Il Coronavirus, la Fase 3 è incompresa e dilagano le bufale sul Veneto. Intanto anche Zaia ha ceduto allo squadrismo

Coronavirus, le giravolte del governatore veneto Luca Zaia e la reale situazione epidemiologica: perchè è tutto sotto controllo
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Vicenza è di nuovo in lockdown: in Veneto dilaga il Contagio da Coronavirus per colpa di un imprenditore che si diverte a fare l’untore

. Ovviamente è tutto falso: sono le bufale che dilagano in queste ore sul Veneto, alimentate dalle dichiarazioni del governatore Luca Zaia che evidentemente ha ceduto allo squadrismo fin qui rappresentato al “meglio” (sigh…) dal suo collega campano De Luca. In una conferenza stampa, il Presidente del Veneto ieri se l’è presa personalmente con l’imprenditore di Vicenza rientrato dalla Serbia, dov’era andato per lavorare, da cui è nato un un piccolo focolaio di Covid-19 nel vicentino: parliamo di poche decine di casi accertati, solo uno (proprio l’imprenditore) ricoverato in ospedale, per giunta in terapia intensiva, e una novantina di persone in isolamento precauzionale e preventivo.

Tanti passaggi della conferenza di Zaia non sono convincenti: come può, infatti, il Presidente di una Regione dichiarare pubblicamente che “Il paziente zero serbo che ha contagiato l’italiano sembra sia deceduto mercoledì“? E’ morto o non è morto?Sembra” in base a chi e a che cosa? Quali sono le fonti del Presidente Veneto? E se non è una notiza certa, perchè darla in pasto alla popolazione in diretta facebook? Quale rilevanza avrebbe, inoltre, la notizia della morte di un paziente Covid-positivo in Serbia? E perchè non aggiungere i dettagli sulle condizioni del paziente, l’età e le eventuali patologie pregresse? Ogni giorno in Italia continuiamo a contare decine di morti, oggi fortunatamente soltanto 7, ieri purtroppo ancora 21, e di Coronavirus muoiono a migliaia ogni giorno nel mondo. Qual è, quindi, la rilevanza della morte del cittadino serbo da cui si presume si sia contagiato l’imprenditore di Vicenza in trasferta per lavoro a fine Giugno (ammesso che sia vero)?

mappa venetoMentre Zaia blatera di denunce in procura, nuove misure restrittive, fa pressing sul governo per ulteriori chiusure e minaccia addirittura il TSO (!!!) per i Covid-positivi, la situazione epidemiologica della sua Regione è tutt’altro che catastrofica. Oggi in Veneto abbiamo avuto appena 8 nuovi casi positivi, ieri erano stati soltanto 4, due giorni fa 5. Questa settimana si chiude con 51 nuovi casi positivi, in lieve aumento rispetto ai 30 nuovi casi della scorsa settimana. Nulla di drammatico per una Regione di 5 milioni di abitanti con 19.326 casi totali accertati, che erano 17.960 il 30 aprile e 19.152 il 31 maggio. Nelle ultime 5 settimane (Giugno e primi 5 giorni di Luglio) abbiamo avuto appena 174 nuovi casi, nelle precedenti 4 (mese di Maggio) erano stati 1.192, in netto calo rispetto al dramma di Marzo e Aprile (appunto, 17.960 casi in due mesi, con oltre 2 mila morti). E’ chiaro come non ci sia alcuna emergenza e, anzi, la situazione sia assolutamente sotto controllo nonostante da ormai due mesi la popolazione è tornata alla normalità con tutte le riaperture che hanno determinato folle e assembramenti.

Nessuna apocalisse sanitaria, insomma. In Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte i numeri rimangono di gran lunga peggiori, eppure i governatori delle altre Regioni del Nord più colpite dalla pandemia usano ben altri toni meno allarmisti. Nella mappa accanto possiamo vedere i casi attualmente positivi: appena 388 in Veneto, un terzo dei 1.029 dell’Emilia Romagna e un quarto dei 1.217 del Piemonte, mentre la Lombardia non fa testo con i suoi 9.445 attuali positivi. Quello che è successo in Veneto con l’imprenditore vicentino non è affatto diverso da ciò che si sta verificando in tutt’Italia e in tutt’Europa con la “Fase 3” che ha determinato le riaperture dei confini e della mobilità, con un ritorno alla normalità: ci sono piccoli focolai di contagio che vengono individuati e isolati grazie all’attività delle Regioni e delle strutture sanitarie del territorio, testando un alto numero di persone, monitorando i movimenti e gli spostamenti. Si chiama contact tracking, e sta funzionando bene ovunque.

