Le Festività di dicembre di tutto il mondo sono intrise di simboli e dense di significato, quest’anno più che mai, mentre il pianeta lotta contro SARS-CoV-2.
A causa delle restrizioni imposte per contenere il contagio da SARS-CoV-2, nel 2020 le celebrazioni avranno tono ridotto, in Italia e nel Mondo, ma proprio per non dimenticare il profondo significato delle festività, possiamo comunque ripercorrere quelle che sono le tradizioni e i simboli più importanti, nella speranza di poterci lasciare alle spalle, presto, la pandemia.
Partiamo dunque per un viaggio alla scoperta di curiosità, tradizioni e usanze che sono parte della cultura dei vari Paesi, iniziando con una domanda:
Perché il Natale si celebra il 25 dicembre?
Oggi, 25 dicembre, giorno di Natale, la Chiesa cattolica celebra la Nascita di Gesù: i Vangeli la collocano in un periodo storico preciso (il regno di Erode il Grande) ma non individuano una data precisa.
Nei primi due secoli non risulta nemmeno che i cristiani celebrassero il Natale.
Il primo riferimento a una presunta data di nascita di Gesù si individua intorno all’anno 200 in uno scritto di Clemente di Alessandria, che cita due scuole di pensiero, nessuna delle quali, però, legata al giorno che noi associamo al Natale: secondo alcuni cristiani – spiega Clemente – Gesù sarebbe nato il 28 agosto, per altri il 20 maggio.
Solo a partire dal IV secolo si affermano le due date che oggi conosciamo: il 25 dicembre per le Chiese d’Occidente e il 6 gennaio per i cristiani d’Oriente.
“Oggi la Vergine dà alla luce Colui che è al di sopra di ogni essenza e la terra offre una grotta all’Inaccessibile. Gli Angeli con i pastori cantano gloria, i Magi camminano guidati dalla stella: per noi è nato, quale nuovo Bambino, il Dio di prima dei secoli“. “E’ il Natale. Di chi? Del Signore. Ma è nato il Signore? Sì. Il Verbo che era in principio, Dio presso Dio, è dunque nato? Sì. Sì, è nato, perché se egli non avesse avuto una generazione umana, noi non saremmo mai pervenuti alla rigenerazione divina. Egli è nato perché noi rinascessimo a vita nuova“. Così scrive Sant’Agostino. E San Leone Magno aggiunge: “Qualsiasi uomo che in qualsivoglia parte del mondo viene rigenerato in Cristo, diventa, con la nuova nascita, un uomo nuovo, e viene interrotta la vecchia successione originale; non deriva più dunque dalla generazione carnale del padre, ma dal germe del Salvatore che si è fatto figlio dell’uomo, perché noi potessimo essere figli di Dio”.
L’ipotesi più accreditata fa riferimento alla festa pagana del «Sole vittorioso», a cui l’imperatore Aureliano aveva dedicato un tempio il 25 dicembre del 274.
Si trattava di un culto venuto dall’Oriente, ricordato nella data di allora del solstizio d’inverno, quando la luce solare cominciava a farsi più viva (Natalis Solis Invicti). Questa “eliolatria” (adorazione del sole) aveva trovato un grande favore popolare e l’autorità imperiale ne sfruttava il culto, piegandolo alla devozione verso l’imperatore (la parola natalis indicava anche i giorni della sua apoteosi, con l’assunzione della porpora). La Chiesa in espansione scelse di “cristianizzare” il sentimento religioso diffuso. Vi era il sostegno di alcuni passi biblici, già interpretati in senso cristologico come la profezia sul «sole di giustizia che sorgerà con raggi benefici» (Mal 3,20) o il salmo 18,6 («Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale»), insieme alla teologia giovannea su Gesù luce del mondo (Gv 1,9; 8,12).
Quindi, di fronte al diffuso culto pagano, la Chiesa propose ai fedeli l’adorazione del vero Sole, il Signore Gesù, nel giorno della sua nascita al mondo.
Esiste però anche una seconda ipotesi, più legata a una visione teologica: secondo alcuni studiosi il punto di partenza sarebbe la data della morte di Gesù, che i Vangeli collocano al 14 del mese di nisan del calendario ebraico. Secondo i calcoli di Tertulliano, teologo cristiano vissuto tra il II e il III secolo, nell’anno della morte di Gesù sarebbe coinciso con il 25 marzo. Così, a partire dell’idea secondo cui l’inizio e la fine si ricollegano, a quella data i cristiani avrebbero cominciato ad associare anche il concepimento di Gesù. Come conseguenza la data del 25 dicembre sarebbe stata associata al Natale calcolando i nove mesi della gestazione.
