“Io non sono un esperto di questioni produttive e di approvvigionamento. Ma devo dire che non mi hanno stupito i problemi di produzione” che hanno portato a un calo delle forniture dei vaccini anti Covid-19. “E’ successo in passato anche con un vaccino tradizionale come l’antinfluenzale, a causa di un problema in un sito che ha avuto ripercussioni a livello globale. Ora contro Covid-19 si stanno producendo vaccini su una scala senza precedenti e con una tecnologia nuova. Mi auguro che risolvano i problemi“. Mentre continua il braccio di ferro fra Paesi e aziende farmaceutiche produttrici, ultimo quello che si è innescato tra l’Ue e AstraZeneca dopo il paventato taglio alle consegne pattuite nei primi mesi, l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e docente di Humanitas University, lancia un monito: “E’ chiaro e comprensibile che tutti fanno il possibile per coprire la propria popolazione di riferimento, ma nel frattempo non dobbiamo dimenticarci degli ultimi sul Pianeta“, dice all’Adnkronos Salute. “Sarebbe immorale e anche miope. Non dimentichiamoci infatti che 2 delle 4 varianti di Sars-CoV-2 di cui si dibatte, la brasiliana e la sudafricana, proprio le 2 che ci creano più preoccupazione in questo momento, sono nate in Paesi in via di sviluppo, in continenti in cui si trovano alcuni fra i Paesi più poveri“. C’è dunque per Mantovani “un tema di moralità e, oltre a questo, va evidenziato che non possiamo permetterci che si verifichi ciò che succedeva in passato: un tempo c’era un gap di 10 anni nell’accesso a un vaccino innovativo fra i Paesi poveri rispetto a quelli ricchi”. Questi prodotti, in altre parole, “ci mettevano un decennio ad attraversare il Mediterraneo. Realtà come Gavi Alliance hanno lavorato proprio per cancellare questo gap”.