Durante la prima guerra mondiale il governo inglese dovette fronteggiare anche la secolare questione dell’indipendenza dell’Irlanda. Il 21 gennaio del 1919 un’assemblea costituente proclamava a Dublino l’indipendenza dell’Irlanda, mettendo in moto una serie di eventi che avrebbero condotto agli scontri sanguinosi prima con l’Inghilterra e in un secondo tempo alla Guerra Civile Irlandese.
Tra gli eroi della Guerra d’Indipendenza Irlandese vi fu Michael Collins che nonostante venne assassinato in un attentato nel 1922, rimane un simbolo di libertà e uno dei padri della patria universalmente riconosciuto dal popolo irlandese.
Le tappe dell’Indipendenza Irlandese
Nel 1916 era scoppiata una rivolta a Dublino, nota come “Pasqua di sangue”, che proclamò la repubblica indipendente, che il governo inglese domò con le armi, senza riuscire ad arrestare le tendenze separatiste che si erano insinuate nella popolazione e non intendevano abbandonare gli animi irlandesi.
Il partito nazionalista Sinn Fein, si affermò nelle elezioni del 1918; mentre il 21 gennaio 1919 un’assemblea costituente (Dàil Éireann), convocata a Dublino, proclamò l’indipendenza dell’Irlanda ed elesse presidente della repubblica, Eamon de Valera, uno dei capi dell’insurrezione del 1916.
Fu in quell’anno che l’Irish Republican Army (IRA) iniziò la guerriglia contro le milizie del governo inglese.
Nel governo inglese, nel frattempo, fu approvato un progetto che prevedeva la separazione la separazione dell’Irlanda del Nord, a maggioranza protestante, dall’Irlanda meridionale che professava la religione cattolica.
Secondo i piani governativi inglesi, le due zone avrebbero avuto due parlamenti distinti.
Le sole contee dell’Ulster accettarono la legge, mentre tutte le restanti del sud ripresero con maggior veemenza le ostilità e solo grazie alle trattative intraprese dal primo ministro Lloyd George si poté concludere una tregua il 10 luglio 1921.
A Westminster, il 6 dicembre dello stesso anno, si stipulò un trattato con il quale si riconobbe all’Irlanda la condizione di dominion, lo “Stato Libero d’Irlanda”, tuttavia, permaneva l’obbligo del giuramento di fedeltà al re d’Inghilterra e di un risarcimento per le terre che erano state tolte agli inglesi.
Il nuovo Stato comprendeva 26 contee cattoliche, mentre le 6 protestanti dell’Ulster, ossia quelle dell’Irlanda del Nord, rimanevano unite all’Inghilterra. Il Trattato di Westminster fu immediatamente ratificato dalla Gran Bretagna, mentre a tardare più di un anno nella ratifica fu il Dail.
I repubblicani del Sinn Fein erano particolarmente ostili poiché non intendevano prestare giuramento al sovrano inglese e il presidente Eamon de Valera piuttosto che sottostarvi si dimise dal suo incarico e venne sostituito dall’allora vicepresidente Arthur Griffith che era stato proprio il principale fondatore del Sinn Fein, e per il suo grande prestigio era stato nominato a capo della delegazione che aveva condotto le trattative con gli inglesi.
Lo scontro avvenne anche all’interno del Sinn Fein, tra le due ali del partito e le due anime che lo contraddistinguevano: quella moderata e quella radicale. La conclusione portò alla spaccatura del partito e all’uscita dei repubblicani dal governo; in tal modo si ottenne però la ratifica del trattato, che avvenne solo con una maggioranza appena sufficiente: 64 voti favorevoli contro 57 voti contrati.
Nonostante questo risultato apparentemente in bilico ottenuto in parlamento, le prime lezioni legislative organizzate nello Stato irlandese, rivelarono il favore di una larga maggioranza popolare che si dimostrava ben disposta rispetto alla soluzione prescelta.
Il governo ottenne 58 seggi parlamentari e 17 i laburisti, che erano altrettanto favorevoli al trattato; l’opposizione del Sinn Fein di De Valera raggiunse appena i 36 voti.
La guerra civile irlandese
Questa soluzione non ottimale per le due anime popolari portò ad una guerra civile.
Nell’agosto 1922 Griffith morì per malattia e l’altro eroe della Guerra d’Indipendenza Irlandese, Michael Collins, che in quel momento era capo delle forze armate del governo, fu ucciso in un attentato.
Nonostante tutti questi eventi, il governo riuscì ad avere la meglio, aiutato dalla presa di posizione delle gerarchie cattoliche, che si pronunciarono a favore della pace interna e la Gran Bretagna si fece avanti per risolvere le rivolte con un piano di aiuti concreti.
