“Il termopolio della Regio V, una delle antiche tavole calde di Pompei, con l’immagine della Nereide a cavallo, già parzialmente scavato nel 2019, riaffiora per intero con altre ricche decorazioni di nature morte, rinvenimenti di resti alimentari, ossa di animali e di vittime dell’eruzione.
L’impianto commerciale era stato indagato solo in parte nel 2019, durante gli interventi del Grande Progetto Pompei per la messa in sicurezza e consolidamento dei fronti di scavo storici.
Considerate l’eccezionalità delle decorazioni e al fine restituire la completa configurazione del locale, ubicato nello slargo all’ incrocio tra il vicolo delle Nozze d’argento e il vicolo dei Balconi, si è deciso estendere il progetto e di portare a termine lo scavo dell’intero ambiente”. E’ quanto comunicato dal Parco Archeologico di Pompei sulla propria pagina Facebook.
Si tratta di un’altra delle straordinarie scoperte di Pompei: nei nuovi scavi ripresi all’interno del progetto di manutenzione e restauro della Regio V riaffiora dunque un Termopolio perfettamente conservato con l’immagine di una ninfa marina a cavallo e animali con colori talmente accesi da sembrare tridimensionali. Ma a stupire è il ritrovamento nei recipienti del Termopolio di tracce di alimenti che venivano venduti in strada. Era infatti abitudine dei pompeiani quella di consumare all’aperto cibi e bevande calde. Gli specialisti del Parco archeologico di Pompei stanno già studiando il materiale per verificare quanto questa scoperta possa ampliare le conoscenze sulle abitudini alimentari di età romana.
Due anatre appese per i piedi, un gallo, un cane al guinzaglio, che sembrano dipinti in 3d. Il Thermopolium tornato alla luce a Pompei sarebbe una moderna bottega di street food, con piatti di ogni tipo, dalle lumache ad una sorta di “paella”. Una scoperta, secondo il direttore direttore generale ad interim del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, che “restituisce un’incredibile fotografia del giorno dell’eruzione“, e apre a nuovi studi su vita, usi e alimentazione dei pompeiani, “Sarà un dono di Pasqua per i visitatori“, annuncia.
“Con un lavoro di squadra, che ha richiesto norme legislative e qualità delle persone, oggi Pompei è indicata nel mondo come un esempio di tutela e gestione, tornando a essere uno dei luoghi più visitati in Italia in cui si fa ricerca, si continua a scavare e si fanno scoperte straordinarie come questa“. Così il ministro per i Beni e per le Attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, ha commentato le nuove scoperte della Regio V negli scavi di Pompei.
“Oltre a trattarsi di un’ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, le possibilità di analisi di questo Termopolio sono eccezionali, perché per la prima volta si è cavato un intero ambiente con metodologie e tecnologie all’avanguardia che stanno restituendo dati inediti“, precisa Osanna. “All’opera – spiega Osanna – è un team interdisciplinare composto da un antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo: alle analisi già effettuate in situ a Pompei saranno affiancate ulteriori a analisi chimiche in laboratorio per comprendere i contenuti dei dolia (contenitori in terracotta)“.
Lo scavo, che non fa parte del Grande Progetto Pompei, si trova comunque nella zona della Regio V interessata negli ultimi anni dai lavori di consolidamento e scavi. La presenza del Thermopolium, ubicato proprio di fronte alla “locanda dei gladiatori“, quasi all’angolo tra il vicolo dei Balconi e la via della Casa delle Nozze d’Argento, era stata notata già nel 2019, quando era stato fatto un primo saggio di scavo. All’epoca erano riemersi una prima parte del bancone con uno splendido dipinto a tema mitologico (Una nereide che cavalca un ippocampo e porta con sé una cetra) l’impronta lasciata nella cenere dal grande portone in legno e un balcone che ornava il piano superiore. Tutte le immagini sono visibili nelle gallery fotografica scorrevole in alto, a corredo dell’articolo.
