Coronavirus, test rapidi in arrivo. Vaia (Spallanzani): “Farli a tutti gli arrivi non Schengen, seconda ondata evitabile ma dobbiamo intercettare il pericolo. Sbagliato spaventare le persone”

"L'obiettivo dovrebbe essere un loro impiego esteso negli aeroporti ma anche nelle stazioni ferroviarie o degli autobus per fare i controlli sui passeggeri in arrivo: fondamentale controllare i casi di infezione da SARS-Cov-2 di 'importazione’"
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L’Istituto nazionale per le malattie infettive ‘Spallanzani‘ di Roma sta esaminando due tipi di test rapidi per la diagnosi della positivita’ al nuovo coronavirus. I test sono in grado di dare una risposta in 15 minuti ed “a giorni saranno pronti i risultati per la loro validazione“, spiega il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia: “Una volta validati – afferma all’ANSA – potranno essere utilizzati negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie e degli autobus per effettuare i controlli sui passeggeri in arrivo, nell’ambito del rafforzamento delle misure di controllo annunciato dal ministero della Salute”. “Stiamo valutando due tipi di test – chiarisce Vaia -. Il primo utilizza l’approccio immunocromatografico che, attraverso una cartina che si colora, indica la positivita’ al virus; il secondo si basa sul metodo dell’elettrofluorescenza. Entrambi sono esami tampone naso-faringei, ovvero test molecolari, ma cambiano le metodologie utilizzate. Il secondo tipo di test sembrerebbe al momento piu’ attendibile nei risultati che e’ in grado di ottenere, ma per avere una risposta certa attendiamo gli esiti dei test di validazione che arriveranno entro pochi giorni”.

Foto di Emanuele Cremaschi / Getty Images

L’obiettivo dovrebbe essere un loro impiego esteso negli aeroporti ma anche nelle stazioni ferroviarie o degli autobus per fare i controlli sui passeggeri in arrivo. La mia proposta – spiega – e’ che tali test vengano fatti a tutti i passeggeri extra-paesi Schengen in arrivo. In questo momento, infatti, e’ fondamentale controllare i casi di infezione da SARS-Cov-2 di ‘importazione’. In questa fase ci vuole poco per far ripartire l’epidemia ed i focolai oggi arrivano soprattutto dall’estero. Bisogna dunque tutelarsi ed i controlli agli arrivi sono un utile strumento ‘a valle’. Ma non basta“. Secondo Vaia, infatti, e’ necessario che i vari Paesi “facciano accordi per prevedere tamponi anche alla partenza. Cosi’, nelle destinazioni di arrivo i test rapidi potrebbero essere fatti magari a campione, e ad ogni modo il doppio controllo in partenza e in arrivo garantirebbe grandi margini di sicurezza. Negli aeroporti e nei porti si potrebbe impiegare il personale della sanita’ frontaliera Usmaf, che andrebbe rafforzato. Come Regione Lazio, potremmo anche impiegare le Unita’ speciali di continuita’ assistenziale regionale Uscar, coordinate dallo Spallanzani“.

La priorita’ e’ tenere sotto controllo i possibili focolai di importazione oltre che quelli ‘autoctoni’: “Non credo ad una seconda ondata pandemica prestabilita ed ineluttabile. Bisogna non abbassare la guardia ma e’ sbagliato spaventare le persone“, argomenta Vaia. Al momento “ci sono 2 ipotesi: la prima e’ che il nuovo coronavirus possa tornare a circolare piu’ massicciamente con l’arrivo delle basse temperature invernali e in concomitanza con gli altri virus influenzali, ma in questo caso abbiamo ora gli strumenti per agire e sappiamo come si comporta. Per scongiurare tale scenario e’ pero’ anche fondamentale attuare una strategia preventiva estendendo quest’anno la vaccinazione antinfluenzale il piu’ possibile, in modo da facilitare la diagnosi di Covid che, inizialmente, puo’ presentarsi simile all’influenza stagionale“. La seconda ipotesi e’ che, invece, la seconda ondata non ci sia: “Se noi capiamo dove sono i focolai e interveniamo rapidamente, allora non ci sara’ un aumento dei casi. La seconda ondata pandemica e’ paventata ma non e’ un destino ineluttabile, bisogna pero’ intercettare il pericolo. Se interveniamo oggi sui focolai, sia interni che dall’estero, la seconda ondata puo’ essere impedita“. Nel frattempo, in attesa del vaccino, conclude il direttore sanitario dello Spallanzani, “restano tre i presidi anti contagio assolutamente indispensabili: mascherine, distanziamento sociale e lavaggio frequente delle mani“.

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