Tante, interessanti e curiose sono le ricerche che gli studiosi ed esperti fanno ogni giorno e altrettanto interessanti sono i risultati che ne scaturiscono. Uno studio della Loughborough University, pubblicato sulla rivista Medicine and Science in Sports and Exercise, ha scoperto che dei glutei grandi potrebbero aiutare le ad aumentare le prestazioni atletiche dei corridori fino al 44%.
Una scoperta che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’atletica, dove siamo abituati a vedere fisici magri, filiformi e asciuttissimi.

foto di Atsushi Tomura/Getty Images
“Nei velocisti piu’ rapidi, con un record personale inferiore ai 9,99 secondi per i 100 metri, il grande gluteo e gli estensori dell’anca erano significativamente piu’ sviluppati rispetto agli altri corridori, mentre i muscoli del polpaccio erano simili tra i vari runner“, ha dichiarato Jonathan Folland, dell’Universita’ di Loughborough.
“Le nostre analisi rivelano che il 44 percento di tale variabilita’ potrebbe essere attribuito alle dimensioni del grande gluteo e tra gli altri fattori rientrano tecnica, psicologia, nutrizione, anatomia di altre strutture. Siamo rimasti davvero sorpresi nel constatare l’importanza di un singolo muscolo. E’ davvero notevole“, ha continuato l’esperto.
Gli studiosi hanno misurato le dimensioni di ben 23 muscoli della parte inferiore del corpo di 42 uomini, 5 velocisti, 26 atleti professionisti e 11 non allenati tramite la risonanza magnetica MRI, notando che i record di velocisti e atleti nei 100 metri variava di circa 1,34 secondi.
“Le dimensioni del grande gluteo e degli altri estensori dell’anca potrebbero migliorare le prestazioni dello sprint è insolito che si conducano ricerche su atleti di questo calibro ed e’ emozionante aver identificato un fattore che potrebbe pesare cosi’ profondamente sulle prestazioni atletiche“, ha aggiunto Rob Miller, studente di dottorato presso la Loughborough University
“Stiamo anche raccogliendo dati per effettuare un confronto tra l’anatomia muscolare dei corridori che gareggiano su distanze diverse“, ha concluso Folland.