Il 2020 si avvia alla fine. Nonostante sia stato inevitabilmente dominato dalla pandemia di SARS-CoV-2, è stato un anno intenso anche dal punto di vista climatico, iniziato con enormi incendi in Australia e in corsa per battere il 2016 come anno più caldo mai registrato. Gli eventi vanno da una serie di disastri che hanno influenzato la vita di milioni di persone nel mondo ai segni di alcuni Paesi, come Cina e membri dell’Unione Europea, verso un maggior impegno per ridurre le emissioni di gas serra. Ecco le 5 storie climatiche più importanti del 2020.
Devastanti incendi
Le fiamme di incendi record hanno divorato parti dell’Australia, dell’Amazzonia e degli Stati Uniti occidentali quest’anno. In Australia, gli incendi a inizio anno hanno colpito centinaia di milioni di animali e spinto il fumo fino ad oltre 30km di altezza. In California, gli incendi hanno bruciato oltre 4 milioni di acri, quasi raddoppiando il record precedente dello stato per l’area più grande bruciata in una stagione. Il solo Complex Fire di agosto ha ridotto in cenere oltre 1 milione di acri, che lo rendono di gran lunga il più grande nella storia registrata della California. Milioni di persone nell’ovest degli USA hanno subito gli effetti degli incendi, con la diffusione del fumo che rendeva l’aria irrespirabile. Anche l’Amazzonia ha visto una distruzione terribile a causa degli incendi.
Una lunga serie di uragani
La stagione degli uragani atlantici 2020 sembrava non volesse finire mai. Dall’arrivo della tempesta tropicale Arthur nel mese di maggio (dunque prima dell’inizio ufficiale della stagione dell’1 giugno) fino all’uragano Iota a novembre, quest’anno ha fatto registrare il record di 30 tempeste a cui è stato assegnato un nome, il maggior numero di tutte le stagioni. Solo per la seconda volta, i meteorologi hanno terminato la lista di nomi ufficiali e hanno dovuto fare ricorso all’alfabeto greco per rinominarle. Con il riscaldamento degli oceani, che raggiungono temperature in grado di supportare uragani sempre prima durante l’anno, è possibile che questi record potranno essere infranti in futuro.
Super caldo
L’anno non è ancora finito, quindi non è ancora sicuro quale posizione andrà ad occupare nella classifica delle temperature globali annuali ma sicuramente rientrerà tra i primi posti. Il 2020 potrebbe anche terminare come l’anno più caldo mai registrato, davanti al 2016, anche senza il grande evento di El Niño che ha spinto verso l’alto le temperature globali 4 anni fa. Se il 2020 prenderà la prima posizione, il ritmo con cui i nuovi record di caldo annuali vengono stabiliti indica che potrebbe non tenere a lungo il suo primato.
Calo della CO₂ a causa della pandemia
Con gli aerei lasciati a terra e gli spostamenti in auto limitati a causa dei lockdown imposti per la pandemia, le emissioni globali di gas serra sono calate di circa il 7%, una quantità senza precedenti. I risvolti, però, non sono così scontati: oltre ad essere un effetto limitato, sottolinea che neanche lo stop senza precedenti imposto dalla pandemia, che nessun trattato o accordo internazionale potrebbe mai raggiungere senza stravolgere completamente il mondo, è riuscito ad avere un effetto importante e duraturo sulle emissioni di gas serra. Se le riduzioni annuali dovranno essere alla pari di quelle del 2020, dovranno essere sostenibili e non distruttive come lo sono state quest’anno.
Ribaltone negli USA
Se si parla di cambiamenti climatici, la storia più rilevante dell’anno non ha a che fare con i dati, bensì con il drastico cambiamento che si prospetta a livello politico negli Stati Uniti con l’elezione di Joe Biden. Il nuovo Presidente si insedierà il 20 gennaio, ma le sue posizioni sui cambiamenti climatici stanno già inviando un chiaro segnale ad aziende, governi statali e altri Paesi. L’amministrazione Trump è tornata indietro su molte norme ambientali, incluse alcune che riguardano le emissioni di gas serra. Biden si è impegnato a ripristinare queste regole, ma servirà del tempo. Uno dei principali cambiamenti che Biden ha intenzione di compiere è quello di riportare gli Stati Uniti all’interno dell’Accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale. Biden ha detto che inizierà il processo per rientrare nell’accordo nel primo del suo insediamento: un segno per il resto del mondo che gli USA vogliono essere un importante attore internazionale nella lotta ai cambiamenti climatici.