Gli infettivologi del Gemelli confermano: “A fine 2019 di SARS-CoV2 non c’era traccia a Roma, né al Sud Italia”

"Il virus SARS-CoV2 non circolava, o circolava a un livello molto basso, fino a febbraio 2020, nella città di Roma"
MeteoWeb

Di SARS-CoV2 non c’era traccia a Roma, né al Sud Italia alla fine dello scorso anno“: lo affermano con ragionevole certezza gli infettivologi del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, a seguito di una loro ricerca appena pubblicata come ‘lettera’ sulla rivista Clinical Microbiology and Infection.
Recenti studi di sieroprevalenza, effettuati su donatori di sangue sani del Nord Italia – ha spiegato la dottoressa Francesca Lombardi, ricercatrice biologa presso la UOC di Malattie Infettive della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, diretta dal professor Roberto Cauda – hanno portato a ipotizzare che il SARS-CoV2 circolasse in Italia mesi prima dell’inizio della pandemia, individuato ufficialmente il 21 febbraio 2020”.

Gli infettivologi del Gemelli hanno indagato sulla possibilità che qualcosa di simile possa essere accaduto a Roma: a tale scopo hanno ricercato la presenza di anticorpi IgG anti SARS-CoV-2 in un gruppo di 451 soggetti HIV positivi, seguiti presso l’Ambulatorio di Malattie Infettive del Gemelli, nel periodo compreso tra dicembre 2019 e fine febbraio 2020. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a due test immunoenzimatici che, in nessun caso, hanno rivelato la presenza degli anticorpi anti-SARS-CoV2.

Sulla base dei risultati ottenuti su una casistica di soggetti HIV positivi – commenta la dottoressa Lombardi – si può concludere che il virus SARS-CoV2 non circolasse, o circolasse a un livello molto basso, fino a febbraio 2020, nella città di Roma. Questa nostra osservazione, che differisce da quanto segnalato rispetto alla circolazione del virus nello stesso periodo nel Nord Italia, conferma quanto emerge dall’analisi dei dati epidemiologici e cioè che nella prima fase dell’epidemia Roma e il Centro Sud Italia sono stati relativamente preservati. È importante inoltre – conclude la dottoressa – confermare sempre i risultati dei test sierologici con un secondo esame, vista la possibilità di falsi positivi, per evitare di dare un’errata interpretazione dei dati”.

Condividi