Sempre in riferimento alla nascita di Gesù Cristo, un capitolo a parte spetta all’anno, che secondo molti studiosi, non sarebbe stato correttamente calcolato.
Si ritiene si tratti di un errore fatto dal monaco Dionigi il piccolo, un monaco orientale vissuto tra il V e il VI secolo: Bonifacio, capo dei notai pontifici (primicerio), gli chiese di studiare con attenzione l’annoso problema della data della Pasqua, il cui calcolo divideva, fin dal terzo secolo, la Chiesa di Roma da quella di Bisanzio. Tanti problemi e discussioni dipendevano dal fatto che la Pasqua è legata all’anno lunare, più breve di 11 giorni e circa 6 ore rispetto all’anno solare. Di conseguenza, i giorni che mancavano al ciclo della luna dovevano essere raccolti in un mese supplementare secondo periodi comunque difficili da definire. Nel compilare la tabella, introdusse l’usanza di contare gli anni “dalla Incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo” (piuttosto che a partire dalla fondazione di Roma oppure dal 284, inizio del regno dell’imperatore Diocleziano, come si faceva allora), per cui il primo anno cominciato dopo la nascita di Gesù divenne l’anno 1 d.C.
Nonostante sia chiaro che il calcolo di Dionigi era sbagliato, per praticità l’anno che lui definì “1 d.C.” è ancora usato come punto di partenza per contare gli anni nel Calendario gregoriano, usato in Italia e nei Paesi occidentali.
Perché nel calcolo di Dionigi si va da 1 a.C. a 1 d.C. e non c’è l’anno 0? Perché all’epoca di Dionigi in Europa non si conosceva ancora il concetto di zero, che fu elaborato in Oriente e venne importato in Europa da Leonardo Fibonacci nel 1202.
L’ipotesi più plausibile, al momento, vede Gesù nato subito dopo il censimento di Augusto dell’8 a.C. e prima della morte di Erode il Grande, avvenuta nel 4 a.C.
Gesù sarebbe quindi nato tra l’8 a.C. ed il 4 a.C.
Alla scoperta delle festività di dicembre in tutto il mondo: storia e curiosità su albero, presepe e l’origine del mito di Babbo Natale
L’albero di Natale – Assieme al presepe, l’albero di Natale è uno dei simboli per eccellenza di questa festività.
Si narra che i Romani abbellivano le loro domus con fronde di pino e altri sempreverdi, regalandone un rametto come buon auspicio durante le Calende di gennaio, mentre tra i Celti, i sacerdoti e le sacerdotesse Druidi decoravano abeti e pini rossi, simboli di lunga vita, per le celebrazioni del giorno più corto dell’anno. I Vichinghi ritenevano che gli abeti avessero addirittura poteri magici poiché non perdevano le foglie neppure col rigido freddo del Nord Europa. Con l’avvento del Cristianesimo venne consolidata l’associazione abete-vita eterna. Si ha notizia di un albero fatto a Tallin nel 1441, un enorme abete eretto nella piana del Municipio intorno al quale danzavano i giovani in cerca dell’anima gemella. Vi è poi una cronaca dl 1570 di Brema che racconta l’addobbo di un albero, mentre una targa datata 1510, scritta in 8 lingue, a Riga, decreta che il primo albero di Capodanno è stato adornato in città.
In Alsazia una cronaca di Strasburgo del 1605 riporta la notizia di alcuni cittadini che, per Natale, portavano a casa addobbi per ornarli con fiori di carta colorati, mele e zucchero. Dopo il Congresso di Vienna, l’albero di Natale dai paesi nordici si diffuse in tutta Europa: a Vienna nel 1816 con la principessa Henrietta von Nassau-Weilburg; in Francia nel 1840 per opera della duchessa di Orleans; in Italia con Margherita di Savoia che, a metà 800, lo allestì nel Quirinale; in Inghilterra, col marito della regina Vittoria, Alberto di Sassonia.
