Coronavirus, il virologo Robert Gallo: “Va affrontato come l’Aids. Vaccino? Non credo ci arriveremo presto”

"Le epidemie possono essere vinte solo se c'è il contesto sociale giusto. Non c'è spazio per i nazionalismi quando un virus infuria ovunque"
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“Le epidemie possono essere vinte solo se c’è il contesto sociale giusto. Non c’è spazio per i nazionalismi quando un virus infuria ovunque. Dobbiamo immaginare che una forza aliena invisibile abbia invaso la Terra per distruggere l’umanità, e che solo unita la nostra specie possa farvi fronte”. A dirlo, in un’intervista su ‘La Repubblica‘, Robert Gallo, uno dei due scopritori del virus dell’Hiv nel 1982 che dirige l’istituto di virologia umana all’università del Maryland, negli Usa e che nel 2011 ha fondato il Global Virus Network, rete di laboratori in 35 Paesi che studia i microbi più insidiosi del mondo. Quello dell’unità “è lo spirito con cui abbiamo fondato il Global Virus Network, che mette insieme paesi come Russia, Cina, Messico, Indonesia. Non so se l’attacco informatico russo per il vaccino sia reale. Ma ho ottimi collaboratori in quel Paese. Nessuno metterebbe il nazionalismo al di sopra della scienza”, dice Gallo ricordando che “un virus non scompare in America o in Italia finché non è scomparso in Mali o in America Latina”.

La pandemia da coronavirus va “affrontata come l’Aids. L’Hiv ci ha insegnato che dalle pandemie si esce solo uniti. Nell’81 – ha spiegato – ci trovammo di fronte a una malattia totalmente nuova e ignota. Cercare di capirla fu uno sforzo enorme. Ma più che dal punto di vista scientifico, l’Aids ci ha offerto delle lezioni dal punto di vista sociale. Abbiamo imparato a riconoscere le differenze nella sessualità e a curare le aree più povere del mondo”.

Poi, però, continua Gallo, “abbiamo dimenticato che le epidemie tornano. Il governatore di New York Andrew Cuomo ha detto che il coronavirus verrà ricordato per sempre. Non è vero. Passato qualche anno, messo a punto un farmaco o un vaccino, dimenticheremo anche stavolta”. Per quanto riguarda il modo in cui gli Usa stanno affrontando la pandemia Gallo ammette “personalmente non mi fido dei consigli del governo e mi oriento sugli studi del nostro Network o sulla letteratura medica. Credo che sia importante stare distanti e all’aria aperta, finché il clima lo permette”.

Dalla scienza Gallo si “aspettava di più. Dopo sei mesi siamo ancora fermi a vecchi farmaci come remdesivir o idrossiclorochina. Con l’Hiv siamo diventati bravi a progettare antivirali, che hanno permesso ai malati di tornare a una vita normale. Oggi il governo interviene troppo nella ricerca. Dà miliardi a vaccini che non andranno lontano e nulla per una pillola da 10 centesimi che potrebbe salvare delle vite già oggi. Penso al vaccino orale contro la polio per stimolare il sistema immunitario”, progetto in cui Gallo è impegnato. “Eppure non riesco a ottenere i fondi per portarlo avanti nel mio Paese. Per ora ci lavorano altre nazioni”. E oggi, come all’epoca dell’Aids, c’è chi nega la realtà delle epidemie. “Non potei andare in Sudafrica per via di Thabo Mbeki, il presidente, che negava l’esistenza del virus. Eravamo accusati di averlo creato noi”, conclude.

Il vaccino contro il coronavirus?Non lo abbiamo e non credo ci arriveremo presto. Non abbiamo un vaccino contro il coronavirus – continua – e non credo che con gli approcci attuali ci arriveremo presto. Chi ci lavora è generoso nel fare annunci, ma è facile dire che viene stimolata la risposta immunitaria. Quello che dobbiamo sapere è quanto dura, questa risposta. E non ci vorrà meno di un anno. Il problema va risolto dalla scienza, non dalle ong. Prima facciamolo, questo vaccino. Rendiamolo facile da produrre e poi vedremo che darlo a tutti non sarà così difficile. Non capisco a cosa serva oggi una Gavi (Alleanza mondiale per vaccini e immunizzazione formata da enti internazionali e donatori ndr ) che si impegna a distribuire un prodotto che non c’è”. 

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