In Italia “è pericoloso affermare e farlo credere” che l’emergenza Coronavirus sia finita. “Da noi il virus sembra meno pericoloso soltanto perché circola poco, meno persone si infettano e quindi diminuiscono i malati che sviluppano sintomi gravi. Non è vero però che abbia perduto aggressività, togliamoci dalla testa per favore che sia diventato più clemente. Se abbassassimo la guardia, sarebbe difficile tornare a rialzarla il giorno in cui ci dicessero che la curva dell’epidemia ha ripreso quota“: lo ha affermato Stefano Vella, infettivologo e docente di Salute Globale alla Cattolica, in un’intervista al “Corriere della Sera“.
“Il Sars-CoV-2 non è al tappeto“, prosegue Vella. “Per quanto riguarda la minore trasmissibilità dipende dagli individui infettati. Se una persona è asintomatica, trasmette certamente in misura inferiore perché minore è la carica virale. E attualmente gli asintomatici sono molti perché vengono diagnosticati col tampone“.
“Non c’è ragione di pensare che il virus si sia placato. Il virus non è diverso da quello che sta attualmente infierendo sulle popolazioni di altri Paesi. È vero però che grazie a una serie di misure di contenimento in Italia ha finito con il circolare di meno. Vorrei far notare inoltre che questa circostanza non ne facilita un’evoluzione in senso favorevole all’uomo. I virus si attenuano nel corso degli anni, al termine di un lungo processo, moltiplicandosi e dunque producendo mutazioni che sono il risultato di errori di copiatura“.
“È un’epidemia globale, non pensiamo in chiave locale. È da miopi. Il virus ci mette un attimo a ripresentarsi ora che si riaprono voli internazionali. Non gli serve la carta di imbarco. Potrebbe tornare con qualche passeggero asintomatico. Non credo però a una seconda ondata catastrofica“, afferma Vella, riflettendo sulla possibilità di una seconda ondata in autunno. “Dobbiamo comportarci come se lo aspettassimo al varco. Non facciamoci fregare una seconda volta. Pensavamo che non sarebbe uscito da Wuhan invece un giorno è entrato senza bussare. Non illudiamoci che il caldo gli faccia poi tanto male. In alcuni Stati americani, ora colpiti, ci sono 42 gradi. Senza lockdown adesso saremmo come negli Usa“.