La Giornata Mondiale della Vista, sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica, rappresenta l’evento annuale dedicato alla centralità della vista nella salute della persona. Secondo l’OMS nel mondo ci sono 2,2 miliardi di persone interessate al problema, ma la maggior parte delle malattie oculari si possono prevenire e trattare, se individuate e affrontate in tempo.
Alla luce di questo, sono quanto mai appropriate le conclusioni tratte dal Professor Francesco Bandello, Direttore della Clinica Oculistica Vita e Salute – Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, al termine di un incontro, svoltosi di recente, dal titolo: «Occhio e Diabete – Prevenzione, Cura e Prospettive future» organizzato da Il Sole 24 Ore con il contribuito incondizionato, tra gli altri, di Bayer, cui hanno partecipato clinici, accademici, economisti, Istituzioni, Rappresentanti di Associazioni Pazienti.
«Oggi siamo in possesso di tutti gli strumenti e le metodologie per arginare una delle più gravi conseguenze del diabete, la retinopatia diabetica – afferma il Professor Bandello – Se questo non viene fatto è perché ci sono state e ci sono responsabilità e ritardi».
La retinopatia diabetica interessa circa il 30% della popolazione con diabete, ed è la prima causa di ipovisione e di cecità nei Paesi sviluppati. Si verifica come risultato di un danno stratificato, nel lungo periodo, a carico dei piccoli vasi sanguigni della retina, fino a creare veri e propri “sfiancamenti” (detti microaneurismi), con trasudazione della parte liquida del sangue in prossimità della regione maculare che, a sua volta, può provocare l’edema maculare diabetico.
«Un elemento chiave per far sì che la situazione patologica del paziente non si aggravi, è il ‘tempismo‘ e, per ottenere questo risultato, c’è un’altra parola fondamentale che è ‘screening‘ – aggiunge il Professor Bandello – Dobbiamo far sì che il paziente diabetico arrivi all’attenzione dello specialista per rilevare eventuali alterazioni del fondo oculare. E che ci arrivi velocemente, perché, sia i trattamenti farmacologici, che quelli strumentali producono risultati nettamente migliori quando si eseguono in una fase precoce. Tutto ciò servirebbe a migliorare la situazione di vista e di vita dei pazienti diabetici, e si tradurrebbe anche in un enorme risparmio per l’economia sanitaria».
«Un dato ricorrente, che emerge da numerose survey nazionali e internazionali è che la principale preoccupazione della popolazione generale, e dei diabetici in particolare, è la perdita della vista. – aggiunge il Professor Massimo Porta, Professore di Medicina Interna e Direttore della Scuola di Medicina Interna, del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino – ma finora, in sostanza, non si è fatto molto per la prevenzione. A livello di popolazione diabetica, solo un 10% esegue un controllo regolare della vista. Se consideriamo, poi, i pazienti seguiti nei centri di diabetologia la situazione è leggermente migliore, ma non ancora ottimale. Da un punto di vista professionale, abbiamo necessità di una maggior condivisione delle proposte – continua il Professor Porta -. Se, da un lato, la popolazione generale ha acquisito una maggior sensibilità sulle problematiche e le conseguenze del diabete, dall’altro i pazienti, non sono ancora sufficientemente informati sull’importanza di seguire in modo costante un percorso terapeutico, come il fatto di sottoporsi regolarmente ai controlli medici. Purtroppo, a questro quadro, si aggiungono i problemi ‘burocratici’ che, comunque, contribuiscono a ridurre l’accesso dei pazienti alle cure. Vorrei ricordare – conclude il Professor Porta – che nell’ultima riforma dei LEA, l’esame del fundus oculi, non è più esente dal ticket per i pazienti diabetici».
«Il problema della retinopatia diabetica è che, rispetto ad altre malattie retiniche, i suoi sintomi compaiono tardi, quando la malattia è già in fase avanzata – aggiunge il Professor Edoardo Midena, Direttore della Clinica Oculistica e della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia dell’Università degli Studi di Padova – Se non c’è un programma di screening in cui si riesce ad individuare il paziente all’inizio della perdita visiva, quando una persona arriva da noi specialisti, è ormai in una situazione grave, in quanto manifesta già un calo del visus. E poichè la causa di quest’ultimo problema è l’edema maculare, la maggior parte degli sforzi fatti di recente nella ricerca dei trattamenti della maculopatia diabetica, si sono concentrati nell’identificare precocemente e nel trattare adeguatamente proprio questa problematica».
