“Sul timore di una nuova ondata, più che l’improbabile possibilità di nuovi casi endogeni trasmessi localmente, soffia una potenziale e affatto remota insicurezza sanitaria correlata ai fenomeni migratori che, in quanto flussi intensi e promiscui di persone, certamente non esentano da rischi“. Lo dice il professor Mauro Minelli, immunologo, in un’intervista al ‘Corriere Salentino’. “Non si può non tener conto del fatto che oggi i nuovi cluster-Covid non siano più concentrati tra gli anziani e nelle residenze a loro dedicate, ma sembrano interessare soprattutto soggetti di età compresa tra i 18 e i 50 anni e per lo più provenienti da Paesi dell’area extra-Schengen, visto che i dati delle ultime settimane evidenziano focolai soprattutto riferiti a nuclei di persone arrivate in Italia da Bangladesh, Paesi Balcanici e dell’est europeo. Sul versante sanitario, dunque, un’attenzione particolare andrebbe riservata proprio a monitorare e regolamentare ciò che accade all’ingresso del nostro Paese. Laddove, tra l’altro, sarebbe molto utile prevedere l’applicazione di protocolli d’intervento capaci di fornire risposte rapide alla diagnosi di positività“, ha aggiunto.
“In tal senso, un contributo particolarmente proficuo potrebbe essere fornito dai nuovi test rapidi, approccio da noi sempre fortemente auspicato per individuare le forme più subdole di latente infezione asintomatica. Si tratta di nuovi esami tampone naso-faringei, in attesa di essere definitivamente validati, e tecnicamente basati su metodiche immunocromatografiche e di elettrofluorescenza. Grazie al loro impiego auspicabilmente esteso alle persone in arrivo, potrebbe essere possibile controllare tutti gli eventuali casi in transito di Covid-19, così esercitando un’efficace azione ispettiva negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie o degli autobus”, ha concluso Minelli.