Il 2020 sara’ uno dei tre anni piu’ caldi mai registrati dal 1850, subito dopo il 2016 e il 2019. Rivelati aumenti di temperatura significativi nell’Artico siberiano, secondo la valutazione provvisoria dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), che ha analizzato le informazioni raccolte da cinque diversi set di dati globali. “La discrepanza piu’ significativa riguarda l’Artico siberiano – afferma Petteri Taalas, segretario generale dell’OMM – dove le temperature sono state di 5°C superiori alle medie. In media, il 2020 sara’ di circa 1,2°C al di sopra delle temperature medie, con un margine di errore di 0,1°C”.
Stando ai risultati del team, il 2020 e’ attualmente il secondo anno piu’ caldo dopo il 2016, ma gli scienziati prevedono un probabile calo delle temperature medie tra novembre e dicembre, dovuto a una serie di eventi meteorologici che potrebbero contribuire ad abbassare le temperature. “Il periodo compreso tra gennaio e ottobre 2020 e’ stato il piu’ caldo mai registrato in Europa – osservano gli esperti – ma in altre regioni, come in alcune zone del Canada, del Brasile, dell’India e dell’Australia, sono state registrate medie meno elevate. Nel complesso, tuttavia, la prospettiva per il 2020 rafforza l’opinione secondo cui il riscaldamento climatico guidato dalle attivita’ antropiche persiste”.
Tra gli impatti rilevanti osservati dall’OMM si evidenziano numerosi incendi in Siberia, in Australia, lungo la costa occidentale degli Stati Uniti e in Sud America, oltre alle inondazioni in Africa e nel sud-est asiatico che hanno provocato lo sfollamento di un gran numero di persone e minato la sicurezza alimentare per milioni di individui. “Questi aggiornamenti annuali riportano una lettura desolante – commenta Dave Reay dell’Universita’ di Edimburgo, nel Regno Unito – il 2020 e’ un costante allarme rosso. Il caldo impetuoso, la siccita’ intensificante e gli incendi dilaganti sono una conseguenza degli impatti del cambiamento climatico. Anche se la pandemia ha sicuramente destato grandi preoccupazioni, non possiamo non considerare la vulnerabile situazione climatica”. “I risultati dell’OMM – osserva Kat Kramer, di Christian Aid – mostrano quanto sia importante garantire che le misure di ripresa economica del governo non rafforzino l’economia dei combustibili fossili. Dobbiamo impegnarci per salvaguardare le risorse dei vari ecosistemi e preservare la salute del pianeta”.
I ricercatori affermano che eventi estremi legati alle temperature piu’ elevate sono diventati 20 volte piu’ comuni negli ultimi 40 anni. “Circa il 90 per cento del calore che si accumula all’interno del sistema climatico a causa delle attivita’ umane – ribadisce John Church dell’Universita’ del New South Wales a Sydney – viene immagazzinato nell’oceano. Questo aggiornamento dell’OMM mostra chiaramente che gli oceani stanno continuando a riscaldarsi a un ritmo accelerato, contribuendo all’innalzamento del livello del mare. Cio’ significa che il cambiamento climatico ha uno slancio significativo che ci impegna a ulteriori cambiamenti nei prossimi decenni”.