«Il paziente con edema maculare, nella maculopatia diabetica, deve sottoporsi a una serie di accertamenti presso una struttura specializzata, che servono a identificare il tipo di edema, in base al quale si prescriverà una terapia adeguata – ha affermato il Professor Stanislao Rizzo, Direttore di Oculistica, presso il Policlinico Gemelli di Roma – Nei casi più gravi, la terapia iniettiva, con iniezioni intravitreali anti VEGF è considerata la più appropriata. In questa categoria farmacologica ci sono farmaci che, per esempio, vanno iniettati a scadenze mensili, almeno all‘inizio. Altri che hanno intervalli di trattamento più lungo».
«L’introduzione delle terapie con iniezioni intravitreali ha posto a noi oculisti l’obbigo di un cambiamento di mentalità organizzativa – aggiunge il Professor Midena – Predisporre un sistema di questo genere è più impegnativo rispetto al passato. L’esperienza del Covid 19, poi, ci ha fatto capire ancora di più quanto sia importante programmare l’accesso dei pazienti alle strutture specialistiche. Lo sforzo principale, quindi, è quello di attivare linee di percorso efficienti, non solo efficaci. Questa è la sfida che dobbiamo affrontare in questo momento».
«Da una parte l’esperienza dell’emergenza sanitaria ci ha insegnato l’importanza del ‘decentramento’ e di introdurre nella nostra società sempre più il concetto di “rete” – afferma il Professor Rizzo – Fare diagnosi, prescrivere e seguire la corretta terapia nelle strutture ospedaliere e specialistiche, deputate a questo tipo di missione e seguire il paziente sul territorio, eventualmente vicino alla sua abitazione. Oggi abbiamo la possibilità di usare dispositivi con software di lettura, capaci di eseguire esami e trasmettere immagini a distanza allo specialista».
«L’intelligenza artificiale, ad esempio, può aiutarci in una valutazione molto veloce, anche in tempo reale delle immagini di un esame di un paziente. Sfrutta particolari algoritmi, che sono predittivi della presenza della malattia – dichiara la Dottoressa Stela Vujosevic, Specialista in Oftalmologia, Responsabile del Servizio di Retina Medica, Clinica Oculistica, Ospedale San Giuseppe Università di Milano, IRCCS Multimedica – In questo modo, può aiutarci a distinguere i pazienti che hanno un certo grado di severità di retinopatia diabetica, quindi necessitano di un urgente controllo da parte dello specialista, o quelli che hanno la patologia a uno stadio iniziale, e quindi possono continuare a effettuare controlli mediante le fotografie del fondo oculare. L’intelligenza artificiale si presta molto ad essere inserita nei programmi di telemedicina – continua la Dottoressa Vujosevic – Purtroppo, viene ancora poco utilizzata, soprattutto perchè devono essere ancora risolte diverse questioni di tipo etico e legale».
Il problema delle liste d’attesa, dell’accesso alle prestazioni e della presa in carico del percorso diagnostico del paziente è stato ribadito anche dalla Dottoressa Isabella Mori «Queste sono segnalazioni che riceviamo quotidianamente al nostro servizio di tutela e che purtroppo hanno subito un incremento, in seguito all’emergenza sanitaria da Covid 19, che ha accentuato alcune criticità già presenti nel nostro sistema».
«Questo – continua la Dottoressa Mori – apre un altra problematica che viene spesso segnalata dai pazienti, ovvero il tema delle disuguaglianze di trattamento tra Regione e Regione, uno dei nostri temi trasversali, che portiamo avanti da tanti anni e che, in questo momento storico, stiamo tenendo in grande rilievo in quanto si è verificato un aumento delle differenze non solo tra le diverse Regioni, ma anche tra territorio e territorio, all’interno di una stessa Regione. Il che comporta una grandissima disparità di trattamento tra i cittadini».
Secondo il Professor Teresio Avitabile, Direttore della Clinica Oculistica dell’Università degli Studi di Catania, infine, «per risolvere il problema dell’accesso alle cure, per quanto riguarda l’edema maculare diabetico, ci sono due vie: i farmaci a lunga durata (che implicano un minor numero di somministrazioni), e una maggiore sensibilità da parte dei payer per comprendere che queste terapie innovative richiedono la predisposizione di nuovi spazi, di ambulatori dedicati, che permettono un accesso tutti i giorni e nell’arco dell’intera giornata».