La tradizione continua a prosperare, mostrandosi oggi decisamente più sostenibile, con alberi a bassissimo impatto ambientale e certificati; abeti riportati in negozio una volta terminate le festività; abeti artificiali realizzati con materiale riciclato (plastica, cartone), oltre a quelli creativi, artistici e home-made.
Il Presepe, simbolo della tradizione cristiana – La parola Presepe deriva dal verbo latino “praesepire” che significa recingere con siepe e, quindi, in senso più lato, mangiatoia o greppia.
Secondo il Vangelo di Luca, Giuseppe con Maria, sua sposa, si recò a Betlemme per rispondere al censimento indetto da Augusto: “Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia perché non c’era posto per loro nella locanda…”. Questa è l’unica sommaria descrizione ufficiale del luogo in cui nacque Gesù.
La natività si verifica in piena notte, nelle tenebre, simboleggiando la situazione presente prima della nascita di Colui che, sconfiggendo il buio, rappresenta il trionfo della vita sulla morte: fanno parte della scena l’asino e il bue, forse simbolo di contrapposizione tra Antico e Nuovo Testamento, forze benefiche e malefiche; i pastori, simbolo della veglia, dell’anima passeggera nel mondo col loro essere nomadi; infine i Re Magi e la misteriosa Stella: “Una stella più lucente delle altre attira l’attenzione dei Magi, abitanti dell’Estremo Oriente. Essi erano uomini non ignari dell’arte di osservare le stelle e la loro luminosità, per questo compresero l’importanza del segno. Nei loro cuori di certo operava la divina ispirazione, e partirono. Ecco che la stella che avevano visto sorgere li precedeva, finché giunse e si fermò sul luogo dove si trovava il Bambino. Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e offrirono in dono oro, incenso e mirra…”.
I Re Magi sarebbero stati Melkon, che regnava sui Persiani, Balthasar, che regnava sugli Indiani e Gaspar, che possedeva il paese degli Arabi. I Re Magi, grandi e generosi, offrono oro, omaggio alla regalità di Cristo; incenso, resina offerta alle divinità, simbolo di adorazione al Bambino Divino; mirra, sostanza gommosa usata per i morti, che onora l’umanità di Gesù.
Babbo Natale: le origini del mito tra storia e leggenda – Il mito di Babbo Natale nasce dalla leggenda di San Nicola: secondo la tradizione, san Nicola regalò una dote a tre fanciulle povere perché potessero andare spose invece di prostituirsi e – in un’altra occasione – salvò tre fanciulli. Nel Medioevo si diffuse in Europa l’uso di ricordare l’episodio con lo scambio di doni nel giorno dedicato al santo.
Il culto di San Nicola è molto diffuso. Ogni 6 dicembre i piccoli europei si svegliavano felici perché il Santo aveva portato loro i doni. Nel mondo ortodosso, San Nicola non teme confronti, neppure con santi come Giorgio, Teodoro, Demetrio o Sergio. Persino il mondo protestante, benché restio al culto dei Santi, strizza da sempre un occhio verso il culto di San Nicola (nemmeno l’austero Lutero ha potuto far nulla contro “l’eroe dei bambini”, anzi, sono proprio navi di olandesi protestanti ad aver portato il mito di San Nicola in America). Quando, nel 1613, gli Olandesi fondarono New Amsterdam (ora New York), infatti, portarono con sé tutte le loro tradizioni ed anche la devozione a San Nicola che entrò prepotentemente nel folklore americano. Nel 1821 viene dato alle stampe un libro illustrato, “L’Amico dei Bambini”, in cui si legge: “Il vecchio Santa Claus con grande gioia guida la sua renna (…) per portare a te ogni anno i suoi regali”. Si tratta della prima attestazione scritta dell’uso delle renne; mentre l’anno successivo, l’immagine del Santo subisce un’ulteriore trasformazione. Clement Clarke Moor, nella sua poesia “La Visita di S. Nicola”, scrive: “Era la notte prima di Natale (…) Le calze erano appese al camino con cura, nella speranza che S. Nicola sarebbe arrivato presto (…), una slitta in miniatura tirata da otto piccole renne con un piccolo vecchio alla guida, così amabile e agile capii subito: quello dev’essere San Nicola (…) la barba era bianca come la neve (…), aveva una faccia larga, e un po ‘di pancia rotonda (…) Era grassottello e paffuto, proprio un vecchio allegro elfo“.
