Da ormai 9 lunghi mesi, il coronavirus è entrato prepotentemente nella vita della popolazione del mondo intero. Dopo un’estate ‘serena’, sempre attenti a rispettare le indicazioni date dagli esperti per limitare la diffusione del virus, è iniziata in Europa la seconda ondata in concomitanza con l’inizio della stagione autunnale. I numeri crescono, facendo tornare un clima di preoccupazione e tensione. Ci sarà un nuovo lockdown? Con i contagi aumenterà anche il numero di morti? Riusciremo mai a sconfiggere il virus? O dovremo imparare a conviverci?
La domanda più frequente è: quando finirà il coronavirus?
Una domanda alla quale è difficile, se non impossbile, dare una risposta. Almeno per il momento.

Carl Court
“Il coronavirus ormai è chiaro, è fuori dalla gabbia. Lo troviamo un po’ ovunque. Infetterà ancora tanta gente. Per fortuna non fa troppo male, soprattutto sotto ai 60 anni. I giovani restano in buone condizioni e i bambini sembrano resistenti. Il rischio più grande è per anziani e malati in dialisi, con scompenso cardiaco o insufficienza respiratoria. Dobbiamo prepararci bene per prevenire i contagi soprattutto fra loro”, ha spiegato Guido Silvestri, direttore del dipartimento di Patologia alla Emory University ad Atlanta.
Le ondate di contagi del coronavirus stanno seguendo un percorso stagionale: in autunno-inverno i casi aumentano in maniera importante, mentre in estate diminuiscono, quasi azzerandosi. E’ quello che è successo finora, ma sarà sempre così? Il coronavirus agirà come un agente patogeno influenzale o dopo una serie di ondate si trasformerà?
In tantissimi si domandano quando finirà il coronavirus, ma ci siamo mai chiesti se il COVID-19 sarà una pandemia che mai finirà, come per esempio l’AIDS? Il coronavirus potrebbe infatti non finire mai: la situazione più ‘leggera’ vissuta in estate non indica un’aggressività minore del virus, ma un calo del contagio basato sugli stili di vita più salutari, con attività all’aria aperta, costante esposizione ai raggi solari etc. “Tutti i virus respiratori nei mesi estivi si trasmettono di meno, e questo coronavirus potrebbe non aver fatto eccezione. Una possibilità, ancora non provata, è che – come accade con altre infezioni virali– un’infezione con una quantità minore di virus potrebbe corrispondere a una malattia più lieve. Stiamo lavorando anche su questa ipotesi con evidenze piuttosto interessanti. Anche in questo caso, sembra essere cruciale il ruolo svolto dalle mascherine e dagli altri strumenti di protezione individuale. Insomma, il virus per quanto ne sappiamo è sempre lo stesso. Modifiche minime senza nessuna correlazione diretta con un quadro clinico meno aggressivo. Al contrario siamo cambiati noi, ed è cambiato di certo il nostro comportamento, molto più attento“, ha spiegato Burioni.
Adesso bisogna stringere i denti e avere pazienza. La ricerca scientifica, sicuramente, troverà dei farmaci per limitare le conseguenze del virus mentre per l’agognato vaccino bisognerà attendere ancora un po’ di tempo: prima dell’estate-autunno 2021 probabilmente non ci potrà essere nulla di concreto, sempre se mai un vaccino ci sarà.
Non resta quindi che trovare la chiave giusta per convivere col virus, senza troppi allarmismi che generano altre conseguenze psico-fisiche devastanti, attenendoci alle linee guida che ormai tutti conosciamo bene per limitare la diffusione del Covid: igiene delle mani, distanziamento sociale, utilizzo della mascherina.