Nel frattempo, il governo a capo di cui c’era a quel punto William T. Cosgrave, riuscì a varare una serie di riforme che cambiarono il volto del Paese: la prima fu quella agraria, grazie alla quale i coloni potevano diventare proprietari delle terre che lavoravano; a livello amministrativo si procedette ad una radicale riforma del sistema giudiziario e in quell’occasione fu anche messa in piedi l’organizzazione della Guardia Civile, un corpo di polizia non armato; inoltre, venne emesso un prestito pubblico di 10 milioni di sterline a favore della modernizzazione del Paese; e infine, un accordo con l’azienda tedesca Siemens, rese possibile l’avvio dell’elettrificazione.
Il governo puntava sul fatto che due delle sei contee del Nord, Farmanagh e Tyron, a maggioranza cattolica, avrebbero scelto di unirsi al libero Stato rendendo così precaria la sopravvivenza separata delle restanti 4 contee; ma questo non avvenne e nel 1925 una commissione internazionale, che era stata predisposta per verificare la legittimità dei confini tra le due zone d’Irlanda, sanzionò la separazione.
Michael Collins l’eroe della rivoluzione irlandese
Michael Collins fu uno dei protagonisti indiscussi della lotta per l’indipendenza dall’Inghilterra e ancora oggi per gli irlandesi è simbolo di libertà, uno dei padri della patria più amato ma anche fortemente osteggiato.
Michael Collins era nato nel 1890 nella contea di Cork da una famiglia di ricchi proprietari terrieri e fin dalla più giovane età iniziò a interessarsi alla politica, sposando presto la causa della Fratellanza Repubblicana Irlandese, l’Irish Republican Brotherhood, un’organizzazione indipendentista dal carattere segreto.
Dei feniani, gli appartenenti all’IRB, Collins divenne in tempi brevissimi una guida carismatica, quando dopo l’esito negativo della “pasqua di sangue”, i repubblicani elessero un parlamento, illegittimo agli occhi degli inglesi, tra l’esecutivo Collins venne nominato Ministro delle Finanze, ruolo grazie al quale iniziò a raccogliere quanto più denaro possibile per sostenere la nascita della Repubblica Irlandese.
Questo passaggio vide aumentare la reputazione di Collins sia dal punto di vista organizzativo che da quello politico, reputazione che gli consentì di creare una squadra di carattere segreto (chiamata i Dodici Apostoli) che si adoperò per eliminare alcuni dei numerosi agenti britannici che si erano infiltrati nel territorio; inoltre, attraverso il Prestito Nazionale raccolse ingenti quantitativi di armi per l’IRA di cui divenne egli stesso dirigente.
Tutto questo gli procurò le invidie di altri esponenti del governo tra cui lo stesso De Valera.
Con una mossa astuta De Valera cambiò il suo ruolo istituzionale e si nominò alla presidenza della Repubblica, posizione che giustificava la sua assenza alle negoziazioni alla pari di quanto accadeva per il re d’Inghilterra, e nominò una squadra di plenipotenziari (delegati con il potere di firmare un trattato senza cercare l’approvazione del governo in patria) nelle mani dei quali sarebbe eventualmente ricaduta l’onta del fallimento delle trattazioni.
La squadra venne guidata da Arthur Griffith e Michael Collins come suo vice. Con forti dubbi, ritenendosi non adatto alla diplomazia e credendo che fosse de Valera a dover guidare la delegazione, Collins accettò a malincuore di andare a Londra.
Sebbene il trattato anglo-irlandese portò alla costituzione dello Stato Libero d’Irlanda e un livello di autonomia che superava di molto qualunque richiesta, rimanevano fuori sei delle nove contee dell’Ulster che avrebbero costituito l’Irlanda del Nord. I puristi repubblicani videro nel trattato una svendita.
Collins venne etichettato come traditore, condizione che fu amplificata dal gesto di De Valera di schierarsi contro il documento, ma Collins ribatté che se il trattato non dava la libertà per cui gli irlandesi avevano combattuto ed erano morti, dava comunque “la libertà di avere la libertà” e doveva essere considerato un passo avanti verso la Repubblica.
Nacque quindi un governo provvisorio guidato da Michael Collins, ma osteggiato dal governo d’opposizione di De Valera, che generò un sanguinoso conflitto civile che trovò la sua acme proprio nella morte di Collins che avvenne per mano degli estremisti Repubblicani il 22 agosto 1922, mettendo a tacere per sempre la voce di un uomo di intelligenza straordinaria, con una vitalità incredibile e un attivismo irrefrenabile, che pur riconoscendo l’importanza della guerra anelava la pace e la libertà.
Lo stesso de Valera reo di averlo tradito affermò in seguito alla sua morte: “è mia convinzione che la storia riconoscerà la sua grandezza, e ciò avverrà a mie spese”. Così, in effetti, è stato.