Sarebbero dei cloni particolarmente potenti del batterio Streptococcus pyogenes, associati a tossine particolari e in grado di aumentarne l’infettività, i responsabili della recente ricomparsa e recrudescenza della scarlattina, una malattia che ha provocato tassi di mortalità elevati per secoli, ma che era stata quasi del tutto dissipata negli anni ’40. Lo hanno scoperto gli esperti dell’Università del Queensland, nell’ambito di uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, durante il quale il team ha indagato sulla capacità di infezione dei ceppi moderni del batterio che provoca la scarlattina. “Al pari di SARS-CoV-2 – spiega Stephan Brouwer dell’Università del Queensland, primo autore dell’articolo – lo Streptococcus pyogenes si diffonde per via aerea, tramite starnuti o colpi di tosse, e puo’ provocare sintomi come mal di gola, febbre, mal di testa e linfonodi ingrossati, oltre alla caratteristica eruzione cutanea di colore rosso scarlatto”.
L’esperto aggiunge che si tratta di una patologia comune tra i bambini di età compresa tra due e dieci anni. “Dal 2011 abbiamo assistito a un aumento del numero di casi di scarlattina a livello globale – commenta lo scienziato – con diversi flussi epidemici nel Regno Unito e in Australia nel 2014 e nel 2020, il che ha portato a un aumento di quasi cinque volte nel tasso di infezione, con circa 600mila casi in tutto il mondo“.
Secondo il gruppo di ricerca un ceppo del batterio Streptococcus pyogenes in grado di acquisire tossine superantigene. “Questa varietà sta formando nuove copie – aggiunge Mark Walker, collega e coautore di Brouwer – le tossine si trasferiscono nel batterio quando viene infettato dai virus che trasportano i geni della tossina, che permette allo streptococco di infettare meglio l’organismo. Questi cloni batterici sovralimentati hanno causato i nostri moderni focolai di scarlattina”.
Nel corso dello studio, gli scienziati hanno dunque rimosso i geni della tossina dalle copie del batterio, scoprendo che in questo modo la capacita’ di infezione risultava ridotta. “Per il momento – rassicura Walker – i focolai di scarlattina sono stati attenuati, in gran parte grazie alle misure di contenimento per arginare la diffusione di COVID-19. Anche la chiusura delle scuole ha ridotto le possibilità di contagio, ma con la ripresa delle attività scolastiche e il contatto tra bambini la scarlattina potrebbe tornare. Dobbiamo continuare questa ricerca per migliorare la diagnosi e gestire meglio queste epidemie, valorizzando al contempo gli sforzi per lo sviluppo di un vaccino efficace”.