I lavori delle ultime settimane hanno fatto riemergere l’intero ambiente della taverna, con il suo bancone ad elle raffinatamente e riccamente decorato e i vasi con i resti dei cibi e delle pietanze cucinate che i pompeiani usavano consumare per strada. In uno dei ‘quadri’ riemersi con tutti i suoi sfavillanti colori è riprodotto l’ambiente della locanda cosi come doveva presentarsi agli avventori, con le sue anatre germane appese, il bancone, le pietanze. In un altro un cane al guinzaglio: sulla cornice qualche buontempone, forse un liberto, ha graffito un insulto omofobo diretto al padrone del locale: “Nicia cacatore invertito”. A Pompei, precisa Osanna, di locali come questi ce n’erano tanti, nell’area degli Scavi se ne contano circa 80, nessuno però così integro, con decorazioni così raffinate, i colori splendidi, i disegni intatti. E soprattutto, spiega, gli scavi del passato non sono riusciti a recuperare tutti gli elementi sul cibo emersi in questo progetto, al quale hanno lavorato in equipe esperti archeobotanica e archeozoologi, geologi, antropologi, vulcanologi. Non solo: altrettanto importante è il ritrovamento dei resti di due uomini e dello scheletro di un cagnolino.
Una delle vittime, un uomo intorno ai 50 anni, era disteso su una branda nel retro del locale e potrebbe essere morto schiacciato dal crollo del solaio. I resti dell’altro sono stati trovati invece in un grande vaso di terracotta, tranne un piede che era vicino al bancone. L’occultamento del secondo scheletro, secondo gli archeologi, potrebbe essere opera di scavatori “forse addirittura del XVII secolo” che avevano scavato un cunicolo proprio a ridosso di questo edificio. “Ma il particolare del piede, che si trova accanto al bancone, proprio vicino al coperchio posato in terra di una delle pentole in coccio – spiega Osanna – potrebbe anche far pensare ad un fuggiasco entrato nella bottega alla ricerca di riparo e soprattutto di cibo, visto che ormai le piogge di cenere e lapilli in citta’ si susseguivano da oltre 18 ore”. Il restauro è comunque ancora in corso e il lavoro prosegue anche nei laboratori, dove alle analisi già fatte sul posto ne saranno affiancate altre per conoscere in maniera più precisa il contenuto dei grandi vasi in terracotta e avere maggiori informazioni sui resti delle vittime. Ma presto, anticipa Osanna, questa parte dei nuovi scavi sarà anche visitabile: “l’idea, pandemia permettendo – dice- è quella di aprire l’accesso al Termopolio a Pasqua, facendo passare i visitatori dal cantiere di restauro della grande Casa delle Nozze d’argento, chiusa al pubblico ormai da decine di anni“.
In questa nuova fase di scavo sono emerse altre pregevoli scene di nature morte, viene spiegato in una nota, con rappresentazioni di animali, probabilmente venduti nel locale. Frammenti ossei, pertinenti gli stessi animali, sono stati inoltre rinvenuti all’interno di recipienti ricavati nello spessore del bancone contenenti cibi destinati alla vendita. Come le due anatre germane esposte a testa in giù, pronte per essere preparate e consumate, un gallo e un cane al guinzaglio, quasi un monito alla maniera del famoso Cave Canem.