La svolta verso Santa Claus è ormai conclusa, manca solo l’ultimo dettaglio: l’abito rosso bordato di pelliccia bianca; diventato il suo look universalmente noto a partire dal 1931, fu la pubblicità della multinazionale americana Coca Cola, nata dalla penna dell’illustratore Haddon Sundblom, a mettere insieme i ricordi di San Nicola e il personaggio dello “spirito del Natale presente”, descritto da Charles Dickens nel racconto Canto di Natale. A precedere la Coca Cola, però, ci fu la rivista Puck, in alcune sue copertine, nei primi anni del 20° secolo e l’azienda di bevande White Rock Beverages per la vendita di acqua minerale (nel 1915) e ginger (nel 1923). Tuttavia, è stata probabilmente la Coca-Cola a portare all’affermazione di quest’immagine, grazie alla sua forza commerciale e mediatica. E così, dopo che per secoli la leggenda narrava di un uomo col mantello verde, in pochi anni l’uomo in rosso si impose, facendo quasi perdere traccia delle sue origini cromatiche.
In Natale e le celebrazioni di dicembre nel Mondo
Quali sono dunque le celebrazioni di dicembre nel Mondo, in particolare collegate al Natale?
In Africa, la sera della vigilia le famiglie si riuniscono insieme, lasciando aperto l’uscio di casa per permettere a chiunque voglia di prendere parte ai festeggiamenti, scambiandosi generi alimentari e vestiti. Nei giorni precedenti il Natale, le ragazze, ballando e cantando, vanno di casa in casa, accompagnate da tamburi, mentre dopo il 25 sono gli uomini, con i volti coperti da grosse maschere in legno, ad esibirsi lungo le strade. Al posto dei classici alberi di Natale, troviamo rami di palma su cui sono applicati grandi fiori bianchi.
In Germania i festeggiamenti iniziano la prima settimana di dicembre per le celebrazioni di San Nicola (5-6 dicembre). Imperdibili i mercatini natalizi (es. quello di Christkindlesmarkt di Nurimberga, ad esempio) ed il Natale di Asburgo, dove graziose ragazze vestite da angeli vengono calate dalla cima del municipio giù nella piazza della città. Nelle case non può mancare la corona dell’Avvento (in cui sono presenti 4 candele da accendere per ogni domenica di Avvento fino al Natale); mentre, per i più piccoli, un vero e proprio must è rappresentato dal calendario dell’Avvento, fatto in casa o acquistato, contenente cioccolatini o giochini, uno per ogni giorno dall’1 al 24 dicembre. In Messico, invece, la sera della Vigilia si mette in scena una piccola rappresentazione conosciuta come las posadas, dal nome delle locande per pellegrini situate un tempo lungo le strade maestre. Una coppia, che impersona Maria e San Giuseppe, bussa a varie porte chiuse, cercando riparo e recando delle candeline accese. A mezzanotte, dopo la messa, tutti i bambini presenti rompono con dei bastoni le pifiatas, grosse pentole in coccio precedentemente decorate, dentro le quali sono conservati frutti di stagione, confetti e pezzi di canna da zucchero.
In Inghilterra l’aria natalizia si sente già a novembre, con l’accensione delle prime luminarie, quando i bimbi si impegnano a scrivere le prime letterine a Father Christmas, stilando la lista dei doni desiderati mentre i grandi si impegnano a trovare le Christmas Card, i celebri biglietti d’auguri per parenti e amici. Inoltre, della Vigilia, i bimbi lasciano vicino al camino una tazza di latte e biscotti per Father Christmas e una carota per Rudolf, la renna; appendendo al camino le calze dove Babbo Natale metterà i doni. In Olanda, il 6 dicembre Sinter klaas arriva via mare sulle coste olandesi, accompagnato dal fedele servo Pietro il Nero. Si crede che nel resto dell’anno egli viva in Spagna, annotando in un grande libro foderato di rosso tutte le buone e le cattive azioni commesse da ogni bimbo. La vigilia di Natale si scrivono poesie per prendere affettuosamente in giro i componenti della famiglia. L’autore vero resta anonimo, firmandosi come Sinter Klaas. In Brasile oltre alle cerimonie cristiane vengono svolti anche riti cardesisti, dove persone vestite di bianco, danzano in tondo sulla spiaggia fino a raggiungere uno stato di estasi. Il giorno di Natale invece si offrono doni floreali anche alla dea del mare e della prosperità Yemanja, appartenente al pantheon del Candomblé, religione di origine Loruba.
