Coronavirus, nuovo focolaio in Rsa a Milano, 22 positivi: “Anomalia positiva, nessuno è in condizioni gravi, molti asintomatici”

A ieri sera solo uno dei contagiati aveva i sintomi del Covid-19: per tutti gli ospiti della struttura sono scattati i tamponi
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Torna l’incubo coronavirus nelle case riposo. Ventuno anziani e un operatore sanitario sono risultati positivi nella Rsa Quarenghi di Milano, alla periferia nord-ovest della città. Lo riporta il quotidiano ‘Il Giorno’ che in merito al nuovo focolaio rassicura: a ieri sera solo uno dei contagiati aveva i sintomi del Covid-19. Per tutti gli ospiti della struttura sono scattati i tamponi.

Una Rsa di Milano “risparmiata dalla prima ondata” di Covid-19 si trova oggi alle prese con un focolaio di coronavirus Sars-CoV-2, spiega all’Adnkronos Salute Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’Ats di Milano che, se da un lato rileva in questo caso riportato oggi dal quotidiano ‘Il Giorno’ una “spia d’allarme” perché è il primo focolaio nella metropoli meneghina post emergenza, dall’altro evidenzia “un’anomalia positiva”: nessuno degli anziani “è in condizioni severe, molti sono asintomatici, e i casi sono stati scoperti con il tracciamento. Secondo quanto raccontano i gestori di Coopselios al quotidiano locale, un ospite “ha manifestato sintomi riconducibili a Covid“, una volta testato è risultato positivo, da qui è scattato lo screening collettivo per ospiti e personale. Oltre a un operatore, altri 20 anziani spiegano i gestori, “sono risultati positivi, ma completamente asintomatici.

Nel caso di questa Rsa, ricostruisce Demicheli, “probabilmente c’era un operatore che potrebbe essersi contagiato magari in famiglia e ha portato il virus, involontariamente come detto molte volte. Poi un ospite è stato sottoposto a tampone ed è risultato positivo e sono scattati i test a raffica”. “Siamo a una ventina di casi positivi, e credo che il numero possa restare questo in definitiva perché credo che il tracciamento si sia ora concluso. Con un’anomalia positiva, tutta da interpretare, legata al fatto che sono casi tutti molto lievi“. Colpiscono, conclude l’esperto, “tanti asintomatici, se si considera che siamo in una categoria – quella degli anziani ospiti di Rsa – fragile e in età molto avanzata”.

C’è un aspetto organizzativo che abbiamo sollevato in Regione Lombardia ed è che la delibera che aggiorna quella sulle Rsa costringe a spostare in caso di positività al coronavirus Sars-CoV-2 gli anziani ospiti e ricoverarli in Malattie infettive o in una struttura dedicata, anche se sono tutto sommato asintomatici e in buona salute. Chiediamo se si possa adottare una soluzione diversa“, aggiunge Demicheli. “Questa indicazione di spostare gli anziani positivi pur senza sintomi significativi comporta enormi disagi per queste persone in età molto avanzata, che si destabilizzano se vengono tolti da un ambiente che è loro familiare, e ha anche l’effetto di occupare letti” negli ospedali. “Abbiamo sollevato questa questione con la Regione, evidenziando l’urgenza di accelerare la messa a disposizione di soluzioni alternative, in modo che gli anziani possano stare in strutture simili a quelle in cui sono abituati a vivere o in aree dedicate delle stesse Rsa senza doverli ricoverare“, conclude Demicheli.

Codacons: “Nuovo esposto in procura”

Il Codacons annuncia “un nuovo esposto in Procura dopo la notizia del focolaio emerso a Milano, alla Rsa Quarenghi. La situazione sarà anche sotto controllo, come riportato dai principali organi di stampa, ma è comunque doveroso approfondire la vicenda, semmai, anche tramite ispezioni e sequestri delle cartelle cliniche dei pazienti“. L’associazione approfitta del caso del cluster intercettato nella casa di riposto per tornare sul dramma delle tante morti registrate nei mesi più duri di Covid-19 e ricordare “le decine di denunce” depositate “in tutta Italia”. “E’ una strage che ora dovrà essere ricostruita punto per punto così da individuare eventuali mancanze e omissioni, errori e sottovalutazioni“, incalza il Codacons. “Quelle sulle Rsa sono indagini sacrosante, per dare finalmente risposte a chi nei mesi scorsi ha perso parenti e conoscenti in quelli che pensavano essere ‘luoghi di cura’: quanto accaduto nelle case di riposo non può ritenersi una epidemia casuale”. “Adesso – conclude l’associazione – è il momento di fare chiarezza. Tutte le domande su questi decessi sono state girate dai familiari e dal Codacons alla Procura della Repubblica competente per territorio, che dovrà verificare la correttezza delle procedure seguite e l’adeguatezza delle cure prestate al paziente. L’associazione mette lo staff legale a disposizione dei parenti delle vittime”.

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