Attualmente “non si capiscono i tempi della malattia di Trump, se il decorso clinico sarà diverso dalla quarantena di due settimane cui siamo abituati. Pensiamo a Berlusconi ad esempio. C’è il rischio che si arrivi al voto con un presidente in ospedale e non è da escludere il fatto che lo staff della Casa Bianca non sia del tutto trasparente” nel rendere note le notizie sulle condizioni di salute del presidente, da ieri ricoverato al Walter Reed Medical Center. E’ quanto dichiarato all’Adnkronos da Gabriele Iacovino, direttore del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.), a commento la notizia della positività di Trump al Covid ed i dubbi, evidenziati da parte della stampa americana, su una certa “opacità” nel diffondere le notizie sulle condizioni del presidente.
“Una prima riflessione è che non siamo abituati” a sapere che il presidente degli Stati Uniti è malato e “il fatto che ci siano voci incontrollate potrebbe nascere anche da una certa disorganizzazione nella Casa Bianca”, sottolinea l’esperto citando i “tantissimi passaggi di consegna e cambiamenti avvenuti nello staff del presidente”. “In più – prosegue – siamo di fronte a un virus che ha ancora un alone di non controllo e questo accresce anche i rischi”. Secondo Iacovino, anche il “percorso” attraverso il quale Trump si è ammalato, “prima negando i rischi poi dicendo che li conosceva bene ma che non voleva creare il panico, la polemica sull’uso della mascherina e il tutto nel mezzo della campagna elettorale“, possono influire sulla ‘linea’ decisa dalla Casa Bianca per informare il mondo sulle condizioni del presidente.
“La trasparenza in una democrazia come gli Stati Uniti è una contrapposizione di modello rispetto alla Cina. La franchezza è uno dei principi del sistema democratico”, aggiunge il direttore del Ce.S.I, secondo cui “i dubbi sulla salute del presidente sono un fattore non solo politico, ma anche economico”. “Il fatto che non si conosca il decorso clinico di Trump è un fattore di incertezza e da un punto di visto internazionale e locale crea una difficoltà politica“, conclude Iavocino sottolineando che “rendere noto il meno possibile è un fattore di difesa” anche per nascondere “possibili criticità”.