Coronavirus: diminuite le terapie per le malattie croniche

"Alcune aziende hanno messo in atto progetti di consegna a domicilio dei farmaci, così come Federfarma e Assofarm hanno dato la loro disponibilità per la consegna diretta"
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A causa del lockdown imposto dal Covid-19, l’impiego di alcune terapie farmacologiche (soprattutto quelle di patologie asintomatiche e preventive) si e’ ridotto, arrivando a raggiungere il 40%. Ma ci sono state anche forti diminuzioni di prescrizioni per pazienti di nuova diagnosi, fino ad arrivare all’85% in alcuni casi.

E’ diminuito il ricorso a terapie per patologie croniche, per la prevenzione di eventi cardiovascolari, fratture ossee, o per controllare la progressione dell’artrite reumatoide. La Fondazione italiana per il cuore, la Fondazione Giovanni Lorenzini, la Fondazione italiana ricerca sulle malattie dell’osso (Firmo), l’Associazione nazionale malati reumatici (Anmar Onlus) e l’Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione, hanno deciso di denunciare la situazione e richiedono uno sforzo per la prevenzione e cura delle patologie cardiovascolari, ossee e reumatiche. Il Governo con il decreto liquidita’ dell’aprile scorso ha disposto la possibilita’ per i farmaci erogati in regime di distribuzione diretta da parte delle strutture pubbliche di passare alla “distribuzione per conto” da parte delle farmacie convenzionate.

“Alcune aziende hanno messo in atto progetti di consegna a domicilio dei farmaci, così come Federfarma e Assofarm hanno dato la loro disponibilità per la consegna diretta – spiegano le organizzazioni in una nota – Ciononostante, a livello regionale, o anche a livello del singolo territorio, non sono seguite attivita’ concertate e uniformi e, di conseguenza, non sempre si sono messi in atto in meccanismi per semplificare l’accesso ai farmaci in distribuzione diretta ospedaliera“.

Per Antonio Tomassini, presidente dell’Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione, “è fondamentale che le istituzioni, dall’Aifa alle Regioni ascoltino le voci delle rappresentanti delle associazioni e fondazioni. Da quanto avvenuto nell’emergenza Covid 19 si deve imparare a dare un nuovo peso alla cronicità, soprattutto a quella dei pazienti più a rischio, che più rischiano di essere penalizzati dalle difficoltà di accesso alle cure”. 

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