Lombardia “zona rossa”, Moratti: “Da noi nessuna rettifica, i dati parlavano chiaro”

La Lombardia ha fatto ricorso dopo la classificazione di "zona rossa" e l’ISS ha successivamente fatto chiarezza
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La questione Lombardia è stata discussa molto negli ultimi giorni: la Regione ha fatto ricorso dopo la classificazione di “zona rossa” e l’ISS ha successivamente fatto chiarezza con una relazione tecnica a seguito del caos sui numeri: “Nessun errore di interpretazione da parte dei tecnici della cabina di regia sul dato lombardo: è la Regione ad aver rettificato il 20 gennaio i dati inviati la settimana precedente, che avevano portato l’indice Rt a 1,4 e fatto scattare la zona rossa“.

Non si è fatta attendere la replica della vicepresidente e assessore al Welfare della Lombardia, Letizia Moratti, che in un’intervista a Repubblica ha sottolineato: “Nessuna rettifica, a seguito di un approfondimento relativo all’algoritmo dell’Iss, condiviso con lo stesso, per l’estrazione dei dati per il calcolo dell’Rt, abbiamo inviato la rivalorizzazione di dati richiesta che ci auguriamo porti alla revisione dell’assegnazione di zona rossa“.  “Mi sono sempre basata sugli indicatori – ha affermato Moratti -. Già la scorsa settimana, avevamo un’incidenza di contagi ogni 100mila abitanti di gran lunga inferiore ad altre regioni ed eravamo sotto la media nazionale. Lo stesso per il tasso di ospedalizzazione. Quello che chiedevamo era una valutazione basata su indicatori in grado di dare una fotografia più puntuale rispetto a un indice Rt riferito a dati non recenti

In riferimento invece alle polemiche circa la possibilità di accelerare le vaccinazioni nelle regioni che contribuiscono di più al Pil, “è stata strumentalizzata una frase, estrapolata senza tener conto del contesto e del significato che avrei voluto dare a una parola. Nella lettera che ho scritto al commissario Arcuri ho specificato in maniera chiara quello che intendevo: potrebbero essere rivisti i criteri per l’accelerazione dei vaccini, non per la loro distribuzione, in quelle regioni che si trovano in zona rossa, hanno una densità abitativa maggiore e una mobilità più intensa. Poi, parlando di categorie, ho evidenziato come nella fase 2 potrebbero essere presi in particolare considerazione gli insegnanti, il personale scolastico e i lavoratori. In questo senso, per semplificare, ho usato il termine Pil, ma intendevo parlare dei lavoratori“, ha sottolineato Moratti, che ha smentito di ritenere che la Lombardia debba avere più vaccini: “Ma per carità, no. Da questa pandemia si esce tutti insieme. Non fa parte del mio modo di intendere le fragilità, è la mia storia personale a raccontarlo. Poi, nella logica di un incontro informale (con i capigruppo in Consiglio regionale, ndr) può essere stato frainteso“. “La Lombardia ha scontato per prima l’impatto con una pandemia sconosciuta ed è normale che questo possa aver creato strascichi. Ma le eccellenze rimangono: consolidiamole e cerchiamo di migliorare laddove è possibile“, ha aggiunto la vicepresidente, “i nostri ospedali sono eccellenti, tanto che vengono a curarsi qui da altre regioni 113 mila persone all’anno. Ma, sì, il sistema è troppo ospedalo-centrico. Dobbiamo incrementare i servizi di prossimità e il ruolo dei medici di base e dei pediatri, anche facendo in modo che possano associarsi tra di loro, sarà fondamentale. I privati? La libertà di scelta del cittadino è un valore e va preservato. Il ruolo del pubblico è centrale, i privati possono portare modelli di efficienza ed efficacia, ma sempre con prestazioni pianificate dalla Regione“.

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