Coronavirus, i nuovi casi in Italia ci devono fare preoccupare? L’esperto fa chiarezza con un semplicissimo esempio

Coronavirus e nuovi casi in Italia: ci dobbiamo preoccupare? A fare chiarezza con un semplice esempio è il dott. Paolo Spada
MeteoWeb

Ci dobbiamo preoccupare? Questa domanda arriva sempre, tutte le sere. La mia risposta secca sarebbe: no, mai, ci fidiamo della scienza. Ma capisco che non basta. Di solito rispondo che io non sono preoccupato, sono sereno. E va già meglio, ma solo perché siete molto gentili. Allora provo a dirvi come la vedo, con un esempio facile, che vada bene per tutti“: è il dott. Paolo Spada, chirurgo vascolare di Humanitas, a fare chiarezza su una questione molto dibattuta in questi giorni, in considerazione degli ultimi dati sull’epidemia in Italia.
L’esperto ha espresso la sua opinione all’interno di un approfondimento pubblicato sulla pagina Facebook “Pillole di Ottimismo“, alla quale contribuiscono numerosi esperti, con la direzione scientifica del virologo Guido Silvestri, della Emory University di Atlanta.
Io considero la curva dei contagi un po’ come i debiti nei conti di casa, o in una azienda,” spiega Spada. “Vorremmo tutti essere a zero, ma certe volte ci consentono di comprare casa, di acquistare un’auto, di concederci qualcosa in più, o semplicemente di avviare il lavoro. Ora, se fossimo ancora in lockdown, saremmo probabilmente a zero casi, o quasi, ma immobili e infelici. Quando vediamo salire un poco la curva dobbiamo pensare che sono “spese” necessarie per tornare alla nostra vita, a quella dei nostri figli. È un prezzo che sappiamo di dover pagare, in relativa sicurezza, per avere libertà in cambio, e opportunità di crescita. Guai se rinunciassimo a muoverci, a lavorare, e – anche sì – a goderci un po’ la vita. Noi qui, ogni sera, stiamo attenti ai conti di casa, non perché siamo preoccupati, ma perché dobbiamo verificare che le spese non vadano fuori controllo. Per ora direi che ci stiamo ancora dentro bene. Naturalmente ci vuole il buon senso di tutti, o almeno di chi ce l’ha.

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