Il primo focolaio è stato nei Corrieri dell’Emilia Romagna, spento sul nascere. Poi c’è stato quello di Mondragone, in Campania. Pochi giorni dopo è successo a Palmi (Reggio Calabria), dove una coppia è rientrata dall’Emilia Romagna e ha scoperto di avere contratto il Coronavirus: la Regione ha disposto la zona rossa nel quartiere di residenza dei coniugi e in 4 giorni ha sottoposto a test oltre 600 persone. I positivi erano 11, prontamente isolati, e dopo 4 giorni il quartiere è stato riaperto e si è tornati alla normalità. E’ la convivenza con il Coronavirus. A pochi chilometri di distanza da Mondragone e Palmi, a Napoli e Reggio Calabria si sono radunati migliaia di tifosi per celebrare i trionfi calcistici del Napoli in Coppa Italia e della Reggina in serie C: è passato quasi un mese e nè a Reggio Calabria, nè a Napoli c’è stato alcun positivo, alcun sintomatico, alcun malato tra le migliaia di persone che sono scese in piazza tutte ammassate. E’ solo l’esempio più eclatante, potremmo citare manifestazioni, movida e folle varie da Nord a Sud per raccontare la ritrovata normalità: a fronte di focolai individuati e isolati, tutt’intorno la vita continua normale.

E così a Predazzo è rientrato un kosovaro positivo e ha infettato altre 6 persone, in un’azienda agricola vicino Ravenna ci sono 13 braccianti bengalesi positivi, in Sicilia abbiamo gli immigrati sbarcati dalla Mare Jonio posti in isolamento a Noto e una famiglia bengalese in quarantena con il Covid-19 a Ragusa, mentre a Roma 2 dipendenti del World Food Program sono risultati positivi appena rientrati nella Capitale dalla Somalia. In Europa è diventato famoso il caso dei mattatoi tedeschi, ma ci sono stati focolai anche in Francia e Gran Bretagna, prontamente individuati e spenti sul nascere dimostrando che non è affatto vero che “basta un solo caso per scatenare l’inferno” ma, al contrario, servono settimane e settimane, probabilmente mesi, di contagi incontrollati per arrivare al punto di non ritorno che abbiamo avuto purtroppo tra Febbraio e Marzo nell’Italia del Nord.

A Vicenza e in Veneto non sta succedendo nulla di differente da ciò che accade nel resto d’Italia e nel resto d’Europa che ha superato la fase d’emergenza ed è ritornata alla normalità: ci sono tanti piccoli focolai che emergono grazie all’elevata mole di test e tamponi, e vengono spenti sul nascere con lo strumento dell’isolamento domiciliare. E’ la nuova normalità a cui dovremo abituarci, perchè questa situazione durerà a lungo, non per qualche giorno o settimana, ma sicuramente svariati mesi e forse addirittura per anni.

Ciò che più stupisce di Zaia, è che ha gestito egregiamente la prima fase dell’emergenza in Veneto disponendo tamponi a tappeto, e per questo dovrebbe essere avvantaggiato, almeno in termini di esperienza, a tracciare e monitorare meglio la diffusione del contagio in questa fase di libertà finalmente ritrovate (vivaddio!). Invece il governatore Veneto si è adeguato allo squadrismo del Governo nazionale e di molti altri Sindaci e Governatori, con il Ministro della Salute Speranza che ha parlato di “TSO” proprio per i positivi, nonostante sia un’aberrazione assolutamente incostituzionale. Parlare di fascismo diventa riduttivo: è roba da nazismo e campi di concentramento.

L’aspetto più drammaticamente rilevante di questa vicenda, è la narrazione dell’imprenditore vicentino: dato in pasto alla rabbia della gente inferocita come se fosse un untore consapevole. Le ricostruzioni che abbiamo letto sui grandi mass-media lasciavano subito enormi dubbi: etichettato come un menefreghista delle regole, avrebbe rifiutato il ricovero in ospedale e viaggiato senza mascherina, con tanti articoli di allusioni a presunte amanti e viaggi per futili motivi. Una ricostruzione molto strana. La famiglia ha fatto chiarezza con una breve e stringata nota, mentre il diretto interessato non può difendersi da accuse gratuite che gettano discredito sulla propria persona:

Non è vero che dopo aver rifiutato il ricovero è tornato alla vita di tutti i giorni come se nulla fosse accaduto. È stato riaccompagnato a casa in ambulanza e dal quel momento è sempre rimasto barricato in camera da letto per quattro giorni. Il primo luglio è peggiorato e, sempre in ambulanza, è stato portato in ospedale“.

E’ evidente, quindi, come il ricovero non fosse necessario: ormai da mesi i pazienti Covid-positivi vengono egregiamente curati in casa, e così si evita che peggiorino grazie ai passi avanti fatti in fase diagnostica rispetto al delirio che aveva colto un po’ tutti impreparati a Febbraio. Se è stata l’ambulanza a riaccompagnarlo a casa, evidentemente poteva stare a casa. E a quanto pare il tizio non se ne è andato in giro a contagiare dopo aver avuto la conferma della positività al tampone. E ammesso che lo avesse fatto, non c’è necessità di alcun TSO: le leggi vigenti già prevedono il ricovero coatto per chi, anche solo colposamente, diffonde epidemie. E’ una norma prevista dal codice penale ed è già applicata in questi mesi per chi si allontana dalla quarantena obbligatoria.

E’ evidente come quella di Zaia sia solo propaganda. L’ennesima caduta di stile di un importante rappresentante istituzionale che cede alla tentazione di speculare sulle paure della gente. Eppure era stato uno dei pochi meritevoli di apprezzamenti, Zaia, nella prima fase di questa pandemia. Peccato.

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