L’infettivologo Bassetti: “Mi hanno insultato dicendo che bisognava terrorizzare la gente, ora è accaduto quello che temevo”

Bassetti: "Mi hanno insultato dicendo che bisognava terrorizzare la gente per fargli capire l’importanza della malattia.Vi rendete conto?"
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Oggi cito un mio articolo del 27 agosto 2020 su un giornale nazionale. ‘Siamo perfettamente organizzati per trattare tutti i ricoverati al meglio. Occorre spiegare alla gente che il Covid è oggi una malattia piu? gestibile per la quale abbiamo imparato molto. Bisognerebbe sviluppare protocolli di trattamento domiciliare e stabilire i criteri unici su tutto il territorio nazionale per il ricovero in ospedale. La maggioranza dei casi dovrebbero essere gestiti al di fuori degli ospedali. Invito tutti a rispettare il sistema sanitario nei prossimi mesi. Se avete dei sintomi bisogna rimanere a casa e non andare in ospedale’. Eravamo ad agosto. Ho continuato a ripeterlo per tre mesi“: è quanto dichiara, in un post su Facebook, Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente della task force Covid-19 della Liguria, in riferimento alle critiche ricevute per le affermazioni fatte nei mesi scorsi.
Mi hanno dato del negazionista per averlo sostenuto. Mi hanno insultato dicendo che bisognava terrorizzare la gente per fargli capire l’importanza della malattia.
Vi rendete conto?
Oggi quelle parole risuonano forte in chi non ha voluto e saputo ascoltarle.
Si e? verificato esattamente quello che pensavo. La gente e? terrorizzata e per la paura corre in ospedale, anche quando non ce ne sarebbe la necessita?. Non ci sono protocolli per la gestione domiciliare (noi in Liguria li abbiamo sviluppati e sono a disposizione di chi li vorrà consultare). Non ci sono criteri nazionali condivisi per chi ricoverare (quelli liguri sono disponibili). Risultato? Gli ospedali e i pronto soccorso italiani sono allo stremo perche? si mischiano i casi di chi ha veramente bisogno dell’Ospedale con quelli che potrebbero essere seguiti a casa. Ci sono casi gravi e impegnativi, ma rispetto a marzo sono la minoranza. Speriamo che qualcuno in Italia mi ascolti,” conclude l’infettivologo.

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