Le tracce di pietanze ritrovate
Le pentole in coccio con i resti delle pietanze più prelibate, dal capretto alle lumache e persino una sorta di “paella” con pesce e carne insieme. Il vino ‘corretto’ con le fave e pronto per la mescita. E un grande bancone ad “elle” decorato con immagini così realistiche da apparire quasi in 3d: una coppia di oche germane, uno strepitoso gallo, un grande cane al guinzaglio sopra al quale un buontempone aveva graffito un insulto omofobo. A Pompei, dove gli scavi non si sono mai fermati neppure nei giorni del lockdown, torna alla luce ciò che è rimasto quasi fermo nel tempo al giorno dell’eruzione, fissato nell’eternità dal materiale piroplastico, che ne ha sigillato gli straordinari colori e conservato elementi fondamentali per ricostruire usi alimentari e abitudini dei romani di duemila anni fa. Il nuovo Termopolio era stata individuato e parzialmente scavato nel 2019, quando era riemersa l’impronta lasciata sulla cenere da uno dei grandi portoni in legno ed era stato ritrovato il balcone del primo piano, insieme con una prima parte del bancone, quella che si affacciava sulla piazza, tra le piu’ frequentate a Pompei, con la sua bella fontana in marmo. Forse per alludere al monumento che si trovava all’esterno, racconta Osanna, “quella prima parte del bancone era decorata con un tema mitologico, una Nereide che cavalca uno straordinario ippocampo dal corpo trasformato in un arcobaleno di colori”. Ma sono stati gli scavi successivi, arrivati al clou nelle scorse settimane, a restituire insieme alle straordinarie decorazioni, al pavimento intarsiato di marmi policromi e al quadro completo dell’ambiente la sorpresa di una grande mole di informazioni che questa bottega dell’antichità potrà aggiungere alla conoscenza della storia.
I resti dei piatti in menù, per esempio, “con l’impiego congiunto di mammiferi, uccelli, pesce e lumache nella stessa pietanza”, come spiega nella sua relazione l’archeozoologa Chiara Corbino, di fatto una specie di paella antelitteram. O il particolare trattamento del vino, come racconta a sua volta l’archeobotanica Chiara Comegna, che era corretto con le fave (servivano a sbiancarlo e nello stesso tempo a correggerne il gusto) ma anche conservato in un dolo che aveva sul suo fondo una tegola per separare i legumi dal liquido ed evitare di mescere il vino insieme con il suo poco gradevole fondo. Senza parlare dello scheletro di un cagnolino trovato a un passo da bancone, proprio vicino al dipinto che ritrae un cane al guinzaglio: adulto ma di dimensioni così modeste da far pensare che già all’epoca si praticasse la selezione delle razze da compagnia. Una ricerca che è solo agli inizi e che promette di avere “sviluppi molto interessanti”, sottolinea Osanna, sottolineando che le indagini stanno proseguendo ora nel chiuso dei laboratori.
Nella bottega anche i resti di due uomini
Ma quello che sembra raccontare il nuovo Termopolio è anche L’altro tassello di quella devastante tragedia umana che fu l’eruzione del 79 dopo Cristo. Nel locale, dotato di secondo ambiente sul retro e di un piano superiore, sono stati trovati i resti di due uomini. Uno dei due, all’incirca cinquantenne, stando all’ipotesi dell’antropologa Valeria Amoretti, era sdraiato su un letto nel retrobottega, le ossa dell’altro – fatta eccezione per un piede – sono state trovate invece in un grande vaso, con tutta probabilità occultate lì da scavatori forse addirittura del XVII secolo che avevano indagato una parte di questo ambiente. “La bottega sembra essere stata chiusa in tutta fretta e abbandonata dai proprietari – spiega Osanna – ma è possibile che qualcuno, forse l’uomo più anziano, fosse rimasto al suo interno e che sia morto nella prima fase dell’eruzione, schiacciato dal crollo del solaio. Il secondo potrebbe essere invece un ladro o un fuggiasco affamato, entrato per racimolare qualcosa da mangiare e sorpreso dai vapori ardenti con in mano il coperchio della pentola che aveva appena aperto”. Cosa sia veramente successo lo si potrà capire in seguito. Intanto, anticipa il direttore del Parco, il cantiere va avanti, “si lavora al consolidamento e al restauro della struttura, riposizioneremo anche il balcone“. L’idea è di aprire alle visite il Thermopolium, pandemia permettendo, già in primavera, per Pasqua, allestendo un percorso che passi anche dal cantiere della casa delle Nozze d’Argento, una meraviglia chiusa al pubblico da decenni. Tant’è, Osanna che tra qualche mese passerà le consegne al suo successore, allarga le braccia e sorride: “In un momento così è bello pensare a un regalo per i nostri visitatori”.