In Francia i festeggiamenti variano a seconda delle regioni. L’Alsazia è la regione dei mercatini natalizi (i più belli si trovano a Strasburgo e Marsiglia). Il presepe è formato da piccole statuine d’argilla (santouns), raffiguranti personaggi del paese (es. sindaco, parroco, maestre; ognuno con i propri attrezzi del lavoro). I bimbi ricevono doni da Petit Jesus o Pere Noel, assistito da Pre Fouttard, che gli ricorda come si sono comportati durante l’anno, mentre gli adulti si scambiano doni a San Silvestro e non a Natale. E ancora, in Provenza si fa bruciare un ceppo di abete; a Carpentras, sempre in Provenza, si dedica alla Madonna un vaso di rosa di Gerico e, nelle chiese vicino al mare, pescatori e pescivendoli depositano un cesto di pesci ai piedi dell’altare in segno di devozione a Gesù.
Sui generis è il Natale in Australia in cui si festeggia in spiaggia al caldo sole estivo; durante le vacanze scolastiche, con barbecue a base di pesce con gamberi e scampi, parate di surf e tintarella mentre si scartano i regali. In Etiopia il Natale, chiamato “Ganna”, si festeggia il 7 gennaio, seguendo l’antico Calendario giuliano, osservando il digiuno durante la vigilia per poi indossare, all’alba, il tradizionale shamma, un abito bianco con numerose strisce colorate alle estremità, riunendosi, poi, per la messa. In Asia, soprattutto in Giappone, le abitazioni sono decorate con festoni e addobbi di bambù e rami di pino per scacciare gli spiriti maligni. In Cina, l’albero viene addobbato con luci, lanterne, fiori e collane di carta e ai più piccoli non resta che aspettare Shengdan Laoren, il Babbo Natale dagli occhi a mandorla che vive a Beiji Cun, dove è stato costruito un villaggio identico a quello di Rovaniemi, in Finlandia.
Le festività di dicembre in tutto il mondo: le celebrazioni più strane
Le tradizioni natalizie in alcuni Paesi possono andare dall’incantevole al bizzarro o addirittura al terrificante, perlomeno se viste attraverso gli occhi di noi occidentali. Ecco alcune curiosità dal Mondo:
I folletti del Natale (Grecia) – I Callicantzari sono folletti cattivi che provengono dal cuore della Terra e il loro lavoro è quello di abbattere l’Albero del mondo per terrorizzare le case durante i 12 giorni del Natale. Non esistono, tuttavia, 2 sole regioni in Grecia che li descrivano allo stesso modo. A volte sono piccoli, altre grandi, ma solitamente sono scuri e pelosi e hanno caratteristiche tipiche degli animali. Il giorno di Natale, riemergono sulla superficie della Terra per combinare guai durante la notte per tutto il periodo natalizio. Spariscono poi il 6 gennaio, per far ritorno alla loro casa.
Il gatto di Natale (Islanda) – Il Jólakötturinn, o gatto di Natale, non è proprio il cucciolo che ci si aspetterebbe per Natale. Risalente al XIX secolo, il feroce mostro alla Vigilia di Natale mangerà chiunque non avrà vestiti nuovi da indossare. Il gatto di Natale, che avrebbe dovuto incoraggiare gli allevatori a finire di tosare le pecore prima delle festività, ha bisogno di un dono di lana per essere soddisfatto, motivo che porta i residenti a regalare maglioni di Natale.
Birra e mince pie per Santa Claus (Irlanda) – Se vi sembra che la famosissima birra Guinness sia ovunque in Irlanda, è perché effettivamente lo è. Mentre secondo le tradizioni più conosciute Babbo Natale riceve latte e biscotti, in molte case dell’Irlanda trova ad attenderlo una pinta di Guinness e mince pie, un tortino ripieno di frutta secca. Probabilmente anche Babbo Natale avrà bisogno di una buona birra per compiere il suo lungo viaggio in tutto il mondo.
La Befana – Tra le tradizioni più strane sul Natale, figura anche la nostra Befana. Proprio come Babbo Natale, la Befana visita le case durante la festa dell’Epifania, il 6 gennaio, e lascia calze piene di dolcetti e regali per tutti i bambini buoni. Nonostante sia rappresentata come una gracile vecchietta ricoperta di fuliggine, la Befana è gentile e spazzerà le case con la sua scopa prima di andare via, spazzando così anche tutti i problemi dell’anno precedente.
