle 14.00 fino alla chiusura della struttura alle 19.30. Dal 16 settembre l’ingresso sarà invece dalle 8.00 fino alle 13.00, mentre al pomeriggio dalle 14.00 fino alla chiusura alle ore 18.30.
Si può fare un abbonamento mensile del costo di 19 euro, distinto come titolo d’accesso del mattino fino alle ore 12.30 o per il pomeriggio dalle ore 14.00, sia per donne che per uomini, senza possibilità di utilizzo nella fascia oraria diversa da quella richiesta.
A breve entrerà in funzione anche un numero telefonico al quale gli interessati potranno rivolgersi per sapere direttamente la disponibilità dei posti per poter quindi accedere senza file allo stabilimento.
I posti complessivi al “Pedocin” saranno giornalmente circa 900, così ripartiti: 300 donne e 150 uomini al mattino e ulteriori 300 donne e 150 uomini al pomeriggio. Non concorrono all’individuazione della capienza massima i bambini della fascia d’età 0-3 anni, poiché la loro mobilità è strettamente connessa alle figure di riferimento che li accompagnano.
Sempre nel corso della conferenza stampa d’apertura, l’assessore Lorenzo Giorgi ha confermato che anche il “Pedocin” potrà contare sul consueto e prezioso servizio di salvataggio previsto dal Comune, nonché delle Associazioni e Gruppi di volontari, riconosciute dalla Protezione Civile, tra le quali quelle dei Vigili del Fuoco Volontari e dei Pompieri Volontari, dei Carabinieri in congedo (che, come previsto anche nell’Ordinanza, sarà l’Associazione “capofila”) e della Polizia Penitenziaria che, operando per puro spirito di servizio, ricorderanno ai bagnanti il corretto uso della mascherina, il rispetto delle distanze e i diversi adeguati provvedimenti previsti dalla normativa anti Covid -19.
Per ragioni igienico-sanitarie è stato confermato che è vietato all’utenza lasciare in deposito a fine turno del mattino o del pomeriggio qualsiasi attrezzatura personale, che se lasciata incustodita in struttura verrà smaltita a fine giornata.
La storia dello stabilimento e l’origine del nome
La storia della Lanterna è iniziata quando Trieste era ancora sotto il dominio austriaco.
Verso la fine dell’Ottocento il comune decise di edificare dei bagni in centro città, per evitare di costringere le famiglie a doversi allontanare troppo per andare in spiaggia.
Venne costruito il Pedocin, inaugurato nel 1903. Inizialmente la spiaggia era divisa da uno steccato, che fu poi sostituito da un muro di mattoni. Il muro fu abbattuto una sola volta nel 1959, per essere subito ricostruito a qualche metro di distanza: venne concesso più spazio alle donne, per la presenza dei bambini, e anche perché erano loro le maggiori frequentatrici.
Il nome “Lanterna” deriva dall’omonimo faro di Trieste, mentre il termine dialettale “Pedocin” può significare “pidocchio” o “cozza”: nel primo caso il nome potrebbe derivare dal fatto che ai tempi di Francesco Giuseppe I d’Austria la spiaggia veniva chiusa per un paio d’ore nel pomeriggio per consentire ai soldati di andare a lavarsi, cioè a “spidocchiarsi”. Nel secondo caso si potrebbe invece alludere ai tempi in cui, nelle acque circostanti alla Lanterna, si coltivavano le cozze. C’è anche chi sostiene che “pedocin” sia una storpiatura di “ciodin”, chiodino, cioè dove si appendono gli abiti prima di entrare in spiaggia.