Più 150 residenti Bougainville, in Papua Nuova Guinea, hanno presentato una denuncia alle autorità australiane. Sono convinti che i rifiuti della miniera di rame e oro del gigante minerario Rio Tinto, abbandonata da oltre vent’anni, stia causando problemi di salute a 12.000 persone che vivono nelle vicinanze. L’azienda mineraria si difende e si è detta dispota al dialogo e con gli attuali proprietari della miniera di Panguna e con la comunità locale. La criticità è emersa dopo che il capo di Rio Tinto e altri due alti dirigenti si sono dimessi all’inizio di questo mese in seguito alla notizia che la società aveva distrutto i siti aborigeni sacri a Pilbara, nell’Australia occidentale.
“I nostri fiumi sono avvelenati dal rame, le nostre case si riempiono di polvere dai cumuli di sterili, i nostri bambini si ammalano per l’inquinamento”, ha detto Theonila Roka Matbob, un proprietario terriero tradizionale e membro del parlamento locale a Bougainville. La miniera di Panguna era una delle più grandi della regione per il rame e l’oro negli anni ’70 e ’80, ma la rabbia diffusa tra le comunità locali per i danni ambientali e la distribuzione dei profitti ne ha costretto la chiusura più di due decenni fa. Rio Tinto ha consegnato la sua partecipazione nella miniera al governo della Papua Nuova Guinea quattro anni fa, ma molti ritengono che la società dovrebbe ancora assumersi la responsabilità di ripulire il sito. “Questi non sono problemi che possiamo risolvere a mani nude. Abbiamo urgente bisogno che Rio Tinto faccia ciò che è giusto e affronti il disastro che hanno lasciato”, ha precisato Matbob.
Un portavoce dell’azienda britannico-australiana ha dichiarato di essere disposto a impegnarsi con la comunità locale. “Siamo consapevoli del deterioramento delle infrastrutture minerarie nel sito e nelle aree circostanti e delle affermazioni di conseguenti impatti ambientali e sociali negativi, inclusi i diritti umani“, ha detto un portavoce al giornale.