Coronavirus, il virologo Crisanti: “Nessuna traccia in 4.000 polmoniti, in Italia la diffusione del Covid aumenterà in autunno”

"Io non so cosa sia avvenuto ad Alzano, ma il nostro laboratorio è il centro di riferimento per l'influenza per il Veneto e riceviamo polmoniti di tutti i tipi in inverno, che di solito archiviamo"
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“Io non so cosa sia avvenuto ad Alzano, ma il nostro laboratorio è il centro di riferimento per l’influenza per il Veneto e riceviamo polmoniti di tutti i tipi in inverno, che di solito archiviamo. Avevamo campioni archiviati da ottobre a gennaio, li abbiamo ritestati tutti per vedere se rilevavamo coronavirus. In nessun caso abbiamo trovato coronavirus”. A dirlo Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia di Padova, ospite di Sky Tg 24. “In questo caso non si tratta di un centinaio di polmoniti, ma di circa 4mila – ha precisato – quindi sulla base dei dati veneti il virus è entrato nella Regione l’ultima settimana di gennaio. Non so quanto possa essere utile per capire cosa sia successo ad Alzano Lombardo, ma spesso le polmoniti sono senza spiegazione”.

In Italia il rischio di una nuova diffusione del coronavirus “aumenterà sensibilmente con la stagione autunnale e invernale”. Ha spiegato Andrea Crisanti, sottolineando che “certi comportamenti della popolazione“, che in questo periodo non fa uso della mascherina, “seppur deprecabili” si possono perdonare perché “la carica virale è bassa. Però e chiaro che ad ottobre e novembre, spero ci sia una ripresa dell’attenzione sui comportamenti anti-covid“.

coronavirus 01Per Crisanti,la situazione in Italia è migliorata rispetto a uno, due mesi fa. Abbiamo un numero ridotto di infezioni che non provocano malattie particolarmente gravi. C’è una diffusa euforia nelle persone che hanno fame di ritorno alla normalità, confortate da questo dato esiguo di casi. Tuttavia la situazione della pandemia nel mondo non è migliore rispetto a come si trovava l’Italia tre mesi fa. Quando è iniziata l’emergenza nel nostro Paese, nel mondo c’erano 2-3mila casi, da una settimana registriamo una media di 180mila casi al giorno nel mondo. E’ evidente che l’Italia non essendo in una bolla protetta è sicuramente a rischio”, ha aggiunto.

Sulle zone rosse c’e’ un dato che vorrei evidenziare, e che e’ stato trascurato: gli abitanti di Vo’ durante il lockdown erano liberi di muoversi. Una volta identificati ed isolati i casi positivi tutte le altre persone si incontravano. Questa azione aggressiva di tracciamento permette da una parte di isolare le persone positive, e dall’altro di consentire un certo margine di liberta’ agli altri. Un conto – ha osservato – e’ la zona rossa con tutti quanti a casa, un altro e’ fare una zona rossa e poi tracciare il prima possibile tutti i positivi, cosi’ che gli altri, in qualche modo, sono in grado di continuare una vita piu’ o meno normale, aspettando che tutti i casi siano risolti. Quello che e’ accaduto a Vo’“.

“La carica virale esprime il potenziale infettivo e la distribuzione della carica non differisce quando paragoniamo i sintomatici con gli asintomatici. Questo suggerisce che gli asintomatici contribuiscono alla trasmissione del virus”.

Crisanti ha spiegato che questo “ci ha indotto a cambiare strategia in Veneto, cioe’ a utilizzare il tampone non solo come uno strumento diagnostico ma per tracciare e identificare nella cerchia di amici, parenti, vicini di casa e colleghi di lavoro coloro che inconsapevolmente erano positivi e quindi potenzialmente in grado di trasmettere la malattia. Questa e’ stata la lezione che abbiamo tratto dallo studio di Vo’ Euganeo (pubblicato ieri su Nature, ndr) – ha detto Crisanti – non abbiamo certo aspettato ma cercato di applicare questi principi su scala regionale”.

Il medico ha sottolineato chegli abitanti di Vo’ Euganeo erano liberi di muoversi durante il lockdown, perché l’azione aggressiva di tracciamento permette di isolare le persone positive e di consentire un margine di libertà a tutti gli altri”.

“La situazione in Italia è migliorata rispetto ad un mese fa, abbiamo un numero ridotto di infezioni, che non danno vita a malattie particolarmente gravi. Tuttavia la situazione della pandemia nel mondo non è migliore, è quella in cui noi ci trovavamo 3 mesi fa. E’ evidente che l’Italia, non potendo essere in una bolla rispetto al resto del mondo, e’ sicuramente a rischio e questo salirà con la stagione autunnale”. “C’è una diffusa euforia nelle persone – ha aggiunto Crisanti, rispondendo sugli assembramenti visti in questi giorni – che hanno fame di ritorno alla normalità, e non si possono biasimare, confortate dal numero di casi relativamente esiguo. Certi comportamenti, seppur deprecabili, si associano ad un rischio non elevatissimo, perche’ la carica virale e’ bassa, perche’ una fetta di persone usa la mascherina, e le condizioni climatiche non favoriscono la diffusione del virus”. “Questo tipo di atteggiamenti ci vengono in qualche modo ‘perdonati’ – ha concluso Crisanti – Ma ad ottobre o novembre io spero che ci sia un ritorno nelle attenzioni”. 

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