Prevenzione del rischio idrogeologico, Borrelli: “Siamo di fronte ad una rivoluzione copernicana”

Borrelli: "Stiamo per lanciare l’app “IT Alert”, grazie alla quale ciascun cittadino potrà ricevere, nel caso di emergenze, informazioni su come comportarsi"
MeteoWeb

Nel campo della prevenzione del rischio idrogeologico siamo di fronte ad una rivoluzione copernicana: con l’avvio del nuovo anno scolastico, l’educazione alla protezione civile entra nei programmi didattici”: a ricordarlo è Angelo Borrelli, Capo Dipartimento della Protezione Civile, intervenuto a Roma nella sede ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), alla presentazione del libro “Storia d’Italia e delle catastrofi”, presenti gli autori: Erasmo D’Angelis, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale e l’economista, Mauro Grassi. “Non solo –prosegue Borrelli – Stiamo per lanciare l’app “IT Alert”, grazie alla quale ciascun cittadino potrà ricevere, nel caso di emergenze previste o in corso, informazioni su come comportarsi.

La Protezione Civile è un’eccellenza del nostro Paese, cui bisogna accompagnare, però, la sfida per adeguare  le infrastrutture idrauliche all’estremizzazione degli eventi atmosferici, conseguenza dei cambiamenti climatici – gli fa eco  Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Il libro giunge puntuale alla vigilia di una fase cruciale per i finanziamenti previsti dal Recovery Fund, ai cui obbiettivi i Consorzi di bonifica ed irrigazione portano il contributo di oltre 800 progetti definitivi ed esecutivi per l’efficientamento della rete idraulica sul territorio, capaci garantire circa 21.000 posti di lavoro, grazie ad un investimento di 4 miliardi e 339 milioni di euro. Siamo orgogliosi – conclude il DG di ANBI – che proprio dalla nostra sede, attraverso anche la presentazione di questo libro, salga la richiesta di un cambio di paradigma per il Paese verso un modello di sviluppo green, che abbia al centro la salvaguardia del territorio e delle sue comunità.”

E’ una storia d’Italia originale e documentata, quella raccontata da Erasmo D’Angelis e Mauro Grassi, i due fondatori della Struttura di Missione di Palazzo Chigi “#italiasicura”: dai primi disastri conosciuti come lo tsunami provocato 8.000 anni fa in Sicilia dal collasso dell’Etna, che distrusse i primi villaggi costieri del Mediterraneo, fino alle recenti alluvioni (da Palermo a Milano) ed agli uragani di Agosto, che hanno devastato l’Italia del Nord.

È un viaggio storico e scientifico con dati e cifre spesso inediti attraverso verità scomode e catastrofi annunciate, provocate da clima, alluvioni, frane, terremoti, maremoti, eruzioni, uragani, incendi, epidemie;  città e paesi più volte allagati, crollati e ricostruiti nell’elusione di regole e norme, nonostante gli appelli scientifici,  che mettevano in guardia, invocando opere ed interventi. Il libro svela colpe e colpevoli, mostrando la nostra, fatale inclinazione a perdere la memoria degli eventi e delle cause, ma indica anche  la strada per passare dall’inseguimento delle  emergenze  alla cultura della prevenzione.

Con 12 mosse gli autori indicano una strategia di fronte ai rischi del cambiamento climatico, che aumenta gli eventi meteoclimatici estremi; spiegano come lo Stato possa  essere riorganizzato e, anziché spendere mediamente circa 8 miliardi di euro all’anno per le emergenze, possa spendere 10 volte meno, investendo  in prevenzione e sicurezza. Un dato è drammaticamente esemplificativo: i soli 3 grandi terremoti degli ultimi 11 anni obbligano a ricostruzioni per  oltre 53 miliardi di euro (L’Aquila 2009: 17.4 miliardi; Emilia 2012: 13 miliardi; Centro Italia 2016-2017: 23 miliardi); è esattamente la metà dell’investimento, stimato in 100 miliardi di euro, per mettere in sicurezza il patrimonio edile del Paese.

Il volume chiede di mettere fine al paradosso dell’Italia, dove sono nate discipline come l’architettura, l’ingegneria, la sismologia, la geologia, ma che resta l’unico tra gli stati industrializzati, dove scosse di media potenza ancora possono disintegrare il costruito ed annientare intere comunità.

L’Italia ha 12.400 chilometri quadri di zone a più elevato rischio idraulico, 25.400 chilometri quadri  a pericolosità media e 32.900 a pericolosità più bassa; complessivamente sono circa 12 milioni, i cittadini che vivono in aree potenzialmente allagabili. L’Italia delle frane è un altro quadro allarmante: delle circa 750.000 frane censite nel continente europeo, ben 620.800 interessano l’Italia con 2.940 frane attive e preoccupanti, monitorate dalla Protezione Civile. La superficie franosa  è di kmq. 59.900 (19,9% del territorio nazionale) e tocca 7.275 comuni su un  totale di 7.904; vi risiedono 1.281.900 abitanti  con 550.723 edifici, 83.000 strutture industriali con 217.608 addetti.

L’Italia presenta sempre più lunghi periodi di siccità con aumento delle zone in inaridimento e desertificazione: ad esserne potenzialmente interessati sono 90.000 dei 301.000 chilometri quadrati di suolo italiano, dove già oggi oltre 20.000 chilometri quadrati  vedono ridotta o cancellata la produttività agricola. La risalita del cuneo salino sta colpendo gli acquiferi con penetrazione di acqua marina nelle falde dolci di lunghi tratti di costieri (isole,  Sud Italia, Maremma toscana ed alto Adriatico).

Per D’Angelis e Grassi occorre, infine, una cabina  di regia nazionale a Palazzo Chigi per un piano coerente e duraturo, ma soprattutto per contrastare il possibile innalzamento nel livello dei mari  con impatti, già nei prossimi decenni, sui 1.800 chilometri di 40 aree costiere e  su 5.500 chilometri quadri di territorio, dove si concentra oltre metà della popolazione italiana.

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