I primi richiami risalgono all’incirca al mese di ottobre e da allora ne sono seguiti una lunga serie che si sta protraendo sino ad oggi. Parliamo di diverse centinaia di allerte alimentari. A creare il caos nei supermercati italiani sono stati i semi di sesamo, non solo quelli venduti tal quali (in questo caso l’allarme sarebbe stato circoscritto), ma anche quelli utilizzati per migliaia di prodotti, dal pane agli snack confezionati, dall’olio ai grissini.
Il sesamo utilizzato dall’industria italiana, e non solo, proviene per lo più dall’India, dove le normative in materia di pesticidi e trattamenti delle coltivazioni sono diverse da quelle europee. Ed è così che, da un’analisi approfondita, il sesamo è risultato contenere altissimi quantitativi di ossido di etilene, sostanza pericolosa per la salute. Parliamo di un numero non quantificabile di prodotti: nel momento in cui è scattato l’allarme non solo i supermercati erano già pieni da tempo dei semi in questione, posti ovviamente in vendita, ma anche l’industria ne aveva utilizzati un quantitativo spropositato per i più svariati prodotti.
L’allarme era partito inizialmente dal RASFF, il sistema di allerta rapido europeo per gli alimenti, e a ottobre la Commissione europea ha emanato il regolamento 1540/2020, e in seguito il Ministero della Salute italiano ha pubblicato sul proprio sito web, nella sezione apposita, tutti i richiami alimentari, pubblicati anche dalle singole catene di supermercati sulle proprie pagine web.
Per maggiori informazioni in merito ai prodotti ritirati è possibile cliccare sul seguente link: richiami alimentari.
Oppure è possibile consultare la sezione Sicurezza Alimentare sul sito del Ministero della Salute.
Ossido di etilene: infiammabile, tossico e cancerogeno
Nonostante il suo caratteristico odore, l’ossido di etilene può essere percepito dall’olfatto umano solo in concentrazioni molto elevate, alle quali può essere letale. Poiché l’ossido di etilene può infiammarsi anche a basse temperature, la radiazione termica nell’area circostante deve essere mantenuta al minimo.
Per proteggere la salute dei dipendenti, è fondamentale evitare che vengano esposti all’ossido di etilene durante lo svolgimento delle mansioni professionali. Ciò richiede un rigoroso monitoraggio dell’ambiente lavorativo.
Impiego nell’industria chimica
L’ossido di etilene è un prodotto intermedio nella produzione di prodotti chimici come il glicole etilenico o l’etanolammina. Viene utilizzato principalmente nella sintesi di altre sostanze chimiche. Grazie alle sue proprietà antibatteriche, antivirali e antimicotiche, viene utilizzato anche nella fumigazione, sterilizzazione e disinfezione di merci, silos e contenitori per il trasporto.
Secondo la direttiva UE 1272/2008/CE, l’ossido di etilene è un cancerogeno umano di categoria 1B, o un mutageno di categoria 1B. L’ossido di etilene viene assorbito principalmente attraverso le vie respiratorie e la pelle. L’esposizione a lungo termine al di sopra dei limiti definiti per il posto di lavoro provoca effetti cronici ed è la principale causa di leucemia di origine professionale. 3
L’irritazione e il congelamento localizzato a seguito di contatto cutaneo sono segni caratteristici di tossicità acuta. Concentrazioni molto elevate possono avere un effetto narcotico o letale per soffocamento.
(Fonte: www.draeger.com)