La pandemia da SARS-CoV-2 ha stravolto il mondo e il nostro modo di vivere. La scuola, come altri settori, è provata da lunghi mesi di chiusure, che stanno avendo un profondo impatto sulla fascia più giovane della popolazione. La scuola in Italia, infatti, è sempre stata sacrificata fin dall’inizio della pandemia lo scorso febbraio e, nonostante ormai la scienza sostenga che le scuole sono luoghi sicuri, è cambiato poco o nulla dalla scorsa primavera. I giovani delle scuole superiori sono condannati alla didattica a distanza da tanti mesi ormai e gli effetti sono molteplici e tutti negativi.
Anche ora che il governo ha aperto al ritorno degli studenti più grandi sui banchi di scuola, le regioni si dividono e vanno in ordine sparso tra chiusure, rinvii e percentuali in presenza. La professoressa Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi, spiega sulle pagine del Sole 24 ore gli effetti che l’emergenza sanitaria avrà nei prossimi mesi/anni sugli apprendimenti degli studenti, e quindi sul loro futuro, sociale e lavorativo. Su questi temi, sono arrivati, infatti, i risultati dei primi studi internazionali sulle competenze degli alunni costretti al lockdown.
Un primo studio riguarda l’Olanda, dove le chiusure severe sono durate otto settimane e il sistema formativo ha potuto disporre di ottime strumentazioni e collegamenti per la didattica in remoto, cosa che avviene in Italia, dove le difficoltà sono molte. Prima e dopo il lockdown, “sono stati condotti test massivi sulla scuola primaria. Confrontando i risultati con quelli di test analoghi condotti in anni precedenti, i ricercatori hanno evidenziato che la differenza negli esiti indicava che il periodo della didattica a distanza corrispondeva a una vera e propria mancanza: in altri termini, durante quel periodo, gli studenti avevano imparato poco o nulla; e, come era lecito aspettarsi, le carenze maggiori si sono registrate in studenti dal background familiare più svantaggiato”, spiega Ajello.
La Francia già dalla scorsa estate ha messo in campo un sistema di attività compensative per provvedere al recupero delle competenze carenti che sono state accertate mediante specifiche prove con l’apertura delle scuole. Tutto questo invece non è avvenuto in Italia dopo i lunghi mesi di stop della scorsa primavera. Parigi ha scoperto che gli studenti francesi avevano accumulato lacune nelle materie tecnico-scientifiche, in parte anche in quelle letterarie. “Altri studi condotti negli USA hanno confermato il trend, evidenziando come le perdite di apprendimento maggiore riguardino la matematica rispetto alla comprensione della lettura. Questo perché, viene sostenuto, la matematica è insegnata a scuola sistematicamente e in genere i genitori sono meno “attrezzati” su questa disciplina, per cui la didattica a distanza da un lato, e la scarsa competenza di mamma e papà dall’altro, finiscono per avere un effetto cumulativo peggiorativo dell’apprendimento”, aggiunge Ajello.
“Gli studi americani rivelano un gap formativo stimato in un range dal 35 al 50% in matematica e nella propria lingua rispetto agli studenti degli anni prima allo stesso punto del programma, con variazioni in base al grado di scuola: peggio al primo ciclo, un po’ meglio alle superiori. In Olanda in otto settimane di lockdown si è perso circa il 20% del progresso previsto per l’anno scolastico. Se in Italia le cose fossero andate come in Olanda – e non è ragionevole pensare che siano andate meglio – la perdita di apprendimenti causata dalle 14 settimane di chiusura da marzo sarebbe probabilmente superiore al 30%. A cui andrebbe poi aggiunta quella degli ultimi mesi, in questo caso soprattutto alle superiori”, ha spiegato Andrea Gavosto, studioso di scuola, direttore della Fondazione Agnelli, che ha proposto di far proseguire le lezioni in Italia in estate, fino al 30 giugno e magari anche oltre.
“L’ampio ricorso alla Dad, oltre che sulle competenze, avrà effetti negativi sui comportamenti e l’emotività dei nostri giovani che stanno perdendo in relazioni e socialità – afferma Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il capitale umano -. Si tratta di un danno enorme anche per noi imprenditori visto che nel mondo del lavoro di oggi competenze trasversali e lavoro in team sono aspetti fondamentali. Mi auguro che si delinei rapidamente un piano, serio e strutturato, di recupero degli apprendimenti, utilizzando anche i mesi estivi. Già con una natalità ai minimi termini, se viene meno anche l’apporto di giovani preparati e attivi, il nostro Paese rischia una perdita di competitività nei prossimi anni, da cui sarà difficile riprendersi”.