Un calvario durato 108 giorni. Dopo essere stati fermati il primo settembre al largo dello coste libiche, con l’accusa di aver violato le acque territoriali, ed essere stati detenuti per mesi nelle carceri del generale Khalifa Haftar, oggi finalmente i pescatori di Mazara del Vallo sono liberi. “Stanno tutti bene e non vedono l’ora di tornare a bordo dei pescherecci”, ha precisato il sindaco di Mazara del Vallo.
Decisivo per la liberazione dei pescatori l’incontro di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio con Haftar. Stamattina il Premier e il Ministro degli Esteri italiano hanno dovuto organizzare all’improvviso il viaggio a Bengasi, fin dentro il quartier generale di Haftar. Proprio l’1 settembre, giorno in cui i pescatori sono stati fermati, Di Maio si era recato in Libia per una visita, ma non ha incontrato Khalifa Haftar, che si era già ritirato dalla Tripolitania. Di Maio ha incontrato invece il presidente del parlamento Aguila Saleh e questo per Haftar, deve essere stato un vero e proprio affronto. Mentre Di Maio tornava in Italia, i pescherecci Medinea e Antartide venivano sequestrati.
In questi mesi, l’Italia ha arrancato sotto il versante politico e diplomatico e l’unica personalità in grado di dare una svolta alle trattative è stata quella del vice premier Ahmed Maitig. Il 16 settembre, ha incontrato Haftar a Sochi, contribuendo in maniera decisiva alla mediazione tra Italia e Libia, secondo alcune fonti diplomatiche. Dai primi giorni dalla vicenda, Haftar ha fatto capire che, per riparare alla mancata visita di Di Maio, avrebbe voluto ottenere un nuovo credito politico specialmente dall’Italia. Questa intenzione è stata chiara quando ha proposto la libertà dei 18 marinai in cambio della liberazione di cinque ragazzi libici detenuti in Italia con l’accusa di essere scafisti e responsabili dell’omicidio di 49 migranti.
Haftar voleva a tutti i costi un colloquio diretto con i più importanti responsabili politici del nostro Paese per il riconoscimento del suo ruolo politico in Libia. La sua posizione non è cambiata nel corso delle settimane e così stamattina Conte e Di Maio sono partiti alla volta della Libia. Si è trattato di una visita lampo: c’è stato un colloquio tra Conte e Di Maio da un lato ed Haftar con Abdel Razzaq al Nadori, capo di stato maggiore del Libyan National Army, dall’altro. Dell’incontro non si sa molto, nemmeno se Haftar abbia o meno chiesto altre contropartite. Ha ottenuto comunque ciò che voleva di più: il riconoscimento del suo ruolo politico.
Si credeva che Conte e Di Maio sarebbero tornati con i 18 pescatori, invece non si sono neanche incontrati. Per loro, il rientro in Italia non sarà immediato. Nonostante siano stati liberati, si trovano ancora a Bengasi, che dovranno lasciare con i loro stessi pescherecci. Le imbarcazioni però riportano criticità causate dai mesi di inattività: dovranno essere riparate e solo allora, i pescatori potranno far rientro in Italia, mettendo la parola fine a questo incubo.