Mangiare pollo fritto (Giappone) – Dopo una campagna pubblicitaria super popolare nel 1974, per il Giappone il Natale è a base di pollo fritto grazie alla Kentucky Fried Chicken (KFC), catena statunitense di fast-food. Anche se il Natale non è una festività religiosa nel Paese, dal 23 al 25 dicembre mangiare il pollo fritto dell’azienda statunitense è una tradizione così diffusa che le persone iniziano ad ordinare con 2 mesi di anticipo per assicurarsi la loro cena di Natale.
Nascondere le scope e non pulire (Norvegia) – Se odiate le pulizie, il Natale in Norvegia è la vacanza ideale per voi. Molto tempo fa, i norvegesi credevano che il 24 dicembre fosse il giorno in cui streghe e spiriti sarebbero venuti fuori per occupare i loro cieli. Dal momento che il principale metodo di trasporto di una strega è la scopa, i residenti nasconderanno tutte le scope e qualsiasi altro prodotto per la pulizia prima di Natale per tenerle lontane dalle loro case.
Una particolarissima figura nel Presepe (Spagna) – Ogni Presepe ha il suo Bambin Gesù, Maria, Giuseppe e i Re Magi. Ma in Catalogna, Spagna, c’è una figura alquanto particolare. E già dal nome, “caganer”, è facile intuire il perché. Risalente al XVIII secolo, il “caganer” è tradizionalmente raffigurato come un contadino con i pantaloni abbassati, il sedere nudo e un mucchio di escrementi. Anche se l’esatto significato di questa figura è ancora sconosciuto, si ritiene che simboleggi la fertilità. I moderni caganer possono rappresentare anche celebrità o autorità, con l’intento di riportarli con “i piedi per terra”.
Natale con Paperino (Svezia) – In Svezia nessun Natale è completo senza Paperino. Ogni anno alle 15 della Vigilia di Natale, viene trasmesso in TV lo speciale Walt Disney del 1958, dal titolo “Paperino e i suoi amici vi augurano Buon Natale” e, secondo quanto riportato, un incredibile 40% dei residenti è sintonizzato per guardarlo. La traduzione in svedese riflette la popolarità di Paperino nel Paese scandinavo, rispetto ad altre nazione in cui Topolino è molto più conosciuto.
Ragni nell’albero di Natale (Ucraina) – Mentre in America i ragni sono associati ad Halloween, in Ucraina trovarne uno nel proprio albero di Natale è un segno di buona fortuna. Questo grazie alla Leggenda del Ragno di Natale, in cui una pigna cresciuta su un albero di Natale nella casetta di una povera famiglia viene ricoperta di ragnatele. Quando i bambini aprirono le finestre il 25 dicembre, le ragnatele si trasformarono in oro e argento, facendo sì che la famiglia non vivesse più in povertà. Per questo motivo, oggi ragni e ragnatele sono popolari decorazioni dell’albero di Natale.
Andare a messa sui roller (Venezuela) – Andare in Chiesa per celebrare le festività del Natale non è insolito, ma a Caracas, in Venezuela, i residenti ci vanno in un modo particolare: sui roller! Non è completamente chiaro perché le persone decidano di andare in Chiesa sui pattini a rotelle, ma i quartieri chiudono le strade alle 8 del mattino per dare spazio a questi atletici credenti.
Krampus (Austria) – San Nicola premia i bambini che sono stati buoni con dei regali, ma in Austria e altri Paesi dell’Europa centrale, Krampus punisce le bambine e i bambini cattivi. È per metà demone e per metà capra ed è spesso raffigurato con pesanti catene che colpisce per un effetto ancora più spaventoso. Insieme alla sua parte gioiosa, Krampus visita le case di tutti il 5 dicembre, proprio per la festa di San Nicola.
Ceppo di Natale (USA) – In un Paese in cui molte case hanno un vero camino, è strano che le persone guardino un fuoco ardere in TV. Eppure l’emittente televisiva WPIX di New York negli anni ’60 ha iniziato a mandare in onda per un paio d’ore la Vigilia e la mattina di Natale le immagini di un camino acceso, in cui arde un ceppo, con canti natalizi di sottofondo.